L’ovodonazione in Italia è permessa ed è regolata dalla Legge 40 che ne stabilisce i requisiti di accesso ed i limiti di età. Si tratta di una tecnica di PMA (Procreazione Medicalmente Assistita), definita eterologa. Consiste nell’impiego di ovociti provenienti da una donatrice esterna alla coppia ricevente, al fine della fecondazione con gli spermatozoi del partner maschile (o se necessario di un altro donatore). L’iter si conclude con lo sviluppo dell’embrione in provetta ed il suo trasferimento nell’utero della ricevente. Tale procedura si considera quando la donna che desidera diventare mamma non dispone di ovociti sufficienti o di buona qualità, oppure se è portatrice di malattie genetiche che possono essere trasmesse al bambino. Fino a qualche anno fa l’ovodonazione era vietata nel nostro Paese e questo costringeva numerose coppie ad estenuanti e dispendiosi viaggi della speranza, non sempre in strutture altamente qualificate. Oggi invece è ammessa, e può essere eseguita in centri per la fertilità sia pubblici che privati, ma permangono delle condizioni da rispettare. Ecco tutto quello che bisogna sapere per intraprendere questo percorso verso la genitorialità in modo consapevole.
Legge 40: cosa dice la normativa
In Italia la normativa sulla procreazione medicalmente assistita è stata introdotta con la Legge 19 febbraio 2004, n. 40. Questa poneva regole molto restrittive riguardo all’accesso a tali procedure e alle tecniche utilizzabili, con condizioni e divieti di rilievo, che costringevano molte coppie a viaggi della speranza all’estero. Ad esempio, non era permessa la fecondazione eterologa, ovvero il ricorso a gameti di donatori esterni, c’erano limiti sul numero di ovociti da inseminare e sugli embrioni da formare, nonché l’obbligo di impianto contemporaneo di tutti gli ottenuti e dunque l’impossibilità di crioconservazione di quelli “in eccedenza” ed i rischi correlati a parti plurigemellari. Nel corso del tempo, grazie a nuovi atti legislativi, ma soprattutto per via giurisprudenziale, molte di queste restrizioni sono cadute, anche per un migliore sviluppo delle tecnologie. Una svolta decisiva si è avuta con la sentenza n. 162 del 9 aprile 2014 della Corte di Cassazione, che ha dichiarato incostituzionale il divieto di fecondazione eterologa, aprendo a questa via. Oggi inoltre non sussiste più l’obbligo di impiantare tutti gli embrioni, che quindi possono essere crioconservati per un impiego futuro, evitando alle donne nuovi cicli di PMA in caso di insuccesso del precedente o nel desiderio di un altro figlio. Di particolare utilità anche la possibilità di indagini genetiche preimpianto, in casi specifici, inizialmente vietate. La perfezione non si è ancora raggiunta, alcune norme persistono come lacunose e soggette ad interpretazione, ma per le coppie italiane è più facile accedere a tali procedure.
Legge 40, focus sull’ovodonazione
In merito all’ovodonazione, per entrare nello specifico, i principi oggi riconosciuti e applicati nel nostro Paese sono i seguenti:
- Donazione volontaria, anonima e gratuita
- Limiti quantitativi e vincoli sul numero di nascite per donatrice: non possono determinarne più di 10
- Istituzione del Registro Nazionale PMA, presso l’Istituto Superiore della Sanità, con l’obiettivo di controllo e soprattutto quello di informazione sui centri autorizzati e le attività (anche con raccolta dei dati di successo)
- Compatibilità fenotipica e criteri di selezione: nella scelta della donatrice il centro può tenerne conto (colore occhi, capelli, altezza, gruppo sanguigno), ma non è lecito permettere preferenze che costituiscano una selezione eugenetica
- La donatrice deve essere sottoposta a rigorosi accertamenti, tra cui screening infettivologici (HIV, epatiti, sifilide ecc.), valutazioni genetiche (cariotipo, mutazioni genetiche), anamnesi familiare, valutazione psicologica e clinica generale
- Requisito della certificazione di infertilità irreversibile: in pratica il ricorso all’ovodonazione è autorizzato solo se la donna ricevente non può impiegare i propri ovociti
In conclusione, la legge italiana ha superato il divieto originario ma ha lasciato spazio a interpretazioni cliniche e regionali, applicando vincoli di prudenza al fine di salvaguardare la salute dei soggetti coinvolti, l’etica e la sostenibilità del sistema.
Ovodonazione: requisiti per le riceventi e le donatrici
Un particolare approfondimento al riguardo va fatto dunque sui requisiti che permettono l’accesso all’ovodonazione in Italia. Per ciò che riguarda le coppie richiedenti sono i seguenti:
- Diagnosi di infertilità irreversibile o sterilità: esaurimento della riserva ovarica, menopausa precoce, asportazione chirurgica delle ovaie, rischio genetico, fallimenti di precedenti procedure omologhe
- Le coppie devono essere eterosessuali, coniugate o conviventi: in sostanza in Italia l’accesso all’ovodonazione è ancora precluso a donne single o a coppie dello stesso sesso
- Entrambi i partner devono essere in vita e maggiorenni
- Età “potenzialmente fertile”: la legge italiana cita così questo limite; non fissa un’età massima prestabilita, ma stabilisce che la donna ricevente non sia troppo grande per affrontare una gravidanza senza rischi e abbia una ragionevole possibilità di successo; i termini sono diversi tra le varie Regioni del nostro Paese, laddove si ricorra all’ovodonazione tramite il Servizio Sanitario Privato, ovvero in centri per la fertilità pubblici; nei protocolli interni molte strutture considerano 50 anni come limite prudenziale, ma dipende sempre dal singolo caso
- La ricevente viene valutata per lo stato generale di salute, eventuali controindicazioni mediche al concepimento e alla gravidanza, esami ginecologici, screening genetico e consulenza psicologica.
Anche le donatrici di ovociti sono selezionate attraverso alcuni specifici requisiti, necessari a garantire la sicurezza della procedura e la qualità dei gameti:
- Età: generalmente compresa tra 20 e 35 anni, periodo in cui gli ovociti sono ancora di buona qualità
- Buono stato di salute fisica e psicologica, ovvero capacità di intendere e volere, assenza di gravi patologie croniche, anamnesi familiare non gravata da malattie genetiche note
- Screening infettivologici: per escludere malattie trasmissibili (HIV, epatiti B/C, sifilide, ecc.)
- Valutazioni genetiche: il cariotipo, mutazioni genetiche note, anamnesi genetica familiare e colloquio genetico (preferibilmente la donatrice deve conoscere i propri genitori biologici, per fornire una storia clinica di famiglia quanto più possibile dettagliata)
- Stile di vita sano: senza abuso di alcol, uso di sostanze stupefacenti, esposizione a radiazioni o sostanze tossiche professionali
- Anonimato e gratuità
Ovodonazione in Italia: a chi rivolgersi
Non tutti i centri per la fertilità italiani sono in grado di offrire l’ovodonazione alle proprie pazienti. È necessario rivolgersi a strutture con le dovute competenze e tecnologie, autorizzate e facilmente individuabili nel Registro Nazionale della Procreazione Medicalmente Assistita (gestito dall’ISS). Ciò garantisce il rispetto della legge e la sicurezza della procedura, come ad esempio in relazione alla collaborazione con criobanche nazionali o internazionali affidabili e conformi alle norme europee. Raprui è uno dei centri di questo tipo, con vasta esperienza e numeri di successo nell’eterologa, sia maschile che femminile. Qui tutti i contatti per un primo appuntamento.