Il trasferimento embrionale allo stadio di blastocisti costituisce un’utile strategia per massimizzare le opportunità di gravidanza nell’ambito di un tentativo di fecondazione assistita. La blastocisti è un embrione che ha continuato a svilupparsi in vitro fino a 5 – 6 giorni dopo il prelievo ovocitario. Il numero delle cellule che la costituiscono è talmente elevato da non essere quantificabile. Queste cellule si dispongono tipicamente a costituire una struttura periferica (trofoblasto + massa cellulare interna) dotata di una cavità centrale (blastocele).
Estensione della coltura embrionale allo stadio di blastocisti
La caratteristica di questo embrione è la sua spiccata predisposizione all’impianto che consente di aumentare sensibilmente la percentuale di gravidanza dopo il trasferimento, rispetto alle possibilità medie della coppia che si sottopone al trattamento PMA. Sfortunatamente non tutti gli embrioni riescono a raggiungere questo stadio di sviluppo (solo il 35% circa diventa blastocisti). Per tale motivo questa strategia può essere impiegata prevalentemente in casi in cui sia disponibile un numero accettabile di embrioni di ottima qualità al terzo giorno di sviluppo (minimo 4), per tentare di ottenere almeno una blastocisti. Si tratta di una interessante alternativa “terapeutica” per coppie con precedenti fallimenti PMA e per tutte quelle situazioni in cui si mira a verificare la qualità embrionale, per procedere alla eventuale crioconservazione di un numero estremamente limitato di embrioni con ottime prospettive d’impianto.
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