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Congelare gli ovuli a 45 anni, ha senso? E se sì in quali casi? Negli ultimi anni, la crioconservazione degli ovociti, nota anche come vitrificazione, ha permesso a molte donne di preservare la propria fertilità nel tempo, per rimandare la maternità ad un futuro non ben definito. I motivi che spingono verso questa opzione sono numerosi, spesso legati a problemi di salute o a fattori personali, come la carriera, la stabilità economica o la mancanza al momento di un compagno con cui concepire un figlio. È una buona opportunità che la scienza offre! Tuttavia, l’età biologica della donna e dunque la qualità dei suoi ovuli al momento del prelievo, non può essere trascurata in tale scelta. 45 anni rappresentano una maturità molto elevata in termini riproduttivi e quindi è necessario valutare con attenzione ed in modo realistico la situazione: come saranno gli ovuli, quale probabilità di successo di una fecondazione assistita, quali i limiti, i rischi e le alternative? A chi rivolgersi? Ecco tutto quello che occorre sapere per rispondere a tale dubbio.

Congelare ovuli a 45 anni ha senso?

Riserva ovarica e qualità, come cambia con il passare degli anni

Congelare gli ovuli a 45 anni, ha senso? Per rispondere a tale domanda occorre tenere presente alcuni aspetti essenziali del sistema riproduttivo femminile: ogni donna nasce con un numero predeterminato di follicoli che mensilmente, dopo il primo menarca, andranno via via diminuendo, senza rinnovarsi. Con il passare degli anni, quindi gli ovuli a disposizione saranno sempre meno e quindi il loro congelamento preventivo potrebbe essere utile. Statisticamente si suggerisce che già a 30 anni solo il 12% dei follicoli originari sia ancora presente, e entro i 40 anni una piccola frazione residua rimane attiva. Tuttavia, non è solo questo il problema: diminuisce anche la loro qualità, invecchiano, come il resto dell’organismo. In pratica perdono la loro integrità cromosomica, la capacità di maturare adeguatamente, di essere fecondati e di sviluppare un embrione sano che si possa impiantare: dopo i 45 anni si può andare incontro a fenomeni di aneuploidia (anomalie cromosomiche), che aumentano il rischio che gli ovociti, anche se sopravvivono alla crioconservazione, non siano in grado di sviluppare embrioni vitali. Per tale motivo, tale opzione è raramente consigliata: ha prospettive molto ridotte rispetto alla vitrificazione ovocitaria in epoche più giovanili. Rimane il fatto che ogni donna è diversa ed i singoli casi vanno valutati con uno specialista in fertilità. L’importante è avere consapevolezza di questi aspetti.

Probabilità di successo della fecondazione assistita in età avanzata

Per comprendere meglio può essere utile conoscere le statistiche medie di successo nei trattamenti di fecondazione assistita (FIVET/ICSI) suddivise in base all’età della donna.

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  • Sotto i 35 anni, i tassi di nascita per ciclo con i propri ovociti si attestano tra il 30‑40 % o più, in base ad altre variabili cliniche.
  • Fra i 35 e i 39 anni, i tassi scendono, spesso fra il 20 % e il 30 %.
  • Dopo i 40 anni, le percentuali scendono ulteriormente e oltre i 45 raggiungono un 2% per ciclo.

Ciò significa che a questa età se si congelano gli ovuli per utilizzarli in seguito, le probabilità di successo non saranno pari a zero, ma permarranno molto basse, senza considerare che molti cicli di fecondazione assistita potrebbero non produrre embrioni vitali. Non solo: anche l’organismo della donna, con l’utero, la vascolarizzazione, la risposta endocrina e dunque la capacità di sostenere un impianto e una gravidanza sana può risultare compromessa in età avanzata. In sintesi: i dati scientifici dimostrano che sono rari i casi di successo, ma si tratta di statistiche e dunque è sempre importante fare un’attenta valutazione individuale con l’ausilio di uno specialista in medicina riproduttiva.

Congelare ovuli a 45 anni: le difficoltà e i limiti

Riassumendo, le principali ragioni per cui congelare gli ovuli a 45 può essere problematico se non destinato ad un più probabile insuccesso, sono le seguenti:

  • Bassa quantità di ovociti maturi da crioconservare: anche con stimolazioni ovariche è probabile che ne vengano recuperati pochi e sani.
  • Qualità cromosomica compromessa: sono più numerosi quelli con anomalie, il che riduce la probabilità di ottenere embrioni geneticamente sani, e anche se vitali e trasferiti in utero, il rischio di aborto spontaneo è maggiore.
  • Stress della crioconservazione: è una procedura sicura, come quella dello scongelamento; tuttavia, ovociti fragili come quelli prelevati a 45 anni, possono avere una minore tolleranza e perdere di vitalità.
  • Deterioramento dell’“ambiente materno”: il sistema riproduttivo materno è invecchiato e quindi si può andare incontro a mancato impianto o sviluppo dell’embrione.

Non vanno poi dimenticati i rischi legati ad una gravidanza in età avanzata. Crioconservare gli ovociti a 45 anni significa posticipare la gestazione ulteriormente in avanti, con un aumento del rischio delle complicanze ostetriche come l’ipertensione o il diabete gestazionale, il parto pretermine, anomalie della placenta, il ricorso al parto cesareo. Un percorso di fecondazione assistita, che inizia con una stimolazione ovarica può essere impegnativo emotivamente oltre che economicamente e spesso a questa età possono essere necessari più cicli. Dunque, prima di affrontarlo è importante sapere a cosa si va incontro, alla possibilità di insuccesso: le aspettative devono essere realistiche, o si rischia di far passare troppo tempo, che faccia perdere anche l’opzione che può essere ad esempio l’ovodonazione, con ovociti prelevati da donne più giovani.

In quali casi può avere senso congelare gli ovuli a 45 anni?

Da ciò fin detto, congelare gli ovuli a 45 anni non è una strategia altamente affidabile. Tuttavia, bisogna sempre valutare il singolo caso, poiché ogni donna è differente. Può ad esempio essere preso in considerazione laddove sussistano le seguenti condizioni:

  • Se sono presenti parametri ovarici migliori della media per età (es. AMH sorprendentemente elevato, numero follicolare antrale buono)
  • Se è disponibile uno screening genetico avanzato (PGT) per selezionare embrioni cromosomicamente normali
  • Se non si desidera ricorrere subito ad ovodonazione, ma si vuole tentare con i propri ovociti
  • Se si posseggono tempo e risorse per tentativi multipli (ammesso che il “tempo” residuo non sia sprecato)

Soprattutto però questa opzione è consigliabile solo laddove la donna sia ben consapevole dei bassi tassi di riuscita e dei rischi associati. Una corretta informazione, una valutazione specialistica e una strategia personalizzata sono essenziali. Presso il centro per la fertilità Raprui è possibile ottenere tutto questo, a qualunque età. Qui tutti i contatti per una prima visita.

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