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Gli estrogeni sono un gruppo di ormoni steroidei particolarmente preziosi nella donna. Ne regolano infatti il ciclo mestruale, la fertilità, la densità ossea, la salute del cuore, il metabolismo, lo stato di pelle e capelli e anche l’umore. Siamo abituati a pensarli in relazione alla menopausa, quando i valori sono bassi, tendenti allo zero, e possono influenzare negativamente tutti questi aspetti. Ma cosa accade quando invece sono alti? Che significa per la fertilità? Come si fa la diagnosi? Quali le cause? Di seguito una guida completa su questo argomento, dedicata a tutte le donne, ma in particolare a coloro che desiderano avere un bambino.

Estrogeni alti: cosa sono, come funzionano e cosa significano per la donna

Cosa sono gli estrogeni e cosa significano per la donna

Quando si parla di estrogeni si fa riferimento ad un gruppo di ormoni steroidei, prodotti per lo più dalle ovaie ed in misura minore dal tessuto adiposo e dalle ghiandole surrenali. Il più attivo o importante tra tali ormoni è l’estradiolo. Durante il ciclo mestruale, l’estradiolo accelera la maturazione dell’endometrio e stimola il picco di LH che conduce all’ovulazione. Favorisce l’accumulo localizzato di grasso in sedi “femminili” (seni, fianchi, glutei), protegge le ossa e mantiene elasticità dei tessuti connettivi. Influisce inoltre su serotonina e dopamina, modulando l’umore, la memoria e la gestione dello stress. È chiaro, dunque, quanto siano importanti per la salute della donna, generale e riproduttiva. Quando sono in equilibrio favoriscono l’ovulazione, preparano l’endometrio all’impianto e supportano una gravidanza. Se i livelli sono troppo bassi o troppo alti, questo delicato meccanismo può incepparsi.

Estrogeni, come, quando e perché studiarne i valori

Il dosaggio degli estrogeni avviene tramite un semplice prelievo di sangue, spesso durante la fase follicolare precoce del ciclo (giorni 2‑3) per misurare estradiolo, estrone e, in alcuni casi, estriolo. È un test prezioso per valutare la riserva ovarica, analizzare i cicli irregolari, indagare cause di infertilità, sospette patologie ormonali, effetti di terapie con estrogeni o HRT. I livelli variano durante il ciclo, l’età e lo stato riproduttivo. In fase follicolare, l’estradiolo (E2) ad esempio oscilla normalmente tra circa 20‑150 pg/mL, salendo fino a 200‑400 pg/mL intorno all’ovulazione. In gravidanza e in menopausa i valori cambiano notevolmente (in menopausa l’estradiolo cala). Questi valori sono indicativi: ogni laboratorio ha i propri range; perciò, è fondamentale interpretare i risultati con il medico. Quando si cerca di avere una gravidanza, quindi e nello specifico, valutare i livelli di estrogeni è particolarmente importante poiché tali valori indicano:

  • la maturazione dei follicoli ovarici (che contengono gli ovuli),
  • la crescita dell’endometrio, cioè il rivestimento dell’utero che accoglierà l’embrione,
  • il picco di LH che innesca l’ovulazione.

Senza livelli adeguati di estrogeni, non può esserci ovulazione efficace, né un ambiente uterino favorevole all’impianto dell’ovulo fecondato. Ciò capita quando sono bassi (come in fase di premenopausa ad esempio), paradossalmente, la fertilità può ridursi anche quando sono troppo alti. Il corpo può percepire uno squilibrio e bloccare o alterare le fasi del ciclo. Va sottolineato: il dosaggio degli estrogeni fa parte di un profilo ormonale più ampio richiesto durante un percorso di diagnosi della fertilità. In genere si esegue un prelievo tra il 2° e il 5° giorno del ciclo mestruale, per misurare i livelli di:

  • Estradiolo (E2)
  • FSH (ormone follicolo-stimolante)
  • LH (ormone luteinizzante)
  • Progesterone, nella seconda fase del ciclo
  • Questi esami aiutano a valutare la riserva ovarica e l’equilibrio tra ormoni.
  • Estrogeni, valori normali e cosa significano se sono alti

Nella fase follicolare precoce, l’estradiolo dovrebbe restare tra 20 e 80–100 pg/mL. Valori più alti in questo momento possono indicare:

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  • Follicoli prematuramente attivi, che potrebbero esaurire la riserva ovarica più in fretta
  • Cisti ovariche estrogeno-secernenti
  • Eccesso relativo di estrogeni rispetto al progesterone

Un valore elevato di E2 può mascherare anche un valore di FSH basso, dando l’illusione che la riserva ovarica sia buona, mentre in realtà può essere già compromessa. Per questo, è fondamentale che il dosaggio venga interpretato da uno specialista della fertilità.

Estrogeni alti: cause, sintomi e implicazioni per la fertilità

Quando gli estrogeni sono alti si parla di iperestrogenismo. Tra le sue principali cause troviamo:

  • Sindrome dell’ovaio policistico (PCOS).
  • Endometriosi.
  • Cisti ovariche funzionali o tumori benigni.
  • Obesità (il tessuto adiposo converte gli androgeni in estrogeni).
  • Stress cronico (abbassa il progesterone e altera il rapporto estrogeno/progesterone).
  • Farmaci ormonali.
  • Esposizione a particolari sostanze chimiche.

Le donne con estrogeni alti possono non avere sintomi evidenti, ma tra comunemente in esse si riscontrano cicli irregolari o abbondanti, mastodinia (dolore al seno), gonfiore addominale e ritenzione idrica, umore instabile, irritabilità, difficoltà a perdere peso, riduzione della libido, infertilità o comunque difficoltà a concepire nonostante rapporti mirati. Il più delle volte si tratta però di una condizione silente, asintomatica, scoperta casualmente proprio durante le indagini per la fertilità. Come influiscono in pratica su questa? Possono provocare:

  • Anovulazione (mancato rilascio dell’ovocita, anche in presenza di cicli regolari)
  • Luteinizzazione precoce, che può rendere il gamete meno maturo e poco fecondabile
  • Endometrio non pronto
  • Squilibrio col progesterone, essenziale per il mantenimento dell’embrione

Questi fattori riducono le possibilità di impianto e di gravidanza naturale o assistita.

Cosa fare se si hanno estrogeni alti e si cerca una gravidanza

Una volta diagnosticato il problema, è necessario affidarsi ad un centro per la fertilità qualificato, come Raprui, per eseguire un check-up ormonale completo, ecografie pelviche e monitoraggio del ciclo. Qui lo squilibrio ormonale può essere inserito in un quadro clinico più ampio, considerando età, riserva ovarica, regolarità del ciclo e stato dell’utero. Il trattamento deve essere personalizzato, ovvero dipenderà dalla causa sottostante. A seconda dei casi sarà possibile intervenire con le seguenti opzioni terapeutiche:

  • Stimolazione ovarica controllata
  • Somministrazione di progesterone o anti-estrogeni
  • Dieta e stile di vita adeguati, per ridurre peso corporeo, eliminare alcol, cibi processati e l’utilizzo di sostanze chimiche

Se il concepimento naturale è compromesso, è possibile comunque ricorrere a tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA) come l’Inseminazione Intrauterina (IUI) o la FIVET. Anche in questi casi, però il controllo degli estrogeni è essenziale poiché valori troppo alti possono compromettere l’endometrio o anticipare l’ovulazione. Per prenotare un appuntamento per una prima visita, cliccare qui!

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