L’endometriosi è una patologia subdola, che può interferire anche con la fertilità femminile. Non sempre è grave, ma può essere comunque invalidante: gli esperti la suddividono in 4 diversi stadi per una diagnosi accurata e specifica, necessaria ad indirizzare verso una terapia mirata. Ecco cosa occorre sapere al riguardo.
Cos’è l’endometriosi?
Con questo termine medico si indica la presenza di tessuto endometriale al di fuori del suo luogo abituale, ovvero la cavità uterina. In pratica le cellule endometriali possono migrare e svilupparsi anche in altri organi solitamente vicine e dunque all’interno del bacino, come le ovaie, la vescica e l’intestino. Nella normale fisiologia, le cellule endometriali servono a creare il tessuto idoneo, all’interno della parete dell’utero, all’attecchimento dell’embrione dopo il concepimento. Queste sono stimolate nella crescita (in dimensione e numeri) dagli ormoni prodotti in fase mestruale. In caso di mancata gravidanza vengono espulse con il flusso mensile. Ciò accade anche quando sono fuori dall’utero, dove però si addensano creando lesioni endometriosiche (cisti, tessuto cicatriziale, aderenze) in quanto la loro fuoriuscita dall’organismo con le mestruazioni non è possibile. Ciò può comportare alla lunga sintomi spiacevoli e complesse conseguenze.
Endometriosi, i sintomi
I sintomi più comuni dell’endometriosi sono i seguenti:
- Dolore (pelvico, addominale e lombare), legato al ciclo mestruale. Può essere presente anche durante un rapporto sessuale, durante la minzione o in caso di movimenti intestinali: dipende dallo sviluppo della malattia.
- Sanguinamento irregolare (tra un ciclo e l’altro)
- Difficoltà nel concepimento: l’infertilità riguarda il 30% circa delle donne affette da endometriosi
Tra gli altri campanelli d’allarme meno specifici ci sono:
- Gonfiore pelvico-addominale
- Diarrea/costipazione
- Aumento della frequenza urinaria
- Senso di affaticamento costante.
Poiché questi disturbi possono avere numerose altre cause, è sempre importante rivolgersi ad uno specialista, onde escludere o individuare precocemente l’endometriosi. La diagnosi viene solitamente fatta attraverso una laparoscopia con prelievo di tessuto e successiva biopsia. L’ecografia, così come la risonanza magnetica sono indagini non invasive, ma non derimenti di una diagnosi specifica in quanto evidenziano solo alcune lesioni, in genere macroscopiche.
Stadi endometriosi
Non tutti i casi di endometriosi sono gravi, invalidanti o che provocano danni. Pertanto, non sempre è necessario un trattamento terapeutico. Come decidere dunque? Gli esperti per avere delle linee guida hanno messo a punto dei sistemi di classificazione. I più utilizzati sono quelli dell’American Society for Reproductive Medicine (ASRM) e dell’Endometriosis Foundation of America (Endofound.org). Nel dettaglio:
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Stadi endometriosi, classificazione ASRM
Si basa sul numero delle lesioni e sul grado di infiltrazione, visibili durante la laparoscopia. E’ caratterizzata da un sistema di punti atti a quantificare le lesioni endometriosiche:
- Stadio 1: malattia minima (punti 1-5). Lesioni piccole, di numero limitato e scarsamente infiltranti
- Stadio 2: lieve (punti 6-15). Più lesioni e maggiore infiltrazione rispetto allo stadio 1, ma sempre in modo limitato
- Stadio 3: moderata (punti 16-40). La situazione si fa più complessa. Il numero degli impianti è più consistente, così come il grado di profondità, ma in questo stadio è possibile trovare anche cisti endometriali (solitamente sulle ovaie, con problematiche conseguenti) e aderenze (particolarmente dolorose).
- Stadio 4 (40 o più punti): grave. Numerose lesioni con aderenze e cisti anche in profondità.
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Stadi endometriosi, classificazione Endometriosis Foundation of America
Si basa sulla posizione anatomica dell’endometriosi oltre che sul suo livello di infiltrazione. .
- Stadio o categoria I: endometriosi peritoneale, è la forma più lieve in cui le cellule endometriali sono limitate ad peritoneo (membrana che riveste l’addome)
- Stadio o categoria II: endometriomi ovarici (cisti di cioccolato). La malattia è arrivata all’interno delle ovaie.
- Stadio o categoria III: endometriosi infiltrante profonda I. E’ una forma avanzata della malattia, profondamente infiltrata negli organi della cavità pelvica (ovaie, utero, retto): ne può alterare l’anatomia e la funzionalità.
- Stadio o categoria IV: Endometriosi infiltrante profonda II. E’ il grado più severo e diffuso della patologia che raggiunge anche l’addome coinvolgendo intestino, appendice, diaframma e addirittura cuore e polmoni.
Il trattamento viene stabilito dallo specialista in base alla gravità della malattia e della sintomatologia, così come percepita dalla paziente. Può essere chirurgico o farmacologico (in genere con contraccettivi ormonali e farmaci che bloccano la funzione ovarica, onde evitare il proliferare delle cellule endometriosiche) a seconda dei casi. In caso di difficoltà nel concepimento legata ad endometriosi è utile rivolgersi ad un centro qualificato.