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Ovaio policistico, insulino-resistenza e un percorso PMA personalizzato

Come coppia abbiamo cominciato a cercare una gravidanza da molto giovani, a 27 anni. Nonostante la giovane età i tempi si allungavano parecchio. Dopo un annetto abbiamo deciso di fare qualcosa e ci siamo rivolti a un ginecologo che come primo step mi ha dato degli integratori. Ma non ho riscontrato effetti su di me. Abbiamo cercato un professionista esperto di infertilità e trovato un dottore privato.

Abbiamo provato prima con dei rapporti mirati, poi con due inseminazioni intrauterine. Mi sembrava sempre molto distratto, mi sentivo sempre che dovevo fare ricerche su internet e la cosa mi agitava, mi rendeva nervosa e insicura anche su di lui. Le persone che avevo vicino mi dicevano: “ci pensi troppo, devi distrarti, non rimani incinta per questo“. Faceva male, oltre a non essere vero.

Infatti dopo altre analisi uscirono fuori altre difficoltà: ovaio policistico e insulino-resistenza. Volevo affiancare anche un percorso alimentare, avevo letto che anche una giusta alimentazione poteva contribuire ai risultati, ma lo “specialista” a cui mi ero rivolta diceva che non c’entrava niente. A questo punto decidiamo di interrompere ogni cosa con lui, ma anche di concentrarci su altro. Mi ero lasciata convincere dalle parole degli altri, ovvero che ci pensavo troppo.

Ci siamo sposati, fino a quel momento eravamo concentratissimi sull’organizzazione ma il giorno del matrimonio i pensieri tornarono su questa mancata gravidanza: “cavolo, ho provato a svagarmi mentalmente, a provarci senza troppe aspettative, sicuramente c’è qualcosa e sarà un problema che ho io”.

Dopo il matrimonio non ho più voluto aspettare e siamo andati in un ospedale a Roma, l’unico senza liste che mi avrebbe subito accettata. Qui facciamo la prima vera PMA, una FIVET per l’esattezza. Punture per la stimolazione, pickup di sette ovociti e transfer a fresco con due embrioni di primo livello classe A. Poco dopo arrivò il ciclo.

Un’amica che aveva fatto con successo questo percorso mi consigliò di andare dalla Dott.ssa Monica Antinori. Dopo aver parlato con lei dissi a mio marito: “questo è il percorso giusto“. Già in fase di consulto suggerì di fare le prime analisi per confermare l’insulino- resistenza e di affiancarmi un nutrizionista per poter iniziare il percorso quanto prima anche per gestire l’ovaio policistico.

Seguì una dieta molto precisa data proprio dal nutrizionista del centro. La Dottoressa Monica Antinori cercava di capire qual fossero tutti i problemi, ci hanno seguiti passo passo, anche le ostetriche in clinica chiamavano per avere aggiornamenti su come stavo. Non sono mai stata sola, qualsiasi problema avessi. Durante la stimolazione ormonale in tutto il Lazio finirono le medicine e le iniezioni, non c’era modo di trovarle. Me le hanno date loro, gratuitamente, per finire tutto il ciclo di punture.

Come tecnica la dottoressa suggerì una ICSI. A fine febbraio era in programma il transfer. Ero felicissima, tant’è che la dottoressa mi disse: “sei l’unica paziente super sorridente, in questi momenti di solito sono c’è preoccupazione, attesa, molte piangono per tutte le emozioni che provano”.

Al pickup prelevarono 24 ovociti e chiesi alla di trasferire due embrioni. La Dottoressa voleva evitare il rischio gemellare perché sono molto piccola fisicamente, ma dalla mia parte avevo comunque il vantaggio della giovane età (29 anni). A differenza degli altri percorsi ho visto una professionista veramente felice e interessata a supportarci emotivamente nelle varie scelte di questo percorso.

Nei giorni seguenti ho iniziato ad avere delle perdite di sangue molto forti, tanto da dover correre in ospedale. Si vedevano due camere gestazionali ma erano vuote. Dopo un mese ho avuto altre perdite, pensavo fosse il ciclo, ma in ospedale arrivò la conferma che si vedevano gli embrioni. La notizia ci ha sorpreso tantissimo perché non ci credevamo più dopo le perdite. Una gioia che valeva doppio!!

 

 

Foto di repertorio