Ho conosciuto Raprui nel luglio del 2013. Venivo da una serie di stimolazioni non riuscite e da quattro ICSI andate tutte male.
Un medico, non so se definirlo tale, mi aveva detto che se volevo dei figli l’unica possibilità era l’ovodonazione. Mi sono rivolta a lui quando ancora non ero sposata, mi ha fatto fare delle cure pesantissime, punture e tutto, per farmi arrivare la mestruazione solo perché avevo l’ovaio micropolicistico e un ciclo non ovulatorio.
Poi sono stata in Svizzera, dove ho fatto l’ICSI e due transfer a distanza di qualche mese, ma non è andata. Allora ho deciso di cambiare, soprattutto perché era troppo complicato fare le cure in Svizzera, ho cercato un’altra clinica vicino casa (che poi vicino non era perché dovevo andare fino in Sicilia ogni 2/3 giorni) ma anche lì, nonostante il prelievo ovocitario andasse bene, la coltura non andava oltre le 4 cellule. Anche lì ho fatto due volte il prelievo, due volte l’impianto e per due volte non è andata bene.
A quel punto ho detto: basta, non faccio più niente, non ne voglio più sapere. Ero demoralizzata al massimo.
Poi, viste le insistenze di mio suocero sono venuta a Raprui, dove lavora una nostra parente. Io non sapevo che lavorasse per la Dott.ssa Antinori e il Prof. Cerusico, ma dopo tutte le insistenze ho deciso di provare e qualche giorno dopo l’ultimo test di gravidanza andato male sono salita a Roma.
Già quando sono entrata, a pelle, il clima e l’ambiente mi sono molto piaciuti, in altre cliniche non è così, sono molto distaccati, lì c’era proprio un’aria calda da subito.
Ho fatto la visita con il Prof. Cerusico e la prima cosa che mi ha detto è stata «qui tu diventi mamma», questa è stata la sua prima parola. Io ho detto «speriamo», ma non ero molto convinta.
Ha voluto vedere tutte le mie carte, quando gli ho detto che secondo un medico l’unica soluzione era l’ovodonazione si è messo le mani nei capelli. Mi ha fatto fare un’isteroscopia – non l’avevo mai fatta, nonostante mi avessero sottoposto a tutti gli esami del mondo – con la Dottoressa Antinori, che è stata talmente brava che non c’è stato bisogno nemmeno dell’anestesia per sopportare il dolore.
Mi hanno detto che il mio utero era a posto e che, anche se i miei esami del sangue e della tiroide erano un po’ sballati, con qualche pillola poteva essere tenuto tutto sotto controllo.
A ottobre ho iniziato la prima stimolazione, ma quando ho fatto il primo prelievo ovocitario, è arrivato un altro colpo di grazia: tutte le 20 uova prelevate erano vuote. Mentre me lo diceva il Professore aveva il nodo alla gola. La Dottoressa non capiva perché, mi ha detto che le era successo solo una o due volte nella sua carriera. Forse il farmaco era conservato male, ho pensato anche di aver sbagliato io… non siamo mai riusciti a trovare una spiegazione plausibile.
Io ero demoralizzata, ma il Professore mi ha detto di riprovare e quindi ho iniziato di nuovo la cura, l’avanti e indietro da Reggio a Roma, lo stress. A gennaio ho rifatto il prelievo e finalmente è bene. Pensavo di fare l’impianto dopo pochi giorni, ma il Professore mi ha detto di no: il mio organismo non sarebbe stato pronto dopo le cure, doveva essere messo a riposo, anche perché con tutte quelle cure ho rischiato di andare in iperstimolazione. Nelle altre cliniche, invece, mi avevano fatto fare il transfer dopo pochi giorni.
Il primo trasferimento è andato bene, ho fatto il test ed era positivo ma il valore era molto basso e cresceva poco. Dopo una settimana, il valore è sceso nettamente: la gravidanza era iniziata ma si era interrotta. Non sapevo più a che santo votarmi, psicologicamente è stato difficilissimo. Il Professore mi ha detto di riprovare subito, io non volevo, non me la sentivo, pensavo che fosse troppo presto, ma lui ha usato il “pugno duro” e mi ha detto: «mi devi ascoltare».
Dopo 20 giorni, il 7 aprile 2014, ho fatto il nuovo trasferimento. Quando ho fatto le beta, con qualche giorno di anticipo, erano a palla, ero bella incinta! Poco prima della prima ecografia, ho avuto delle perdite. Panico. Ho chiamato il Professore mi ha risposto al primo squillo dicendomi di stare a riposo senza muovermi. Il giorno dell’ecografia, ero sicura di non sentire il battito, mi sono messa sul lettino con la faccia imbronciata, invece lui mi ha detto «che bel cavallino che abbiamo!».
Non ho avuto una gravidanza semplice, ho avuto un distacco coriale abbastanza importante e ho fatto i primi mesi a riposo. Purtroppo non ho potuto farmi seguire per tutta la gravidanza da loro, non me la sono sentita di fare su e giù da Reggio per tutti i 9 mesi. Alla fine, però, il 29 dicembre è nata Carol. Ed è stata solo la prima!
Dopo 18 mesi, sempre ad aprile, abbiamo fatto il secondo trasferimento ed è andato bene! Inizialmente erano due, ma il secondo si è fermato a 10 settimane, e il 6 gennaio 2017 è nata Martina. Abbiamo avuto il nostro lieto fine, anche se abbiamo ancora un embrione crioconservato, che tra qualche anno vorremmo trasferire. Ancora no, perché ho due pesti a casa 🙂
Ne ho passate tante, non è stato facile, per questo cerco di essere d’aiuto a chi è nella mia situazione raccontando la mia storia. Non abbattetevi mai, il Signore vi dà la forza e se trovate persone competenti sarà più facile. La famiglia, gli amici devono supportarti, è difficile ma alla fine ne è valsa la pena.
So cosa si prova, io sono infermiera, per un periodo ho lavorato in ginecologia ed è stata durissima. C’erano donne con la pancia, donne che affrontavano i problemi della maternità – il bambino che non si attacca al seno, che piange – e io pensavo «ma magari potessi avere io questo problema!». Non sono più riuscita a lavorare lì e mi sono fatta spostare di reparto, ma allo stesso tempo uscivo a fare la spesa e vedevo donne incinte, incontravo persone che mi chiedevano «ma aspetti? ma bimbi ne vuoi?». Ti crolla il mondo addosso.
Ora però ce l’ho fatta, ho le mie due belle pupe, monellissime 🙂 È andata bene. Tutti quegli anni bui poi te li dimentichi, appena ho preso la bambina in braccio tutto il trascorso l’ho resettato. Ne è valsa la pena.
A chi ha paura di non poter avere figli o prova e non riesce a concepire io consiglio di rivolgersi a centri competenti. Alcune amiche mi dicono «no, ma mi faccio seguire dalla mia dottoressa», ma il ginecologo normale non basta. Nel mio caso sono stati sufficienti dei piccoli accorgimenti e la cosa è andata, ma bisogna rivolgersi a chi è specializzato nella procreazione assistita, è tutta un’altra cosa.
Un altro consiglio che voglio dare è di parlarne, di non fare l’errore che ho fatto io. Io non ne parlavo con nessuno, neanche con le mie amiche, inventavo scuse con le persone che mi conoscevano quando andavo a fare le cure. Alla fine mi sono resa conto che parlarne mi serviva per stare meglio, prima mi tenevo tutto dentro invece poi ho detto «no, lo devo dire anche agli altri». Parlarne aiuta tanto, davvero.
Non abbattetevi, mai, c’è qualcuno lassù che ha fatto un disegno per noi, se siamo destinate a diventare mamme lo saremo.
*n.b. immagine di repertorio