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Le abbiamo provate tutte, poi da RAPRUI è arrivato il nostro bambino

Con RAPRUI io e mio marito abbiamo coronato il nostro sogno di genitori, ma il percorso per arrivarci è stato lungo e complesso. Siamo la classica coppia che le ha “provate di tutte”. La nostra storia inizia nel 2009 quando ci siamo sposati a 40 anni. Data l’età abbiamo fatto subito dei controlli per valutare la possibilità di avere un bambino in modo naturale. Lo spermiogramma aveva evidenziato pochi spermatozoi scarsamente mobili e quindi la necessità di ricorrere ad un percorso di fecondazione assistita.

I TENTATIVI PRECEDENTI

A 41 anni ci sottoponiamo al primo ciclo di fivet omologa in una struttura pubblica di rilievo nazionale. Due ovuli fecondati, due transfer, nessuna gravidanza. Ritentiamo con un nuovo ciclo in un altro ospedale, ritenuto l’eccellenza per la fertilità nella regione dove vivo, anche in questo caso è andata male. Nel frattempo, mio marito inizia una terapia con un andrologo, noto professore, convinto di risolvere la questione senza fecondazione, ma con integratori. Io mi rivolgo a un nuovo ginecologo.

Proviamo varie terapie, anche con uno specialista in omeopatia, con l’unico risultato di perdere 2-3 anni preziosi. Avevo 44 anni circa ed era evidente che anche io avevo qualche problema. Iniziamo un nuovo percorso: integratori per lui, farmaci ormonali per me, monitoraggio ovulazione e rapporti mirati. Un altro anno perso. Mi convinco che l’unica soluzione è l’eterologa, ma la normativa che la permette in Italia ancora non è passata o comunque le cose non sono abbastanza chiare e mancavano donatrici per cui decidiamo di andare in un centro spagnolo.

Un’esperienza da subito negativa: siamo andati in agosto, la dottoressa che ci ha fatto la prima visita a Barcellona e poi delle ecografie era l’unica che parlava italiano. Qui abbiamo dovuto sottoporci nuovamente all’iter del caso e poi siamo ritornati a ottobre per il primo transfer. Lo specialista senza dire una parola è arrivato, intervenuto e andato via. Una sensazione bruttissima. Di fatto mi avevano impiantato una morula di scarsa qualità, come ho appreso successivamente, e l’esito è stato ovviamente negativo. Lo stesso nei successivi due transfer. Da non trascurare poi l’aspetto emotivo, di non trovarsi in un ambiente accogliente, lontano da casa, in uno stato di ansia e fragilità, senza nessuno che parli la tua lingua e ti rassicuri o spieghi cosa non va.

IL PERCORSO DA RAPRUI

Ormai 50enni eravamo pronti a mollare quando una collega mi suggerisce di andare da RAPRUI: lì aveva avuto due gemelli. I primi tentativi con ovodonazione e gameti di mio marito non sono andati. Alla mia età non è mai facile ottenere una gravidanza, ne ero consapevole e quindi occorreva lavorare su più fronti. Con la Dott.ssa Antinori e il resto del suo team mi sentivo nelle mani giuste, ero certa che stavano facendo il massimo per me, e alla fine ecco come ci siamo riusciti.

L’ultima opzione fu con un ciclo di blastocisti garantita – fecondata nella criobanca e poi transfer qui a Roma da RAPRUI. Proseguivo con le terapie per preparare al meglio il mio endometrio. Tra queste anche una dieta chetogenica, suggerita dal Dottor Cerusico e improntata da un nutrizionista: mi hanno spiegato che, anche se non ero in sovrappeso, con una dieta potevo evitare di infiammare l’endometrio e rendere l’ambiente più idoneo all’impianto dell’embrione. Sarà stata la qualità della blastocisti, la dieta o l’insieme delle due, ma è andata bene. A 54 anni sono rimasta incinta e ho avuto il mio bambino.

Molti mi chiedono perché ho insistito con la fecondazione, con RAPRUI e la dottoressa. La risposta è semplice: proprio avendo vissuto varie situazioni in altri contesti, da subito mi è stata evidente la professionalità, ma anche e soprattutto l’umanità, di tutti. A partire da Maria che risponde al telefono, che ti fa sentire come se fossi un’amica, al dottor Luca Muscatello, sempre preciso e disponibile. Senza contare la Dottoressa Monica Antinori e la sua professionalità che non ha eguali.

 

Foto di repertorio