Ho conosciuto la clinica Raprui tramite il mio ginecologo. Seguendo il suo consiglio ho crioconservato i miei ovuli effettuando il pick-up all’età di 40 anni. Dopo qualche anno, a 45 per l’esattezza, abbiamo deciso che era arrivato il momento giusto per avere un bambino e siamo tornati in clinica per completare il percorso di fecondazione assistita. La procedura però non ha avuto l’esito sperato perché nessuno degli ovuli successivamente fecondati è riuscito ad andare avanti.
Data l’età il consiglio della Dott.ssa Antinori è stato quello di ricorrere all’ovodonazione. Un percorso su cui abbiamo riflettuto a lungo se iniziare o meno, ma la volontà di avere un figlio ci ha guidato nella scelta. Anche gli ovuli donati non sono andati a buon fine, dopo la fecondazione non hanno superato la prima settimana e non siamo riusciti neanche a fare il transfer.
Ormai sfiduciati e abbattuti la clinica ha continuato a darci tutto l’aiuto e il supporto necessario. Qui è arrivata la loro intuizione di inviare il seme del mio compagno alla criobanca con cui collaboravano, così da fecondare l’ovulo della donatrice prima della crioconservazione. A questo punto la situazione è diventata ancora più sfidante e abbiamo aspettato con grande speranza che arrivasse la donazione compatibile e la tanto attesa blastocisti.
Tutto lo staff è sempre stato molto presente e attento, dandoci consigli su tutto ciò che riguardava il percorso di fecondazione assistita e non solo, dalle analisi alla disponibilità per le consulenze psicologiche. Mi sono sempre sentita seguita e nonostante i primi insuccessi non abbiamo mai pensato che cambiando clinica avremmo avuto risultati migliori.
Quando è arrivata la buona notizia per il transfer abbiamo scelto di impiantare solo uno di questi embrioni e di crioconservare gli altri. La gravidanza finalmente è arrivata, a riprova che l’intuizione di cambiare il percorso e la forza di non mollare erano la combinazione vincente.