Nella nostra idea di famiglia volevamo subito un figlio o due. Come potete immaginare non sono arrivati, anzi è arrivata nel 2005 un’extrauterina. L’ospedale a cui mi sono rivolta era nella mia regione, qui al nord. Non sono stata seguita benissimo e nel post-operatorio mi hanno anche spaventata dicendomi che poteva verificarsi nuovamente anche con l’altra tuba.
Ci abbiamo riprovato ma perdevo le gravidanze sempre nelle prime settimane, è capitato tre volte, non andavo mai oltre la settima – ottava settimana. Ho fatto anche un raschiamento una volta. Durante un controllo hanno trovato un fibroma e da qui è cambiata nuovamente tutta la storia.
Ho dovuto effettuare diversi interventi, sette se ben ricordo, perché in ospedale non riuscivano mai a toglierlo completamente per paura di bucare la parete dell’utero. Questo è quanto hanno scritto sulla cartella clinica e sulla lettera di dimissioni. Qui ho provato i primi tentativi di PMA e i medici si spazientivano perché non conoscevo la differenza tra una siringa e una pennetta per la stimolazione ormonale, ma all’epoca era tutto nuovo per noi.
Il giorno dalla Festa della Donna effettuavano degli screening gratuiti per chi era in età fertile e la Dottoressa che visitata mi aveva proposto di intervenire nuovamente ma in altre strutture tra Roma, Firenze o Bologna. Non so perché ma scegliemmo Firenze dove questa dottoressa è riuscita a eliminare completamente il fibroma.
Arrivata a 43-44 anni ho iniziato a Firenze un percorso PMA ma il lato umano mancava proprio, tanta freddezza e distacco. E poi c’erano le beta negative con cui facevamo i conti da soli. Mi davano per “bollita”. Abbiamo tentato anche la carta della Spagna, le blastocisti non hanno mai attecchito. Un lungo percorso di mancate gravidanze per farla breve in cui conto almeno cinque tentativi.
La svolta c’è stata grazie a una mia amica ostetrica di Foggia che conosceva molto bene come lavorava la clinica RAPRUI, perché anche in Puglia hanno un centro di consulenza, per cui sono andata sul sicuro. Verso la fine del 2020 siamo ripartiti da qui volendo provare con le restanti blastocisti che erano rimaste in Spagna. Nessuna ha superato la fase di scongelamento. Con la Dottoressa Monica Antinori abbiamo lavorato per escludere la trombofilia, che poteva essere uno dei fattori che ostacolavano il prosieguo delle gravidanze.
La Dott.ssa Monica ha subito creduto in me, nonostante fossi rassegnata per i tanti tentativi alle spalle e anche perché eravamo comunque stanchi di girare tra cliniche in Italia e all’estero senza avere nulla alla fine. Mi sono sempre sentita accolta a braccia aperte, nonostante telefonassi ogni volta con i miei mille dubbi. Il Dott. Luca Muscatello è stato per me un altro faro. Tutti sempre molto gentili, chiari nelle spiegazioni, non solo a livello tecnico, ma anche a livello emotivo.
Qui in RAPRUI abbiamo provato due volte, prima con donatrici spagnole, poi greche. La Dott.ssa Monica ha avuto tanta pazienza, è stata come una sorella, non so come definire cosa provassi ma ogni volta che arrivavo nella sua clinica entravo tranquilla. Anche se erano andati male i precedenti transfer, avevo questa fiducia cieca che qualcosa sarebbe accaduta. Una volta mi sono lasciata scappare che forse ero troppo vecchia per questo e la Dottoressa mi ha risposto immediatamente riportandomi alla realtà dicendomi: “Non sei vecchia, qui restano incinta anche donne con 53 anni, tu ne hai ancora 49, quindi tranquilla che ce la faremo“.
Prima dell’ultimo transfer abbiamo fatto un’isteroscopia diagnostica per vedere se l’utero fosse pronto. La gravidanza l’ho ottenuta qui, a 50 anni. Un sogno che non speravo più di vedere realizzato!