Ci siamo sposati nel 2020, avevo 36 anni, quindi già un po’ avanti per una prima gravidanza. Quando ho fatto una prima visita di controllo mi hanno detto che c’era da aspettare almeno un anno prima di parlare di infertilità. Ma sono molto testarda e non abbiamo aspettato che passasse un anno intero. Eseguendo dei controlli più specifici è subito emerso che entrambi avevamo problemi, mio marito di varicocele, io invece di iperplasia endometriale.
Io sono stata operata per rimuovere un polipo dove hanno scoperto questa iperplasia mentre a distanza di mesi dall’operazione di varicocele la situazione di mio marito non è migliorata: non c’erano spermatozoi sufficienti e con una buona morfologia per sperare in un inizio di gravidanza.
Veniamo dalla Calabria e ci siamo rivolti alla Dottoressa Monica Antinori perché mia sorella era già stata seguita molti anni prima nella Clinica RAPRUI e siamo andati direttamente sul sicuro. Abbiamo fatto una prima visita e mi sono trovata da subito benissimo perché sono stata accolta veramente nel migliore dei modi.
Mi hanno spiegato tantissime cose che non sapevo e su ogni passaggio del nostro percorso PMA. Sarebbe stato inutile fare subito dei tentativi di inseminazione nelle mie condizioni, come prima cosa andava curata l’iperplasia e fatta una serie di accertamenti tra cui una visita senologica. Per prevenzione la faccio regolarmente una volta l’anno, anche perché ho delle cisti e delle microcalcificazioni, ma questo ulteriore controllo di verifica era stato richiesto esplicitamente dalla Dottoressa Antinori prima di poter iniziare la stimolazione ovarica.
Mi ha salvato la vita! Avevo un cancro che ho operato d’urgenza, per fortuna sono riusciti a togliere tutto e non è stato necessario fare né chemio né radioterapia. Emotivamente non è stato semplice. A fine settembre ho potuto ricontattare di nuovo la clinica perché anche dall’ospedale mi avevano confermato che non ci sarebbero stati rischi a procedere con il percorso di PMA. La distanza non l’ho mai sentita, telefonicamente o in videochiamata c’era sempre un filo diretto con la dottoressa Antinori.
Sempre con la dottoressa ho fatto poi un’isteroscopia di controllo. Avevo paura ma è riuscita a tranquillizzarmi, mi sono sentita accolta come a casa e mi sono affidata. Per questo percorso mi hanno affiancato anche un nutrizionista, il dottore Fantoni. Al termine del percorso di stimolazione abbiamo ottenuto sei ovociti, ma avendo il progesterone molto alto non era indicato fare subito un transfer a fresco.
Qui in clinica mi hanno consigliato di fecondare e crioconservare in modo da avere il tempo per portare il progesterone a livelli ottimali per il transfer. In questa fase la dottoressa Stella, l’embriologa, mi chiamava per mettermi al corrente di tutto.
Per me e mio marito è stato molto difficile credere che tutto sarebbe andato bene. All’inizio ero scoraggiata e mi dicevo: “Che speranze abbiamo? Sarà impossibile, dopo tutti questi problemi sarà come vincere un terno al lotto”. Però dall’altro lato avevo tutta l’équipe della RAPRUI, e soprattutto la dottoressa, che erano molto fiduciosi, convinti e sicuri di quello che facevano. Non mi hanno mai lasciata un attimo, e questo mi ha dato tantissima fiducia.
Dopo un mese di cura eravamo pronti per il nostro primo transfer e ho chiesto io di poterlo fare con i due embrioni ottenuti. Hanno utilizzato una tecnica laser per incidere la membrana esterna dell’embrione che era inspessita, così da facilitare l’impianto. Un’accortezza tecnica che non avevo mai sentito fino a quel momento. Ora possiamo finalmente condividere la nostra gioia per essere diventati genitori di una splendida bambina grazie a tutti loro!