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A occhi chiusi

La ricerca di avere un bambino è stata lunga. Avevo incominciato tardi a 37 anni partendo dalle basi, seguita da un medico che con stimolazioni e monitoraggi mi doveva aiutare a programmare i rapporti per poter concepire naturalmente. Successivamente sono passata a una struttura ospedaliera di Roma dove abbiamo fatto due tentativi di IUI che non sono andati a buon fine.

Parlando con amici, che avevano avuto il nostro stesso problema, siamo arrivati nell’ennesimo centro convenzionato. Qui abbiamo collezionato altri tre tentativi di fivet andati completamente a vuoto.

È attraverso la mia neurologa che alla fine mi sono convinta a rivolgermi alla Dott.ssa Antinori e alla Raprui che conoscevo bene per la fama. Volevo provare con i miei ovuli, ma anche scegliendo i migliori non siamo riusciti al primo tentativo. Il desiderio di diventare madre era grande ma mi spaventava ripassare nuovamente attraverso la stimolazione. Riuscivo a produrre tanti ovociti ma non li avevo fatti mai analizzare, con tutta probabilità il problema era nascosto li.

Così la scelta obbligata di passare all’eterologa. Ma c’è un colpo di scena: durante i preparativi per il nuovo trattamento resto incinta naturalmente! È la prima volta nella mia vita. Dopo la prima ecografia scopriamo che purtroppo la camera gestazionale era vuota e l’ovulo fecondato non si era sviluppato. Abbiamo dovuto aspettare l’aborto spontaneo per tornare sul nostro programma di ovodonazione che si è rivelato la nostra salvezza. A 45 anni, dopo l’impianto dell’embrione, subito la gravidanza e la conclusione in bellezza di questa avventura.

Con mio marito ne abbiamo parlato spesso e ripensandoci è stato proprio il lato umano dimostrato dai dottori e dal personale del centro Raprui ad alimentare la nostra fiducia. Con la dottoressa Monica Antinori ci dicevamo tutto con il cuore in mano ed ha fatto la differenza. Economicamente i loro trattamenti non sono accessibili a tutti ma è stato un sacrificio ampiamente ripagato. Con Raprui avrei potuto anticipare la mia maternità e non esserci rivolti subito a loro resta l’unico rammarico.

 

Foto di repertorio