La Vitamina D non serve solo alla salute delle ossa in crescita o dopo la menopausa: è una molecola preziosa per tutto l’organismo anche durante la gravidanza ed i suoi giusti livelli sono correlati alla fertilità. Quando è carente, infatti, possono subentrare problemi di salute nella gestante e nel feto, ma prima ancora difficoltà nel concepimento, tanto è che spesso gli specialisti consigliano un’integrazione. Ecco tutto quello che c’è da sapere al riguardo.
Vitamina D cos’è e a cosa serve
La vitamina D è una molecola che viene sintetizzata dall’organismo, attraverso la pelle per effetto dei raggi solari (come Vit. D 3 o colecalciferolo) o tramite una dieta equilibrata (Vit D 2 o ergocalciferolo). È liposolubile: si accumula cioè nel fegato e viene rilasciata costantemente quando necessario. Il fabbisogno giornaliero è in media di 400 unità, ma le quantità possono variare in base all’età e ad altre condizioni di rischio. Durante la gestazione e l’allattamento, ad esempio, secondo le indicazioni dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), il fabbisogno quotidiano sale ad almeno 600 unità (15 mcg/die). Come assumerle? Attraverso l’alimentazione, optando per cibi che ne sono ricchi come il latte, il tuorlo d’uovo, il salmone ed i funghi, oppure con un’esposizione al sole di circa 15-30 minuti al giorno (con adeguata protezione dai raggi UV).
Vitamina D a cosa serve: benefici
La sua azione è equiparabile a quella degli ormoni: funge da regolatore del metabolismo del calcio e del fosforo nel sangue, favorendone l’accumulo nelle ossa e nei denti, mantenendone stabili i livelli adeguati ed evitando che tali sostanze vadano ad accumularsi in altri organi, come i reni, dove potrebbero arrecare danni. Il calcio inoltre aiuta la contrazione muscolare e contribuisce a mantenere stabile la pressione sanguigna, sia della mamma che del feto. In più, come numerosi studi scientifici hanno evidenziato, la Vitamina D concorre al corretto metabolismo di insulina da parte del pancreas, stimola la risposta del sistema immunitario ed ha importanti proprietà antinfiammatorie; da non trascurare inoltre il suo effetto positivo sulla produzione di endorfine, serotonina e dopamina, neurotrasmettitori che determinano il tono dell’umore, contrastando la depressione. In gravidanza è preziosa per la salute della futura mamma e del nascituro, ed una sua carenza è stata correlata anche ad alcuni casi di infertilità. Più in generale bassi livelli di questa vitamina possono essere associati al diabete, malattie cardiovascolari, autoimmuni, neurologiche, respiratorie, oltre che ovviamente a rachitismo ed osteoporosi.
Vitamina D in gravidanza, rischi se carente
In gravidanza è particolarmente importante seguire una dieta equilibrata che possa apportare tutti i nutrienti adeguati alla salute della mamma e del bambino. Questo vale anche per la Vitamina D: ne serve di più perché il feto in crescita ne assorbe una parte importante per il suo sviluppo scheletrico, ma non solo. Ha una funzione antinfiammatoria, utile all’impianto dell’embrione e stimola il sistema immunitario favorendo il contrasto di infezioni (come la vaginosi batterica, ma anche le sindromi influenzali). Carenze di vitamina D sono inoltre state associate a:
- Disturbi all’apparato scheletrico della gestante e del bambino
- Parti prematuri
- Maggiore rischio di parto cesareo
- Preeclampsia e diabete gestazionale
- Basso peso alla nascita
- Disturbi del sistema immunitario e difficoltà respiratorie, nonché alterazioni della salute dentale del bambino in fase di crescita
Per tutti questi motivi numerose società scientifiche italiane ed internazionali suggeriscono di tenere sotto controllo i livelli di Vitamina D delle gestanti ed eventualmente procedere con una integrazione in caso di necessità. Tuttavia, a differenza dell’acido folico, ancora non sussiste il suo ricorso standardizzato: servono ancora ulteriori studi per confermarne l’efficacia a prescindere dai deficit.
Vitamina D e percorsi di fecondazione assistita
Molti studi scientifici hanno evidenziato l’importanza della vitamina D ai fini del buon esito di percorsi di medicina riproduttiva ed in alcuni disturbi della fertilità. In particolare, i tassi di successo di PMA in donne con corretti livelli di vitamina D sono maggiori rispetto a quelli di altre che ne sono risultate carenti. Per tale motivo, nell’iter diagnostico delle pazienti, sempre più comunemente si inserisce anche il dosaggio dei livelli di tale vitamina. Da qui si è cercato di approfondire, per comprendere se la sua integrazione potesse essere inserita come standard terapeutico, ma le ricerche non hanno offerto dati certi e significativi, anche se di fatto, seppur in percentuali basse la risposta si è dimostrata affermativa. Poiché i rischi ed i costi di una terapia supplementare di Vitamina D, nelle donne che si apprestano a sottoporsi ad un percorso di fecondazione assistita, sono decisamente minimi, sempre più centri specializzati in fertilità, ne consigliano il dosaggio ed in caso di carenza, la somministrazione di integratori atti a ristabilirne i livelli ottimali.