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Il fattore tubarico rappresenta una delle principali causa di infertilità femminile: si stima, infatti, che il 30-40% dei casi siano dovuti a un’ostruzione o una patologia tubarica. La verifica della pervietà tubarica è quindi uno dei primi esami da fare quando una coppia tenta di concepire senza successo da almeno 12 mesi o 6 mesi se la donna ha più di 35 anni.

Verifica della pervietà tubarica: perché è importante

Verifica della pervietà tubarica 1

Le tube permettono sia allo spermatozoo di incontrare l’ovulo che all’embrione di raggiungere la cavità uterina, dove avviene l’impianto. Se le tube sono bloccate, la fecondazione e il concepimento non possono avere luogo. Se solo una delle tube è bloccata, le possibilità sono ovviamente ridotte, anche se non matematicamente dimezzate.

I fattori che possono dar luogo a un’occlusione tubarica (mono o bilaterale) vanno dalle aderenze dovute a interventi chirurgici o stati infiammatori (come l’appendicite o la peritonite) all’endometriosi, fino a gravidanze extrauterine e, più raramente, difetti congeniti. La causa principale di ostruzione tubarica, però, è rappresentata dalle infezioni, in particolare dalla clamidia. Se non tempestivamente curata, infatti, questa infezione che interessa inizialmente la cervice può raggiungere le tube di Falloppio dando origine a un’infezione pelvica che nel 10% dei casi dà vita a un’occlusione. Per questo è importante non saltare mai lo screening periodico e assicurarsi di effettuare una verifica della pervietà tubarica nel caso si sia contratto questo batterio e non si riesca a concepire naturalmente.

Ma come è possibile effettuare questo esame? Vediamo insieme le tre metodiche diagnostiche che permettono di valutare la pervietà tubarica, che possono essere effettuate sia da chi è alla ricerca della prima gravidanza sia da chi sospetta di essere affetto da infertilità secondaria.

>> Leggi anche | Infertilità femminile: quali sono le cause? <<

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Verifica della pervietà tubarica: la laparoscopica diagnostica

Il gold standard per la verifica della pervietà tubarica è la laparoscopia diagnostica, un intervento chirurgico vero e proprio che viene effettuato in anestesia totale con intubazione e necessita pertanto del ricovero ospedaliero. Questo esame endoscopico consente di effettuare un’esplorazione degli organi pelvici e permette di diagnosticare le condizioni che possono alterare la fisiologia dell’apparato riproduttivo della donna impendendo l’incontro tra spermatozoo e ovulo tra cui, appunto, l’occlusione delle tube.

Verifica della pervietà tubarica: l’isterosalpingografia

Uno dei metodi più affidabili per la verifica della pervietà tubarica è l’isterosalpingografia. Si tratta di un esame radiologico che permette di valutare le caratteristiche del canale cervicale, della cavità uterina e delle tube mediante l’utilizzo di un mezzo di contrasto iodato. Il mezzo di contrasto viene introdotto in utero, dal quale si propaga poi agli altri organi dell’apparato riproduttivo; durante le fasi di riempimento e svuotamento, vengono quindi effettuati radiogrammi sequenziali. È una metodica meno invasiva della laparoscopia ma che mantiene comunque delle criticità, tra cui l’impiego delle radiazione e del mezzo di contrasto iodato, che può dare reazioni allergiche in alcune pazienti. Nondimeno, si tratta di un esame che può avere sia valore diagnostico che terapeutico: la pressione con cui viene iniettato il liquido di contrasto, infatti, può vincere un’occlusione poco tenace e ristabilire la pervietà delle tube.

Verifica della pervietà tubarica: la sonoisterosalpingografia 3D

Verifica della pervietà tubarica

È possibile procedere alla verifica della pervietà tubarica anche con un esame ambulatoriale e non invasivo: la sonoisterosalpingografia 3D. Si tratta di una metodica più economica e rapida rispetto alle precedenti (l’esame dura circa 10 minuti) ma che mantiene un’accuratezza superiore all’80%. Questo tipo di indagine viene effettuata nel corso dell’ecografia transvaginale, inserendo nell’utero un mezzo di contrasto (soluzione salina o schiuma di gel) che, se non sono presenti occlusioni, fluisce nelle tube e nella cavità addominale per essere poi riassorbito spontaneamente nelle 48 ore successive.

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