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L’utero piccolo può dare problemi di infertilità e rischi per la gravidanza? Dipende dai casi, soprattutto dalla gravità della situazione e questo è facile intuirlo, poiché si tratta di uno degli organi più importanti del sistema riproduttivo femminile: ospita lo sviluppo del feto durante tutti i nove mesi di gestazione. Ma come accorgersi della situazione per tempo, ovvero quali sono i sintomi di un utero piccolo? Quali le conseguenze ed i possibili rimedi? Ecco cosa occorre sapere.

Utero piccolo: problemi di infertilità e rischi per la gravidanza

Utero piccolo, cos’è

Quando si parla di utero piccolo, chiamato anche utero ipoplasico o utero infantile, si fa riferimento ad una malformazione congenita caratterizzata dal mancato raggiungimento in questo organo di dimensioni normali, ovvero ottimali per portare a termine una gravidanza. Si stima che colpisca circa lo 0,1% delle donne in età fertile. Tale condizione può indurre problemi di fertilità e complicazioni gestazionali. Molto però dipende dalle effettive dimensioni. Queste variano a seconda dell’età, del ciclo mestruale e del numero di gravidanze eventuali portate a termine. In generale comunque si considera normale o sano un utero che misura tra i 7 e i 10 cm di lunghezza, tra i 3 e i 5 cm di larghezza e tra i 2 e i 4 cm di spessore. Un utero ipoplastico ha dimensioni inferiori a tali valori, e può essere classificato in base alla gravità in:

  • Utero fetale, in cui la crescita si interrompe alla nascita e le dimensioni non superano i 4 cm di lunghezza.
  • Utero infantile, in cui la crescita si arresta durante l’infanzia tra i 4 e i 6 cm.
  • Utero puberale, in cui la crescita si ferma durante la pubertà tra i 6 e i 7 cm.

L’utero piccolo può essere associato ad altre anomalie dell’apparato genitale, come l’agenesia o l’ipoplasia delle tube di Falloppio, la cervice piccola o assente, la vagina corta o stretta, o la sindrome di Mayer-Rokitanski-Küster-Hauser (MRKH), una rara condizione in cui mancano l’utero e la parte superiore della vagina.

Utero Piccolo: quali sono i sintomi?

La dimensione dell’utero può avere un impatto significativo sulla salute riproduttiva delle donne per cui è utile prestare attenzione ai possibili sintomi e soprattutto sottoporsi a visita di controllo ginecologico con ecografia, prima di tentare una gravidanza. La misurazione dell’utero è uno dei fattori importanti di cui un ecografista prende nota  sin dalle pubertà. Una diagnosi in tal senso è quindi comunemente abbastanza precoce. Tuttavia è importante conoscerne anche i disturbi potenzialmente correlati che sono i seguenti:

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  • Amenorrea, cioè l’assenza delle mestruazioni, che può essere primaria (se non si sono mai avute) o secondaria (se si sono interrotte dopo averle avute regolarmente).
  • Oligomenorrea, ovvero un ciclo mestruale scarso o irregolare, con flussi di breve durata e a lunga distanza tra uno e l’altro.
  • Dispareunia: dolore durante i rapporti sessuali, dovuto alla ridotta elasticità della vagina o alla pressione sull’utero.
  • Infertilità: la difficoltà o l’impossibilità di concepire, causata dalla scarsa produzione di ormoni, dalla mancata ovulazione, dall’ostacolo al passaggio degli spermatozoi o dall’insufficiente vascolarizzazione dell’endometrio.

Questi sintomi non sono specifici di un utero piccolo, ma indicativi della necessità di indagini diagnostiche mirate, proprio a partire dalla visita ginecologica con ecografia, se non la si è mai fatta.

Utero piccolo, cosa comporta

L’utero piccolo può avere diverse ripercussioni sulla salute riproduttiva e generale della donna. Tra queste, le più rilevanti sono:

  • Problemi di fertilità: molte donne con utero piccolo non riescono a rimanere incinte, o hanno bisogno di ricorrere a tecniche di procreazione assistita, come la fecondazione in vitro (FIVET) e/o l’impianto di embrioni. In alcuni casi, però, la gravidanza può avvenire spontaneamente, soprattutto se l’utero piccolo è isolato e non associato ad altre anomalie.
  • Rischio di aborto: purtroppo tale condizione aumenta le probabilità di perdere il bambino durante il primo trimestre di gravidanza, a causa della mancata adesione dell’embrione all’endometrio o della sua espulsione per contrazioni uterine.
  • Rischio di parto pretermine: allo stesso modo un utero ipoplastico è spesso correlato ad un parto anticipato, prima della 37esima settimana di gestazione, per la scarsa capacità dell’organo di contenere il feto in crescita o per la rottura prematura delle membrane.
  • Rischio di distocia: le donne con utero piccolo possono avere difficoltà durante il travaglio e il parto, per la ridotta dilatazione della cervice, la mancata discesa del feto, la sofferenza fetale o l’emorragia post-partum. In questi casi, può essere necessario ricorrere al taglio cesareo.
  • Rischio di malformazioni fetali: le donne con utero piccolo possono avere bambini con anomalie congenite, come la sindrome di Down, la spina bifida, il labbro leporino o il piede torto. Questi aspetti -rari- possono dipendere da fattori genetici, ambientali o da una ridotta ossigenazione del feto.

Utero piccolo, rimedi e a chi rivolgersi

L’utero piccolo non ha una cura definitiva, ma esistono alcuni rimedi che possono aiutare a migliorare la qualità della vita e le possibilità di gravidanza delle donne affette da questa condizione. Tra questi, possiamo citare:

  • La terapia ormonale sostitutiva (TOS), che consiste nell’assunzione di estrogeni e progesterone per stimolare lo sviluppo dell’utero e dell’endometrio, regolarizzare il ciclo mestruale e prevenire l’osteoporosi. La TOS può essere somministrata per via orale, transdermica o vaginale, e va seguita sotto controllo medico.
  • La chirurgia, che può essere utile per correggere alcune malformazioni associate all’utero piccolo, come il setto uterino, i polipi, i fibromi o le aderenze. La chirurgia può essere eseguita per via laparoscopica, isteroscopica o vaginale, a seconda dei casi.
  • La PMA -procreazione medicalmente assistita, che può offrire una soluzione alle donne con utero piccolo che desiderano avere un figlio. Le tecniche più indicate sono la FIVET con impianto di embrioni, che consentono di bypassare i problemi di ovulazione, di tubaricità o di impianto.

Le donne con utero piccolo devono rivolgersi a uno specialista in ginecologia e ostetricia, ma anche esperto in disturbi della fertilità se questa sussiste, al fine di effettuare una diagnosi accurata, mediante esami come l’ecografia, l’isterosalpingografia, la risonanza magnetica o la laparoscopia, e proporre il trattamento più adeguato, in base alle caratteristiche e alle aspettative della paziente. Inoltre, è consigliabile consultare uno psicologo o un sessuologo, per affrontare gli eventuali problemi emotivi, relazionali o sessuali derivanti dall’utero piccolo. Rivolgersi a Raprui è la scelta giusta per raggiungere il sogno di genitorialità.

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