Cosa accade se si scopre di avere un tumore all’utero? Quali conseguenze possono esserci per una futura gravidanza e soprattutto come affrontarlo se lo si scopre quando il concepimento è già avvenuto? In passato le terapie necessarie, chirurgiche e non, limitavano di molto la possibilità di avere un bambino nel caso di una malattia oncologica che colpiva l’apparato riproduttivo femminile. Oggi per fortuna, grazie alle moderne scoperte della medicina e alla tecnologia a questa applicata, le cose sono cambiate. Vediamo caso per caso.
Tumore all’utero, conosciamolo meglio
L’utero, come è noto, è l’organo dell’apparato riproduttivo femminile necessario ad accogliere l’embrione e poi il bambino durante una gravidanza. Ciò avviene nella sua parte superiore, il corpo uterino. Quella inferiore è stretta e collegata alla vagina: la cervice o collo. L’utero è composto da tessuti, sia interni che esterni, caratterizzati da cellule diverse e con diverse funzioni. Internamente al corpo dell’utero, ad esempio, cellule epiteliali e ghiandolari costituiscono l’endometrio mentre esternamente quelle muscolari determinano il miometrio. A seconda del tessuto coinvolto si parla di adenocarcinoma endometriale o di sarcoma uterino (se riguarda le cellule connettive e muscolari del miometrio). Ne esistono di diversi tipi, più o meno comuni e con gradi diversi di aggressività. Lo stesso vale per i tumori del collo dell’utero o cervice uterina. Nella maggioranza dei casi, quando si parla di tumore all’utero ci si riferisce a quello dell’endometrio ed è quello che andremo ad analizzare in questo articolo.
Tumore all’utero, isterectomia e fertilità
Il tumore dell’utero è una patologia che colpisce essenzialmente donne mature, post menopausa, ma non è da escludere anche in età fertile. Tra i fattori di rischio di quello endometriale troviamo oltre l’età superiore ai 50 anni, gli estrogeni non bilanciati dal progesterone, diabete, ipertensione ed obesità (o sindrome metabolica) e per ciò che riguarda la cervice uterina l’infezione da Papilloma virus umano (HPV) e la familiarità. La cura di questa malattia oncologica dipende dalla tipologia di cancro e dal suo stadio ovvero diffusione. Per i tumori del corpo dell’utero si interviene sostanzialmente con un’isterectomia, ovvero con l’asportazione dell’organo, più o meno radicale. In alcuni casi possono essere utili anche radioterapia e/o chemioterapia, immunoterapia e farmaci a bersaglio molecolare, che comunque possono avere conseguenze sulla fertilità.
Tumori all’utero prima della gravidanza, quali conseguenze?
La conseguenza più importante e negativa dell’isterectomia è la perdita della possibilità di portare avanti una gravidanza: non essendoci l’utero il bambino non può svilupparsi nel grembo materno. In caso di isterectomia totale vengono asportate anche le ovaie e dunque le donne in età fertile andranno incontro a menopausa precoce. Tuttavia, rispetto al passato oggi esistono soluzioni alternative, definite conservative della fertilità. In base allo stadio di malattia ovvero se iniziale, con diagnosi precoce, e alla valutazione di eventuali fattori di rischio, la paziente potrà essere sottoposta a radioterapia e/o chemioterapia, ma anche e soprattutto a chirurgia selettiva combinata a terapia ormonale. Nello specifico, laddove possibile, ad esempio nel caso di carcinoma dell’endometrio si può procedere con la resezione della lesione tumorale localizzata attraverso un’isteroscopia, abbinata al posizionamento di uno IUD ormonale e alla somministrazione orale di alte dosi di progesterone. Ciò, può permettere di trattare il cancro e al contempo di conservare la fertilità. Se necessario è possibile anche prelevare gli ovuli e crioconservarli poiché alcune terapie possono inibire l’ovulazione. Affrontare una gravidanza successivamente ha anche benefici in materia di recidive. Un aiuto in più può avvenire con tecniche di fecondazione assistita, dopo la guarigione. Sempre che sia possibile preservare l’utero. In Italia, anche conservando gli ovuli o un embrione, la maternità surrogata o “utero in affitto”, è vietata dalla legge sulla procreazione medicalmente assistita (articolo 12 della Legge n. 40 del 2004 e successive modifiche).
Tumore scoperto durante gravidanza, che fare?
Può capitare di scoprire un tumore dell’utero durante la gravidanza, magari con una semplice ecografia di routine. Il trattamento va deciso insieme ad un team di specialisti, oncologi e ostetrici-ginecologi. Lo stadio della gravidanza così come quello del tumore (ovvero della sua diffusione ed aggressività) saranno dei parametri determinanti per la decisione. In alcuni casi si può scegliere di ritardare le cure, soprattutto nel primo trimestre, quando le terapie ottimali possono danneggiare il feto. Nel secondo e terzo trimestre va evitata soprattutto la radioterapia, ma in genere i medici suggeriscono di attendere la nascita del bambino per iniziare le cure. Alcuni trattamenti -se necessari- si dimostrano comunque abbastanza sicuri dal 4° mese in poi, rispetto ad altri. Questi sono:
- Chirurgia selettiva con rimozione del tumore se localizzato
- Chemioterapia con farmaci a basso rischio per il feto (sempre dal secondo trimestre), in quanto la placenta ben sviluppata ha un’efficacia protettiva verso tali principi attivi. Va considerato comunque nell’ultima fase della gestazione un abbattimento dei valori dell’emocromo materno in seguito alla chemio, per cui può essere necessario far nascere prima il bambino.