Skip to main content

Test di recettività endometriale? In caso di infertilità, aborti ricorrenti o fallimenti di precedenti tentativi di fecondazione assistita, tale esame può essere proposto alla donna per trovare una soluzione. Può capitare infatti che, nonostante la buona qualità dell’embrione (sviluppatosi sia in modo naturale che con tecniche di PMA), questo non riesca ad attecchirsi all’endometrio e a svilupparsi, con la conseguente mancata gravidanza. I motivi per cui può accadere sono diversi ed il test della recettività endometriale ne rileva uno importante, quello del momento giusto, in cui l’utero è fisiologicamente pronto ad accogliere l’embrione. Ecco quello che occorre sapere al riguardo.

Test di ricettività endometriale

Cos’è l’endometrio

L’interno della cavità uterina è rivestito di un particolare tessuto, le cui caratteristiche cambiano in base al periodo del ciclo mestruale. E’ l’endometrio. Ogni mese questo si prepara naturalmente ad accogliere e nutrire un embrione nell’eventualità di un concepimento. Il tutto grazie agli ormoni e alla loro azione. All’inizio del ciclo sono gli estrogeni prodotti dal follicolo ovarico ad innescare una crescita dell’endometrio oltre che l’ovulazione. Subito dopo, nella fase luteale, entra in gioco il progesterone. Tale processo è scandito da giorni specifici: il tessuto endometriale è pronto a ricevere l’embrione in fase di blastocisti tra i 5 ed i 7 giorni dopo l’afflusso del progesterone. Si parla dunque di “finestra di impianto” (o WOI), indicando un periodo di circa 72 ore, sinonimo del massimo della ricettività endometriale. In pratica in situazioni normali questo si manifesta tra il 19esimo ed il 21eimo giorno del ciclo, ma non per tutte le donne è eguale.

Desideri una consulenza?

Chiamaci all' 800-761999

Recettività endometriale

La gravidanza è frutto di un complesso processo biologico in cui entrano in gioco numerosi fattori. Quando un bambino non arriva significa il più delle volte che tale meccanismo si è inceppato all’inizio, non riuscendo ad offrire un concepimento, oppure subito dopo, quando l’embrione deve impiantarsi nell’utero, ovvero nella sua mucosa interna che è l’endometrio. La recettività endometriale e la cosiddetta finestra di impianto sono dunque fondamentali per il raggiungimento della gravidanza. Questa è in parte identificabile anche tramite un’ecografia, in quanto il tessuto di rivestimento interno dell’utero cambia ed aumenta di spessore. Tuttavia non sempre tale aspetto è significativo da solo. Soprattutto quando si esegue un percorso di fecondazione in vitro è fondamentale impiantare l’embrione al momento giusto, ovvero nel periodo di massima recettività endometriale, per evitare fallimenti di impianto che anche emotivamente possono essere devastanti. Per tale motivo è stato sviluppato un test di recettività endometriale, basato sull’espressione di determinati geni.

Test di recettività endometriale, cos’è e a chi è consigliato

Può capitare in un ciclo di procreazione medicalmente assistita che l’embrione ottimale non riesca ad attecchire. Questo può avvenire per vari motivi, ma spesso dipende dal fatto che il transfert è avvenuto nel momento sbagliato, ovvero fuori dalla finestra d’impianto. Il test di recettività endometriale aiuta a personalizzare l’iter, individuando il momento giusto per la singola paziente: il 30% delle donne ha una finestra di impianto diversa dalla norma. Questa indagine è stata studiata e messa a punto proprio per quelle donne con alle spalle numerosi fallimenti di impianto di embrioni di buona qualità, ma oggi è consigliata nei seguenti casi:

  • a tutte le donne che si sottopongono a IVF;
  • a quelle che hanno avuto ricorrenti fallimenti di impianto;
  • con un unico embrione disponibile;
  • in presenza di aborti ricorrenti.

Test di recettività endometriale, come funziona

Il test prevede una biopsia endometriale 5 giorni dopo l’assunzione di progesterone in un ciclo di PMA o 7 giorni dopo il picco di LH. Questa viene eseguita attraverso un catetere inserito dalla cervice uterina, in grado di aspirare un piccolo campione di tessuto interno all’utero. Può essere fastidiosa come procedura, ma è piuttosto semplice e rapida, non necessita di sala operatoria o di anestesia, ma va sempre eseguita da un professionista in un centro qualificato. Il campione viene quindi preparato ed avviato al laboratorio di riferimento. Qui, l’RNA viene isolato, purificato ed amplificato per poi procedere al test vero e proprio nel quale si analizza l’espressione di 238 geni regolati dagli ormoni. I risultati possono essere:

  • Recettivo
  • Non recettivo
  • Pre recettivo
  • Post recettivo

In caso positivo, nel ciclo successivo basterà fare l’impianto il medesimo giorno della biopsia, oppure procedere a nuovi test per calcolare in una media la finestra d’impianto corretta.

2 Comments

  • Francesca Marini ha detto:

    Salve sono Francesca Marini, ho fatto 2 transfert andati male,mi piacerebbe fare questo test , a Gennaio ringhio la consulenza per la fecondazione in vitro ,diciamo che quando faccio il progesterone la prima volta l’embrione me lo hanno impiantato al quinto giorno ,e la seconda al 3 giorno ,quindi qui ho letto che il test va fatto 5 giorni dopo il progesterone ma io dentro ho già l’embrione , non è che può succedere qualcosa al embrione ? ho anche letto che va bene al 7 giorno dopo LH ma voi fate anche fecondazioni oltre al test?

    • Redazione ha detto:

      Grazie per aver condiviso con noi la vostra storia, ci dispiace molto che i precedenti tentativi non siano andati come sperato ma siamo qui per questo. La nostra è una clinica specializzata in percorsi di fecondazione assistita per cui siamo a disposizione per ascoltarvi e se volete per fissare un primo consulto. Potete chiamarci quando volete al numero 06 3750 1045, in questo modo possiamo capire bene quali sono tutte le vostre esigenze

Lascia un commento e se desideri una consulenza inserisci il tuo numero di telefono