La stimolazione ovarica in previsione di un trattamento di fecondazione assistita genera sempre molte ansie nelle donne. Vediamo insieme di cosa si tratta e come funziona.

Cos’è la stimolazione ovarica
Con questo termine si indica una terapia farmacologica ormonale per indurre l’ovulazione. Nello specifico è mirata ad ottenere la maturazione contemporanea di più follicoli ovarici, al fine di avere a disposizione più ovociti utili ad essere fecondati. Si impiega in tutti quei casi di infertilità di coppia che non si riesce a trattare con metodiche meno complesse, ma anche, seguita ovviamente dal prelievo ovocitario, in caso di altre necessità, come la crioconservazione degli ovociti per un futuro (ad esempio in una donna che viene sottoposta a particolari chemioterapie) o per la donazione degli ovuli.
Quali e quanti farmaci si usano per la stimolazione ovarica?
La somministrazione dei farmaci avviene secondo diversi protocolli che dipendono dalla storia clinica della paziente, dalla sua capacità di produrre gameti più o meno sani, dall’età e dall’obiettivo (rapporti mirati, inseminazione intrauterina, fecondazione in vitro). Tra i principi attivi farmacologici più impiegati c’è sicuramente il Clomifene citrato, che stimola la produzione di FSH (Ormone Follicolo Stimolante), che può essere abbinato anche a LH (Ormone Luteinizzante). In taluni casi è utile somministrare anche altri medicinali a base di GnRH, ormone che sostiene la sintesi e la secrezione di FSH e LH. Tutto questo, insieme a monitoraggi ecografici e a dosaggi ormonali ripetuti, serve ad esercitare un maggiore controllo sull’attività ovarica, al fine di ottenere la produzione di ovuli necessaria allo scopo. Si tratta sempre di terapie personalizzate, che non solo vanno seguite attentamente in corso d’opera, ma che vengono studiate preventivamente sulla singola paziente. In genere l’assunzione di tali farmaci avviene a partire dal 2° o 3° giorno del ciclo, ma essendo possibile attivare protocolli diversi in base ai casi, si può passare da una terapia molto blanda costituita da compresse per 4/5 giorni, a terapie con somministrazione sottocutanea quotidiana per 10/12 giorni che è la durata massima di una stimolazione ovarica.
Stimolazione ovarica, effetti collaterali e rischi
La stimolazione è solitamente ben tollerata. Tuttavia qualche disturbo leggero secondario è possibile: vampate, mal di testa, nausea, alterazioni della vista, insonnia ed irritabilità. Spesso basta aggiustare i dosaggi, oppure il problema si risolve da solo. Per lo più si tratta di effetti dovuti a sbalzi ormonali. Il rischio più grande rimane quello dell’iperstimolazione ovarica che rappresenta un’urgenza medica laddove si manifesti. Il monitoraggio e la personalizzazione della stimolazione ovarica permettono di abbattere tutti questi rischi ed effetti collaterali. Per tale motivo è necessario rivolgersi sempre ad un centro per la fertilità qualificato e di comprovata esperienza. Non solo. Prima di procedere con la terapia farmacologica la paziente deve essere sottoposta ad una serie di indagini clinico-diagnostiche, come il controllo della mammella, per verificare che non siano presenti patologie neoplastiche o trombofilia. Occorre escludere a priori tutte quelle situazioni che potrebbero non essere compatibili con la stimolazione ovarica. Questa di per se stessa non comporta rischi se ben eseguita nonostante molte pazienti siano allarmate dalla possibile incidenza di tumori. Ad oggi, gli studi hanno smentito tale correlazione.