L’ovodonazione è una tecnica di fecondazione assistita eterologa nella quale si impiegano gli ovuli di una donatrice esterna alla coppia e gli spermatozoi del partner. Gli ovuli vengono fecondati in vitro e l’embrione che ne deriva è impiantato nell’utero della donna che vuole avere un bambino. Si tratta di una procedura che non comporta grandi rischi se ci si rivolge ad un centro qualificato e di comprovata esperienza . Tuttavia può comportare degli effetti collaterali sia per la donatrice che per la ricevente. Per tale motivo è importante avere chiare le idee sui possibili eventi avversi prima di sottoporsi ad ovodonazione.
Ovodonazione, in cosa consiste
La potenziale donatrice viene sottoposta a controlli medici per verificarne lo stato di salute. Deve inoltre avere un’età compresa tra i 20 ed i 35 anni, essere esente da malattie infettive o ereditarie (per questo deve avere genitori noti), nonché da un passato di tossicodipendenza e alcolismo. Se l’anamnesi e gli altri fattori risultano in regola la donna viene sottoposta a stimolazione ovarica con l’ausilio di alcuni farmaci e monitorata ecograficamente per circa 2 settimane. Al momento giusto vengono prelevati gli ovuli necessari che verranno criocongelati o trattati a fresco. Ovvero verranno sottoposti a fecondazione in vitro (previo scongelamento) con gli spermatozoi dell’uomo appartenente alla coppia sterile. Il prelievo avviene attraverso l’aspirazione dei follicoli che si sono sviluppati all’interno delle ovaie stimolate. Si esegue con una sonda ecografica transvaginale munita di un sottilissimo ago che attraversa la parete vaginale per raggiugere l’ovaio. Questo prelievo viene effettuato sotto sedazione.
Nel frattempo la donna ricevente per 20-30 giorni circa si dovrà sottoporre ad una terapia ormonale che prepari l’endometrio al ricevimento dell’embrione. Anche lei sarà monitorata tramite controlli ecografici. Al momento giusto saranno impiantati gli embrioni tra i 2 ed i 5 giorni dopo la fecondazione degli ovociti. La procedura è semplice ed indolore, sovrapponibile ad una visita ginecologica: attraverso un catetere che viene fatto passare dal canale cervicale uterino gli embrioni vengono depositati all’interno della cavità uterina, sotto guida ecografica. Dopo un paio di settimane si esegue il test di gravidanza per confermare il successo della procedura.
Ovodonazione, rischi donna donatrice
I rischi più frequenti per la donna donatrice si hanno in seguito alla terapia farmacologica necessaria a stimolare le ovaie e possono essere i seguenti:
- Lieve aumento di peso
- Alterazioni del tono dell’umore
- Iperstimolazione ovarica
Quest’ultima rappresenta sicuramente il rischio principale in quanto può portare – seppur in casi rari – a complicanze molto gravi, finanche alla rottura dell’ovaio stesso. Il pericolo si abbatte con l’impiego di protocolli farmacologici idonei, con monitoraggi ecografici costanti sotto la supervisione e la guida di personale medico specializzato.
La procedura del prelievo – se ben eseguita – non comporta grandi problematiche. Tuttavia non è esclusa un’infezione nel sito della iniezione per il prelievo, per cui andrà eseguita una terapia antibiotica, o il protrarsi di un lieve sanguinamento. Inoltre esiste la possibilità che qualche ovocita sfugga al prelievo per cui si consiglia alla donatrice di astenersi da rapporti sessuali non protetti durante il ciclo di trattamento o subito dopo se non vuole rimanere incinta.
Possono permanere infine alcuni piccoli disturbi dopo la procedura, come un lieve dolore ovarico ed un ciclo irregolare, che comunque si risolvono in poco tempo.
Finora non sono state provate correlazioni tra la donazione degli ovociti e lo sviluppo di tumori o altre patologie sul lungo termine.
Ovodonazione, rischi donna ricevente
L’ovodonazione per la donna ricevente è più semplice e sicura nella fase procedurale, ma può comportare qualche effetto collaterale nel proseguo della gravidanza. I rischi maggiori consistono nella pre-eclampsia (ipertensione più proteinuria) ed ipertensione gravidica, pericolosi sia per la donna che per il proseguo della gestazione. Tali condizioni possono portare anche ad un parto pretermine e alla nascita di un bimbo sottopeso.
Gli studi scientifici hanno evidenziato e confermato questi effetti collaterali dell’ovodonazione, ma ancora non ne sono chiari i motivi. Poiché a sottoporsi a tale procedura sono le donne oltre i 40 anni si ritiene che la causa principale sia questa: i rischi di ipertensione in gravidanza e gestosi aumentano con l’età. Tuttavia, non è escluso che l’innalzamento dei valori della pressione sanguigna in tali contesti sia dovuto a fattori genetici, o meglio all’adattamento del sistema immunitario embrionale a contatto con i geni della donna ricevente.
È stato però anche dimostrato che una selezione stretta ed attenta riguardante i criteri di salute della ricevente riduce significativamente l’incidenza di questi rischi.