Quanto vivono gli spermatozoi? Questa domanda è una vera curiosità che assume un significato particolare quando una coppia cerca di avere un bambino con rapporti intimi mirati. Gli spermatozoi, infatti, sono i gameti maschili responsabili della fecondazione dell’ovulo femminile e della trasmissione del patrimonio genetico del futuro papà. Conoscere come si formano, la loro struttura, funzione e durata di vita è decisamente importante per comprendere la fertilità dell’uomo e le possibili cause di infertilità. Come si sviluppano quindi questi gameti? Quanto tempo restano vitali, quali fattori ne influenzano la qualità e quantità? Come si può diagnosticare un’eventuale alterazione degli spermatozoi e quali sono le soluzioni di procreazione medicalmente assistita (PMA) in caso di sterilità maschile? Scopriamolo insieme.
Spermatozoi, tutto il ciclo vitale, giorno dopo giorno
Il ciclo vitale degli spermatozoi inizia nei testicoli, dove avviene il processo definito di “spermatogenesi”, ovvero il loro sviluppo a partire da cellule staminali germinali. Questo percorso di maturazione richiede circa 64 giorni ed è caratterizzato da diverse fasi di divisione cellulare e differenziamento. Gli spermatozoi che si formano all’interno dei tubuli seminiferi dei testicoli sono immaturi: non hanno ancora acquisito la capacità di muoversi e di fecondare. Per completare il loro sviluppo devono prima attraversare l’epididimo, un lungo canale che collega i testicoli ai dotti deferenti. In tale percorso, che dura circa 12 giorni, acquisiscono motilità e soprattutto la capacità di identificare l’obiettivo, ovvero l’ovulo femminile. A questo punto gli spermatozoi maturi vengono immagazzinati nei dotti deferenti dove rimangono fino all’eventuale eiaculazione. Qui sopravvivono per un certo periodo di tempo, poi muoiono e vengono riassorbiti dall’organismo o eliminati direttamente attraverso le urine, se non partecipano al concepimento.
Quanto vivono gli spermatozoi nell’apparato riproduttivo femminile
La durata della vita degli spermatozoi è un elemento importante per definire la finestra fertile di una coppia e per concepire un bambino. Questa dipende sostanzialmente dalle condizioni ambientali in cui si trovano. Nell’apparato riproduttivo femminile, gli spermatozoi possono sopravvivere da 2 a 5 giorni, a seconda della qualità del muco cervicale che li protegge dall’acidità vaginale e facilita il loro spostamento verso l’utero e le tube di Falloppio. È qui che possono incontrare l’ovulo femminile rilasciato dall’ovaia una volta al mese durante l’ovulazione. L’ovulo ha una vita molto breve: può essere fecondato solo entro 12-24 ore dalla sua espulsione. Per questo motivo, la finestra fertile per concepire un bambino è limitata ai pochi giorni che precedono e seguono l’ovulazione. Se uno spermatozoo riesce a penetrare nell’ovulo, avviene la fecondazione e si forma lo zigote, che poi si impianta nell’utero dando origine alla gravidanza. Altrimenti torna il flusso mestruale.
Quanto vivono gli spermatozoi? L’importante è il come: qualità, quantità e motilità, quelle giuste
La quantità degli spermatozoi presenti nel liquido seminale è fondamentale per la fertilità maschile. Si esprime in livelli di concentrazione, ovvero si definisce in base al numero presente in un millilitro di sperma. La concentrazione normale è di almeno 15 milioni di spermatozoi per millilitro, mentre si parla di oligospermia quando è inferiore a tale valore. Per essere fertile ad un uomo però non basta che gli spermatozoi siano presenti in numero sufficiente: devono anche avere una buona qualità e una buona motilità. La qualità degli spermatozoi si riferisce alla loro morfologia, ovvero alla forma della testa, del collo e della coda. Gli spermatozoi normali hanno una testa ovale con un acrosoma (una struttura che contiene enzimi per penetrare nell’ovulo), un collo sottile e una coda lunga e flessibile. Quelli anomali hanno difetti in tali sezioni tali da comprometterne la capacità di fecondare l’ovulo o spostarsi adeguatamente. La motilità degli spermatozoi invece si riferisce alla loro capacità di muoversi in modo progressivo e direzionale verso l’ovulo. La motilità normale è di almeno il 40% di spermatozoi mobili, di cui almeno il 32% con motilità progressiva secondo quanto indicato dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). Si parla di astenospermia quando la motilità è inferiore a questi valori.
Diagnosi infertilità maschile e spermatozoi
Per valutare la fertilità maschile e la qualità degli spermatozoi, il principale esame diagnostico è lo spermiogramma, ovvero l’analisi del liquido seminale che permette di valutare tutti questi aspetti ed anche altri come il volume, il pH, la viscosità e la presenza di cellule infiammatorie o batteriche. Lo spermiogramma si esegue mediante la raccolta del liquido seminale dopo un periodo di astinenza sessuale di 2-7 giorni. Questo fluido viene poi analizzato al microscopio e con altri metodi biochimici e immunologici. Il test può evidenziare diverse alterazioni degli spermatozoi, che possono essere causa di infertilità maschile. Le principali alterazioni sono: azoospermia, ovvero l’assenza totale di spermatozoi nel liquido seminale; oligoastenoteratospermia, ovvero la riduzione contemporanea della quantità, della qualità e della motilità degli spermatozoi; necrospermia, ovvero la presenza di gameti morti o non vitali; teratospermia, ovvero l’aumento della percentuale di spermatozoi anomali.
Soluzioni di PMA in caso di sterilità maschile dovuta a anomalie degli spermatozoi
Quando le alterazioni degli spermatozoi sono tali da impedire una gravidanza naturale, è possibile ricorrere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA), che consentono di superare gli ostacoli alla fecondazione. Le principali tecniche di PMA sono: l’inseminazione intrauterina (IIU), che consiste nell’introdurre nel tratto genitale femminile una quantità selezionata di spermatozoi ottenuti dal liquido seminale del partner o di un donatore; la fecondazione in vitro (FIV), che consiste nel prelevare gli ovuli dalla donna e metterli in contatto con gli spermatozoi del partner o di un donatore in una provetta, dove avviene la fecondazione; il trasferimento intracitoplasmatico di spermatozoi (ICSI), che consiste nell’iniettare un singolo spermatozoo all’interno dell’ovulo mediante una sottile microsiringa; il trasferimento intracitoplasmatico di spermatozoi morfologicamente selezionati (IMSI), che utilizza uno strumento ottico ad alta risoluzione per scegliere gli spermatozoi più sani ed idonei da iniettare nell’ovulo. Queste tecniche richiedono una valutazione medica preliminare e una preparazione ormonale della donna per stimolare l’ovulazione. Inoltre, comportano dei rischi e delle complicazioni, come le sindromi da iperstimolazione ovarica, le gravidanze multiple, le malformazioni fetali e le reazioni psicologiche negative. Per questo motivo, devono essere praticate solo in centri specializzati e autorizzati, seguendo i criteri etici e legali stabiliti dalla legge, come il centro Raprui.