Se stai seguendo un percorso di fecondazione assistita probabilmente ti hanno parlato delle blastocisti e di come nel tuo caso siano migliori da impiantare. Ma cosa significa? Che differenza c’è con gli altri embrioni? E quanti di questi raggiungono tale stadio avanzato? Cerchiamo insieme di fugare ogni tuo dubbio (ed ansia).
Cosa sono le blastocisti?
Questo termine medico indica embrioni ad uno stadio di sviluppo di 5 -6 giorni. Morfologicamente sono diversi dagli altri: sono caratterizzati da 150-200 cellule diverse, misurano 300 micron e sono costituiti da una zona cedulare addensata, IICM, (da cui si svilupperà il feto) e da una periferica che darà origine alla placenta. E’ in questa fase che il prodotto del concepimento in natura finisce il suo percorso nelle tube di Falloppio per andare ad impiantarsi in utero.
Gli altri stadi di sviluppo embrionale
Il concepimento, ovvero l’incontro tra ovocita e spermatozoo, da luogo ad una cellula, lo zigote. Nell’arco di 48 ore questa si suddivide in 2-4 cellule e dopo 72 ore in 6-8 cellule. In tale fase (2°-3° giorno) l’embrione formato si può già trasferire nell’utero. Il 4° giorno è caratterizzato dalla morula: le cellule sono ancora più numerose e compatte e al 5°-6° arrivano allo stadio di blastocisti, che in natura è il momento fisiologico dell’impianto in utero. In laboratorio, per una fecondazione in vitro, è possibile osservare tutti questi passaggi e valutare gli embrioni migliori per il transfer.
Quanti embrioni arrivano allo stadio di blastocisti?
Non tutti. E questo è importante da sottolineare per non indurre false speranze. Solo il 35-40% raggiungono questo sviluppo. La loro evoluzione dipende da numerosi fattori come la qualità dei gameti sia maschili che femminili. E questo accade sia in natura che in una fecondazione in vitro. In un percorso di PMA giocano inoltre un ruolo decisivo anche la bravura del professionista che opera in laboratorio ed il tipo di coltura, per questo è importante rivolgersi ad un centro per la fertilità di comprovata esperienza.
Facciamo un esempio pratico: dopo la stimolazione ovarica vengono aspirati un certo numero di follicoli e solo alcuni presentano degli ovociti maturi (ad esempio 10). Questi vengono fecondati con Fivet o Icsi. In 24 ore si formano solo 8 zigoti ed in 72 si assiste allo sviluppo di 4 embrioni. Solo uno, tutti o nessuno possono raggiungere lo stadio di blastocisti. Questa è una selezione naturale che avviene anche nell’apparato riproduttivo della donna, dove solo un ovulo viene fecondato. Se ne evince che le blastocisti sono embrioni più forti che hanno superato le varie fasi di crescita prcedenti. Nonostante ciò, il successo non è garantito, ma va sottolineato che le percentuali di gravidanza sono doppie rispetto a quelle con il trasferimento di embrioni di 2-3 giorni. In taluni casi -ma non tutti- la coltura e il trasferimento di blastocisti in una fecondazione in vitro, massimizza i tassi di gravidanza.
Quando e perché impiantare una blastocisti in un percorso di PMA
Il trasferimento degli embrioni allo stadio di blastocisti è consigliato per diversi motivi:
– E’ in una fase di “sincronizzazione endometriale”, ovvero nello stadio in cui naturalmente si impianterebbe in utero e quindi presenta una maggiore possibilità di successo di gravidanza.
– Ha superato la selezione naturale ed è dunque potenzialmente più forte, di maggiore qualità.
– Le percentuali di successo sono doppie e per questo è possibile effettuare un unico trasferimento anziché quello di 2-3 embrioni allo stadio precedente ed evitare i rischi di eventuali gravidanze gemellari.
– Permette una diagnosi genetica preimpianto (utile in caso di genitori portatori di patologie o in età avanzata materna).
– Nei casi di rischio di iperstimolazione, il transfer al 5-6 giorno permette di studiare con più attenzione l’evoluzione della salute della donna e decidere se l’impianto è adeguato al momento o conviene crioconservare l’embrione e rimandare.
– Trattandosi di un processo di selezione naturale, una eventuale mancanza di sviluppo di tutti gli embrioni verso lo stadio di blastocisti, evita alla donna un trasferimento inutile.
Tuttavia non si esegue per tutte le pazienti. Dipende da numerosi fattori che vengono valutati di volta in volta come la diagnosi di infertilità di coppia, l’età della paziente, l’eventualità di altre procedure di PMA precedentemente fallite o in presenza di aborti ricorrenti.