Siamo abituati a credere che concepire un bambino sia molto più semplice di quanto in realtà non sia. Ci proteggiamo per anni da gravidanze indesiderate e, nel momento in cui decidiamo di avere un figlio, immaginiamo che volere sia potere. Purtroppo, sappiamo che per molte coppie raggiungere il concepimento – o portare avanti una gravidanza – non è così semplice.
Quando un figlio non arriva o la gravidanza si instaura ma si interrompe prematuramente gli interrogativi sono tanti («sarà colpa mia?» «dove stiamo sbagliando?», «cosa c’è che non va?»), così come le paure.
Oggi vogliamo rispondere a una domanda tra le più comuni: «quando è il momento di rivolgersi a uno specialista di fertilità?».
Rivolgersi a uno specialista di fertilità: niente paura!
Spesso, si tende a rimandare il più possibile la visita presso un centro di fertilità, sia perché si ha paura di una possibile diagnosi che sancisca “su carta” i timori peggiori, sia per paura che anche un solo consulto sia l’ammissione che qualcosa non va o che sia necessariamente il primo passo sulla strada di un trattamento di fecondazione assistita.
Nessuna di queste affermazioni è vera e, anzi, una rapida e corretta individuazione dei motivi che impediscono di raggiungere il concepimento è il punto di partenza necessario per poter ripristinare, ove possibile, la naturale capacità riproduttiva o per individuare strategie di procreazione assistita nei casi in cui questo non sia possibile. Non dimentichiamo che, parlando di fertilità, il fattore tempo gioca un ruolo determinante.
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Perché rivolgersi a uno specialista di fertilità? Non posso andare dal mio ginecologo di fiducia?
Rispetto al ginecologo di base, uno specialista di fertilità potrà indagare le cause dell’infertilità approfondendo l’anamnesi e la situazione clinica sia dei singoli partner che della coppia e, se necessario, effettuare test di fertilità specifici (ad esempio test ormonali – come quello dell’ormone anti-mulleriano –, isterosonosalpingografia – mediante la quale si osserva la permeabilità delle tube di Fallopio –, isteroscopia – fondamentale per identificare ed eventualmente correggere patologie e malformazioni uterine –, spermiogramma, test di frammentazione spermatica…).
Lo specialista di fertilità, inoltre, potrà avvalersi del supporto e della consulenza di genetisti, endocrinologi, nutrizionisti ed altri specialisti di fattori esterni all’organo riproduttivo, che possono compromettere la capacità riproduttiva.
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Dopo aver effettuato tutti gli approfondimenti diagnostici necessari, il medico specializzato in infertilità potrà individuare le cause che impediscono il concepimento o il corretto sviluppo della gravidanza e, se possibile, indicare un trattamento per rimuoverle e per ripristinare la fertilità naturale. Quando questo non è possibile, verrà individuato un piano clinico e terapeutico di procreazione assistita personalizzato, elaborato sulla base di tutti i fattori a disposizione (età della coppia, anamnesi, risultato degli esami…).
Non sarà obbligatoriamente necessario un trattamento di fecondazione in vitro: in alcuni casi, la correzione di patologie o malformazioni a carico dell’apparato riproduttivo, un trattamento farmacologico o una semplice strategia di rapporti mirati possono permettere di raggiungere il concepimento in maniera naturale.
Solo uno specialista in fertilità potrà individuare la soluzione più adeguata al singolo caso.
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Allora, quando rivolgersi a uno specialista di fertilità?
Dovreste considerare di rivolgervi a un medico specializzato in infertilità se:
- La donna ha meno di 35 anni e avete provato a concepire per oltre un anno senza successo.
- La donna ha più di 35 anni e avete provato senza successo per sei mesi.
- Avete già avuto figli ma avete problemi a concepire di nuovo (infertilità secondaria).
- C’è un problema rirpoduttivo accertato, come difficoltà nell’erezione o nell’eiaculazione maschile, PCOS (Sindrome dell’ovaio policistico) o endometriosi nella donna. (inserire link a infografiche)
- Avete avuto due o più aborti.
- Nella storia clinica o familiare ci sono condizioni mediche che aumentano il rischio di menopausa precoce: malattie genetiche, autoimmuni (tiroiditi, neuriti, celiachia, LES, artrite reumatoide…), malattie cronico-degenerative (insufficienza renale cronica o malattie dismetaboliche, come il diabete, a volte per la patologia in sé, a volte per le terapie che si rendano necessarie (patologie autoimmuni associate).
Anche chi deve sottoporsi a trattamenti oncologici e non ha ancora completato il proprio ciclo riproduttivo dovrebbe considerare di rivolgersi a uno specialista in fertilità per capire se e come è possibile preservare le proprie capacità riproduttive durante e/o dopo le cure.
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