Cosa si intende quando si parla di protocollo lungo FIVET? Cosa comporta e soprattutto quanto dura? La fecondazione in vitro è una tecnica di fecondazione assistita che offre una possibilità di concepimento a coppie che hanno difficoltà a farlo in modo naturale. In tale ambito specialistico, nell’ottica di personalizzare al massimo l’approccio terapeutico, si sono sviluppate nel tempo diverse procedure, ovvero vari protocolli di trattamento, compreso quello “lungo”, così definito per le tempistiche che lo caratterizzano. Ecco in cosa consiste e come si distingue dal “corto”.
Protocollo Fivet, di cosa si tratta?
La Fivet, è una tecnica di procreazione medicalmente assistita che vede la fecondazione in vitro in laboratorio, dopo aver prelevato ovuli dalla donna e raccolto spermatozoi dal partner maschile. Una volta avvenuta la fecondazione si sviluppa un embrione che poi viene trasferito nell’utero della futura mamma. Questa metodica è indicata per le coppie che hanno problemi di fertilità dovuti a fattori tubarici, ovarici, maschili o misti. Per aumentare le possibilità di successo della Fivet, è necessario stimolare le ovaie della donna con dei farmaci ormonali, al fine di produrre più ovuli maturi. Esistono diversi protocolli di stimolazione ovarica, che variano in base al tipo, alla dose e alla durata dei farmaci utilizzati. Tra i protocolli più comuni, ci sono il protocollo lungo e il protocollo corto.
Protocollo lungo FIVET, cos’è e cosa comporta
Il cosiddetto “protocollo lungo FIVET” è una delle varie metodiche di trattamento per le coppie infertili ed è caratterizzato da varie fasi che ne estendono la tempistica rispetto ad altre procedure. Sostanzialmente prevede l’uso di farmaci per stimolare l’ovulazione, come il Clomid e il Gonasi. Il protocollo lungo si svolge in diverse fasi:
– Soppressione ovarica: si iniziano ad assumere farmaci agonisti ormonali circa una settimana prima della mestruazione prevista, il giorno 21 di un ciclo di 28 giorni, oppure il secondo giorno del ciclo e si prosegue per circa 10-15 giorni. Gli agonisti agiscono inibendo la produzione naturale degli ormoni FSH e LH che normalmente regolano il ciclo ovarico e la mestruazione. Ciò permette al medico specialista di avere un maggiore controllo sulla stimolazione ovarica vera e propria. La soppressione ovarica viene verificata con un’ecografia e un dosaggio dell’estradiolo nel sangue. Se non è completa, si prolunga l’assunzione degli agonisti per un’altra settimana.
– Stimolazione ovarica: si iniziano ad assumere i farmaci per stimolare la crescita dei follicoli e degli ovociti, in genere all’inizio del ciclo per circa 10-12 giorni, monitorando il tutto con ecografie e dosaggi ormonali. La dose di questi ormoni può essere modificata in base alla risposta ovarica.
– Induzione dell’ovulazione: quando i follicoli hanno raggiunto le dimensioni ottimali, si sospende l’assunzione degli altri farmaci e si esegue un’iniezione di hCG, un ormone che innesca l’ovulazione. Questa si manifesta in genere 36-40 ore dopo la somministrazione.
– Prelievo degli ovuli: avviene quindi 36-40 ore dopo la somministrazione dell’ultimo farmaco. Si tratta di una procedura indolore effettuabile ambulatorialmente e che consiste nell’aspirare gli ovuli dai follicoli con una sonda ecografica vaginale dotata di un ago. Il prelievo dura circa 20 minuti. Più ovuli si ottengono, maggiori saranno le possibilità di successo.
– Fecondazione e trasferimento degli embrioni: gli ovuli prelevati vengono fecondati in laboratorio con gli spermatozoi del partner o di un donatore, in provetta, in modo naturale o mediante la tecnica della microiniezione intracitoplasmatica (ICSI), che consiste nell’inserire un singolo spermatozoo all’interno di ogni ovulo. Gli embrioni ottenuti vengono coltivati in incubatrice per 3-5 giorni, e poi trasferiti nell’utero della donna con un catetere. Quelli in eccesso possono essere crioconservati per eventuali tentativi successivi.
Protocollo lungo FIVET: quanto dura e differenze con il protocollo corto
Il protocollo lungo si estende per un periodo più lungo rispetto al protocollo corto. In genere, può durare circa 4-6 settimane dalla soppressione iniziale dell’ovulazione fino alla raccolta degli ovuli. Ha il vantaggio di consentire una crescita uniforme dei follicoli, di prevenire una luteinizzazione precoce e di ottenere un maggior numero di ovuli e lo svantaggio della durata, insieme a quello del maggior costo e al rischio di iperstimolazione ovarica. La principale differenza tra le due procedure risiede nella fase di soppressione ovarica. Nel protocollo corto, la soppressione avviene in un tempo più breve. Gli antagonisti vengono somministrati insieme alle gonadotropine, a partire dal secondo o terzo giorno del ciclo, e vengono sospesi quando si effettua l’iniezione di Gonasi (hCG). Il protocollo corto ha una durata media di 2-3 settimane. Entrambi gli approcci hanno le loro indicazioni specifiche, e la scelta tra i due dipende dalle esigenze e dalla risposta individuale della paziente al trattamento.
Protocollo FIVET: quale il migliore e a chi rivolgersi?
Non esiste un protocollo FIVET definibile migliore rispetto ad altri, poiché la scelta dipende dalle caratteristiche individuali della paziente, dalla sua risposta ai farmaci e dalle raccomandazioni del medico specialista in fertilità. Il protocollo lungo potrebbe essere consigliato per le pazienti con riserva ovarica ridotta o con risposte inconsistenti alla stimolazione ovarica. D’altra parte, il protocollo corto può essere considerato per le pazienti con una risposta ovarica più prevedibile. La decisione su quale protocollo seguire viene presa dal medico specialista in fertilità dopo una valutazione completa del caso. A chi rivolgersi? Ad un centro specializzato in fertilità come la clinica Raprui, in grado di offrire non solo professionisti qualificati, aggiornati sui migliori protocolli, ma anche strumentazioni e tecnologie avanzate sia per la diagnosi di infertilità che per i singoli trattamenti.