PMA è l’acronimo italiano di Procreazione Medicalmente Assistita e sta ad indicare l’insieme di procedure che si possono impiegare per aiutare le coppie infertili a concepire un bambino. Si va dai più semplici trattamenti farmacologici a tecniche di fecondazione in vitro più o meno complesse, a cui è possibile accedere in modo estremamente personalizzato, in base ad una diagnosi accurata. Ciò significa che una metodica non può mai essere considerata migliore di altre in assoluto: semplicemente c’è quella più giusta per il caso specifico. Nel dettaglio è possibile definire la PMA come una serie di procedure che implicano la manipolazione di ovociti, spermatozoi o embrioni nell’ambito di un trattamento che ha lo scopo di dare origine ad una gravidanza. Ma quali sono queste tecniche? E soprattutto, quando si può parlare di infertilità e cosa fare?
Infertilità di coppia, cosa è e quando rivolgersi ad uno specialista
L’ OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) definisce l’infertilità come una patologia caratterizzata dall’assenza di concepimento dopo 12/24 mesi di rapporti intimi mirati – o 6 mesi se la donna ha più di 35 anni. Prima di tali tempistiche non bisogna preoccuparsi, è considerato normale; oltre, è consigliato rivolgersi ad uno specialista della fertilità per indagarne le cause che possono essere fisiche, psicologiche, ambientali, sia maschili che femminili (con le medesime percentuali) o entrambi. In Italia questa patologia colpisce circa il 15% delle coppie. Fondamentale è la diagnosi precoce, che può essere fatta in centri specialistici sia pubblici che privati, ma di comprovata esperienza ed autorizzati, come Raprui, dove è possibile essere seguiti anche per il successivo iter di PMA necessario. Una volta individuata la causa, infatti, lo specialista potrà fare riferimento ad una serie di opzioni terapeutiche per trattare l’infertilità di coppia; queste possono essere più o meno complesse ed invasive e per tale motivo vengono suddivise in tecniche di primo, secondo e terzo livello.
PMA tecniche di primo livello
Sono semplici, per nulla o minimamente invasive, caratterizzate dal fatto che il concepimento avviene all’interno del corpo femminile e non in provetta. Tra queste è possibile inserire il monitoraggio dell’ovulazione finalizzato ai rapporti mirati, la stimolazione ovarica e l’induzione dell’ovulazione, con farmaci ormonali, in caso di donne con cicli anovulatori o irregolari. Fa parte delle tecniche di primo livello anche la IUI (Inseminazione Intra Uterina): è indicata nei casi di infertilità maschile legata a difficoltà di eiaculazione, lieve alterazione dei parametri seminali e impotenza; altresì è utile nei casi di infertilità femminile dovuti ad alterazioni del muco cervicale, fattori immunologici o disfunzioni ovulatorie. Come funziona? Dopo 3-4 giorni di astinenza l’uomo deve raccogliere del liquido seminale che viene poi preparato e trattato in laboratorio (unica minima manipolazione dei gameti); una volta pronto, al momento dell’ovulazione viene inserito all’interno della cavità uterina con un sottile catetere. Da qui gli spermatozoi risalgono attraverso le tube di Falloppio per incontrare l’ovulo da fecondare e quindi il concepimento può avvenire in modo naturale, fisiologico. L’assistenza del medico c’è stata dunque, ma in una fase precedente. In taluni casi la IUI può prevedere anche una stimolazione ovarica.
PMA tecniche di secondo livello
Sono più complesse dal punto di vista tecnico, poiché comportano la fecondazione fuori dall’organismo femminile, in vitro. Tra queste primeggia la FIVET, indicata nei seguenti casi: disturbi dell’ovulazione, fattori immunologici, endometriosi, patologia tubarica, oligo-astenospermia di grado lieve; prevede una stimolazione ovarica ed il prelievo di ovociti, nonché la raccolta di liquido seminale. Questi vengono poi inseriti in una piastra (o provetta) e l’incontro tra gameti avviene in modo naturale. Dopo 3-5 giorni avviene il transfer embrionale in utero. L’ICSI (Iniezione Intracitoplasmatica di Spermatozoi) segue la stessa procedura, ma la fecondazione avviene meccanicamente, come si evince dal nome, iniettando uno spermatozoo direttamente nell’ovocita con un ago sottilissimo. È una pratica necessaria nei casi più gravi di infertilità maschile. Anche l’IMSI è una tecnica di PMA di secondo livello e rappresenta l’evoluzione della ICSI: prevede una selezione dello spermatozoo altamente sofisticata.
PMA e tecniche di terzo livello
TESE, TESA, MESA e PESA sono invece tecniche di III livello. Prevedono sempre una fecondazione in vitro, ma sono caratterizzate dal recupero chirurgico degli spermatozoi. Si tratta di interventi relativamente semplici, ma che richiedono tecnologie e competenze all’avanguardia. Non tutti i centri per la fertilità sono infatti attrezzati ad affrontarli. Ovviamente, come è facile capire, si impiegano tali trattamenti nei casi più gravi e complessi di infertilità maschile.
PMA a chi rivolgersi?
La PMA è regolata dalla legge 40/2004 e dalle sue successive modifiche, come quella che del 2014 che ha fatto decadere il divieto di fecondazione eterologa nel nostro Paese. La stessa normativa ha stabilito la creazione di un Registro Nazionale PMA, gestito dall’Istituto Superiore di Sanità, finalizzato a raccogliere i dati delle strutture autorizzate all’applicazione di queste tecniche, al fine di offrire una totale trasparenza ai pazienti e mettere a punto una Relazione annuale del Ministro al Parlamento. Qui è possibile trovare anche una lista dettagliata dei centri autorizzati in ogni regione italiana. Tra questi c’è anche la clinica Raprui, con esperienza trentennale ed un numero elevatissimo di bambini nati con procedure di PMA, anche di terzo livello.