L’ovodonazione è una tecnica di fecondazione eterologa utile in alcuni casi di infertilità femminile. Al riguardo c’è ancora molta confusione nell’opinione pubblica e questo provoca grandi ansie nelle donne che non possono avere figli e ricevono dallo specialista tale proposta terapeutica. E’ importante capire bene di cosa si tratta ed in questo senso sono fondamentali le esperienze in prima persona. Ne abbiamo raccolte alcune.
Cos’è l’ovodonazione
E’ una tecnica di fecondazione assistita che utilizza ovuli di una donatrice esterna alla coppia, da fecondare in vitro con gli spermatozoi del partner. E’ per questo definita eterologa. Per sottoporsi a tale terapia -che comporta una Fivet-Icsi – occorre rivolgersi ad una struttura specializzata ed autorizzata e ricevere una diagnosi di infertilità femminile non altrimenti trattabile. Nello specifico possono accedervi le donne con le seguenti problematiche:
- Menopausa chirugica (con asportazione delle ovaie)
- Menopausa precoce/ Esaurimento della funzione ovarica
- Scarsa qualità degli ovuli, tale da non permettere il concepimento o l’adeguato sviluppo dell’embrione
- Assenza congenita delle ovaie (come nella Sindrome di Turner)
- Altre cause iatrogene (come la chemio-radioterapia)
- Altre patologie che compromettono la capacità riproduttiva della donna
- In caso di rischio di trasmissione al bambino di una malattia genetica di cui la donna è portatrice
- Dopo ripetuti fallimenti di altre tecniche di fecondazione assistita omologa
- In presenza di poliabortività sine causa
Sono casi che vengono raccontati nelle seguenti testimonianze.
Ovodonazione dopo anni di errata diagnosi
Dopo 5 anni di matrimonio non era mai arrivata una gravidanza e abbiamo deciso di cominciare un percorso di fecondazione. All’epoca, nel 2014, avevo 32 anni e sono stata seguita in un centro nella mia regione. Peggio di così non potevo capitare. ……Inizialmente il problema era attribuito a mio marito…. Per superare questo problema bisognava ricorrere a una ICSI….Dopo tre tentativi continuativi non capivano ancora come mai producevo solo 2-3 ovuli e mai di buona qualità. Sentendomi presa in giro ho cambiato centro, spostandomi di regione, ma la sentenza restò invariata: “scordati il tuo desiderio perché stai entrando precocemente anche in menopausa”.
Sono una persona combattiva ma tutto questo mi aveva messo a dura prova tanto da decidere di interrompere ogni tentativo. Nel 2017, a 35 anni, tramite una conoscente vengo indirizzata dal Prof. Fabrizio Cerusico del Centro RAPRUI per una consulenza. Riacquistiamo così la fiducia e nel 2018 con mio marito ritentiamo l’omologa anche sapendo delle scarse possibilità di successo. Seguiti dal team RAPRUI con la stimolazione ottengo per la prima volta 8 ovociti e un segnale positivo, anche se purtroppo finisce in biochimica. Sotto mia responsabilità ritentiamo con l’impianto degli ultimi tre embrioni, precedentemente crioconservati, ma nulla.
A questo punto non resta che l’ovodonazione e subito al primo transfer, in piena pandemia, da RAPRUI finalmente arriva il miracolo che aspettavamo da anni. A differenza degli altri centri qui non ci hanno messo fretta, hanno studiato realmente il caso cercando l’obiettivo positivo. (per la testimonianza completa leggere “Così si può costruire una famiglia”).
Ovodonazione, quando gli ovuli non sono di buona qualità
Tutto il percorso è cominciato nel lontano 2014 quando ho dovuto togliere le tube. Da molto piccola sono stata operata d’appendicite ma l’infezione purtroppo aveva intaccato irrimediabilmente anche le tube. L’ho scoperto solo a 36 anni e l’unica possibilità era attraverso la fecondazione assistita….Per ben tre volte in un anno e mezzo siamo passati attraverso la stimolazione ormonale, il prelievo degli ovuli e la fecondazione con tecnica ICSI. Abbiamo sempre prodotto dei buoni embrioni, apparentemente, ma nessuno di questi tre tentativi che sono concessi con il servizio sanitario nazionale hanno portato a delle beta positive….. È stato un duro colpo perché non avevamo neanche individuato quale fosse il problema. Siamo andati da RAPRUI nel 2017. Vedendo le cartelle cliniche relative ai precendenti trattamenti la dottoressa Antinori aveva notato che gli embrioni impiantati non si erano sviluppati nei tempi giusti per cui almeno una prima risposta l’avevamo ottenuta.
Da qui lunghe serie di analisi e lunghe chiaccherate per decidere il percorso da seguire. Questa volta ho preferito evitare nuove stimolazioni e con ciclo spontaneo hanno prelevato tre ovuli ma nulla di fatto. Mi sono fatta coraggio e abbiamo cominciato la stimolazione, per avere più possibilità di ottenere l’ovulo giusto. Su sette quattro sono diventati embrioni e nei seguenti transfer ci si è accesa una lucina con delle beta positive ma erano basse.
L’evidenza che i miei ovuli non erano abbastanza sani è stato un duro colpo e per un anno ci siamo presi una pausa per capire se avevamo la forza di provarci un’ultima volta con l’eterologa. Siamo tornati da RAPRUI perché nonostante tutto avevamo grande fiducia in loro, ci hanno dato supporto emotivo e abbiamo sempre parlato tanto. Per fortuna non abbiamo gettato la spugna perché al primo tentativo con l’ovodonazione ci siamo riusciti. Alla vista di quelle beta così alte ci siamo messi a piangere dall’emozione. (Qui tutta la testimonianza).
Gravidanza con ovodonazione dopo 10 anni di tentativi
Ho iniziato il mio percorso nella fecondazione assistita intorno ai 32 anni, dopo aver provato per un anno intero a restare incinta in modo naturale. Sulla mia strada ho avuto a che fare con parecchi centri prima di arrivare da Monica Antinori, ed è con lei che sono riuscita a realizzare a 42 anni la nascita di mio figlio.
Sono ricorsa alla PMA perché essenzialmente avevo un problema tecnico, gli ovociti non si incanalavano nell’utero ma si fermavano nelle tube. Infatti sono stata operata due volte per gravidanza extrauterina. Ho provato prima a far aprire una tuba ma purtroppo non è andata come doveva e mi sono trovata obbligata a toglierle entrambe.
Questi i vari fallimenti a cui sono andata incontro nella mia vita: 8 ICSI e anche un paio di inseminazioni di I livello. Ho provato in un paio di centri, tra cui uno convenzionato in Toscana e uno a Roma, e anche in ospedale. In tutti questi anni ho avuto solo un esito positivo che però si è interrotto. Non veniva studiato un protocollo personalizzato e ho assunto davvero tanti ormoni.
Grazie al passaparola di ex-pazienti sono arrivata infine al centro RAPRUI di Monica Antinori….non mi ha mai nascosto la situazione. Avevo crioconservato gli ovuli ma non erano adatti. Arrivavano allo stadio di blastocisti ma non riuscivano a impiantarsi e quindi siamo dovuti ricorrere a un’ovodonazione……Il resto del percorso è stato semplice….siamo riusciti a ottenere una gravidanza splendida, senza intoppi.
Ovodonazione in caso di incompatibilità genetica
Nonostante riuscissi con grande facilità a restare incinta naturalmente nessuna delle gravidanze andava avanti. Avevo 39 anni, mio marito di qualche anno più giovane, e dopo tanti aborti e relativi raschiamenti volevamo capire che cosa non funzionava in noi.
Il ginecologo ci ha indicato un centro per fare una diagnosi pre-impianto e di lì la scoperta dell’incompatibilità genetica. Uniti insieme i miei ovuli e i suoi spermatozoi portavano alla formazione di embrioni alterati senza possibilità di impianto.
Davanti a noi non c’erano soluzioni alternative, l’eterologa non era ancora realtà in Italia e in quel centro erano stati davvero troppo superficiali. Ci cambiavano continuamente i referenti e a ogni visita dovevamo raccontare tutto da capo con grande imbarazzo.
Raprui ci è stata indicata da un’amica che era stata seguita molto bene da loro. Un’organizzazione completamente diversa, disponibilità e attenzione al paziente di un altro livello. Abbiamo notato subito la loro predisposizione ad approfondire ogni aspetto medico e psicologico. Soprattutto avevamo dei referenti!
Nel frattempo l’eterologa in Italia si era sbloccata e sono stata tra le prime ad approfittarne. Ricordo tante paure, ma la speranza sempre accesa. I singoli embrioni continuavano a non attecchire ma la svolta c’è stata con la decisione di trasferire contemporaneamente due ovociti fecondati. A quel punto qualcosa si è sbloccato e grazie alla Raprui abbiamo avuto successo. Un figlio che tra l’altro mi somiglia incredibilmente dimostrando anche la grande attenzione nella ricerca della giusta donatrice. Forti di questa esperienza abbiamo riprovato nuovamente tre anni dopo. Il risultato: due gemelli!
Il nostro legame con Raprui e cresciuto insieme ai nostri tre figli e ringraziamo ancora tutto lo staff per averci sostenuto nel diventare una grande famiglia.