Il congelamento degli ovociti permette alle donne di conservare i propri gameti per un impiego futuro. Tale opzione può essere utile o necessaria in diverse situazioni: problemi di salute e/o chemioterapia, ritardo della maternità per motivi di lavoro o semplicemente perché non si ha un compagno con cui fare un figlio, oppure in un percorso di fecondazione assistita. Al momento giusto possono essere scongelati ed impiegati per una fecondazione assistita. Quali e percentuali di successo? Scopriamolo insieme, direttamente dalle testimonianze delle donne che lo hanno fatto.
Ovociti congelati: di cosa si tratta
Quando si parla di ovociti congelati, sorgono subito molti dubbi, circa la sicurezza di tale procedura per i gameti, ma anche per l’eventuale embrione e bambino che ne potrebbe nascere. In realtà oggi gli studi scientifici ci confermano che non esistono rischi sostanziali, soprattutto dopo che è stata introdotta nella pratica la cosiddetta “vitrificazione”, che riduce il pericolo della formazione di cristalli di ghiaccio e migliora le probabilità di sopravvivenza al processo di scongelamento. Come funziona tutta la procedura? Si parte ovviamente da una stimolazione ovarica, durante la quale la donna assume ormoni per favorire la maturazione di più ovociti. Dopo circa due settimane, si effettua un prelievo attraverso un intervento in anestesia locale o sedazione. Gli ovociti raccolti vengono quindi trattati con la tecnica della vitrificazione che prevede la lavorazione del gamete con una soluzione fortemente concentrata di crioprotettori congelanti: serve a disidratarlo e a prepararlo al congelamento, quasi istantaneo. A questo punto si provvede alla conservazione in azoto liquido a -196 °C o -321 °F, fino all’eventuale utilizzo. Si parla in questo caso di crioconservazione.
Ovuli congelati, a chi serve ed in quali casi è utile
Il congelamento degli ovociti è particolarmente utile per donne che:
- Desiderano posticipare la maternità per un qualunque motivo personale
- Affrontano trattamenti medici che possono compromettere la fertilità come la chemioterapia o l’asportazione delle ovaie
- Presentano altre problematiche di salute che in futuro possono rendere difficile concepire un bambino
- Si sottopongono ad una tecnica di fecondazione assistita: dopo il prelievo ovocitario non sempre vengono impiegati tutti gli ovuli o comunque non subito; la crioconservazione permette di tentare la fecondazione assistita in un secondo momento, dopo un primo fallimento o un successo, evitando una nuova stimolazione ovarica.
Ovociti congelati: percentuali di successo
Le percentuali di successo del congelamento degli ovociti sono incoraggianti. Studi recenti mostrano che, una volta scongelati, gli ovociti hanno una buona probabilità di essere fecondati e condurre ad una gravidanza. Le percentuali variano in base all’età della donna al momento del congelamento e alla qualità degli ovociti. In generale, le donne di età inferiore ai 35 anni presentano tassi di successo più elevati, con circa il 50-60% di possibilità di gravidanza per ogni ciclo di fecondazione assistita utilizzando ovociti congelati. Alcuni studi suggeriscono che i risultati ottenuti con tale procedura siano equivalenti a quelli ottenuti con ovuli freschi. Fondamentale è ovviamente anche rivolgersi ad una struttura qualificata, una clinica per la fertilità che sia in grado di offrire anche le adeguate soluzioni tecnologiche per la vitrificazione e la crioconservazione di ovociti, spermatozoi o embrioni, come la Raprui.
Ovociti congelati: testimonianze
Le storie di successo di donne che hanno utilizzato ovociti congelati sono fonte di ispirazione e speranza. Ecco alcune testimonianze significative raccolte presso la clinica Raprui:
Cambio di terapia e risultato: la coppia ha affrontato un lungo percorso di fecondazione assistita a causa dell’infertilità maschile, indotta da un intervento per tumore ai testicoli. Dopo due tentativi falliti con il materiale seminale crioconservato, ha deciso di rivolgersi al centro RAPRUI, dove è stata avviata una nuova terapia. Grazie alla stimolazione ovarica e al congelamento di 6 ovuli, è stato possibile ottenere embrioni sani con diagnosi pre-impianto. Il successo è arrivato al primo tentativo nel gennaio 2020, con il trasferimento di un embrione, e nel settembre dello stesso anno è nato un bambino. Il congelamento degli ovociti e la scelta accurata dei tempi di trasferimento hanno giocato un ruolo fondamentale nel risultato positivo.
Senza di loro avrei provato all’infinito: i protagonisti di questa storia hanno cominciato a cercare una gravidanza sin dal 2018, ma nonostante numerosi tentativi e visite mediche, non riuscivano nell’intento. Dopo la diagnosi di fibromi e utero setto, la coppia si è affidata al Prof. Fabrizio Cerusico della RAPRUI. Durante la pandemia, hanno deciso di congelare un ovulo, nel caso fosse stato necessario, in vista di un futuro trattamento. Successivamente, dopo aver effettuato un intervento chirurgico per correggere i problemi uterini, sono passati alla fecondazione assistita. Grazie al congelamento degli ovociti e alla tecnica ICSI, hanno ottenuto due embrioni sani da impiantare e così al primo tentativo sono nate deu gemelline!
La diagnosi preimpianto ci ha dato una vera possibilità: dopo una gravidanza con sindrome di Down e la scoperta di una traslocazione cromosomica, la coppia ha tentato la fecondazione assistita con diagnosi preimpianto, ma senza successo in due centri diversi, nonostante stimolazioni ovariche adeguate. Dopo aver considerato altre opzioni, si è rivolta alla clinica RAPRUI, dove ha scelto l’eterologa come unica soluzione possibile. Grazie alla donazione di ovociti (ovviamente crioconservati), si è riusciti nell’intento di ottenere 4 blastocisti su 8 ovociti, e con successo è stato possibile effettuare il transfer, dando vita a una gravidanza positiva al primo tentativo.