La ricerca di una gravidanza è un’esperienza emozionante e sempre coinvolgente nella vita di molte donne e coppie, ma quando si tratta di fecondazione assistita, le aspettative e le preoccupazioni possono diventare particolarmente intense. La fecondazione in vitro in particolare prevede diversi passaggi cruciali, l’ultimo e più importante dei quali è il transfer dell’embrione in utero. A questo punto, alla fine del percorso di PMA è lecito essere particolarmente ansiosi nell’attesa dell’attecchimento e di un test di gravidanza positivo. È comune chiedersi quali sintomi aspettarsi e cosa significa se invece non si avverte alcun disturbo. Ecco tutto quello che occorre sapere al riguardo, per affrontare il tutto con maggiore serenità e consapevolezza.
Transfer embrione, quando si fa e come
Il transfer dell’embrione è una fase chiave- l’ultima- del processo di fecondazione in vitro. È programmato ed eseguito con estrema precisione per massimizzare le probabilità di successo. Di solito, avviene tra il terzo ed il quinto giorno di sviluppo dell’embrione, ovvero in quello stadio utile allo scopo dell’attecchimento in utero. Il medico specialista in fecondazione assistita utilizza un particolare catetere per posizionare l’embrione all’interno dell’utero, passando delicatamente per via vaginale. È una procedura indolore, che richiede pochissimi minuti, ma è ad alto impatto emotivo. La scelta del giorno per il trasferimento può variare in base a diversi fattori, come il numero e la qualità degli embrioni disponibili, l’età della paziente e la storia clinica. Frequentemente si tende a preferire le blastocisti (quinto giorno) per essere maggiormente certi della loro capacità di sopravvivenza. Si può trasferire un singolo embrione o più di uno fino ad un massimo di tre, per avere maggiori probabilità di successo, ma le gravidanze multiple o gemellari comportano dei rischi maggiori, per cui ogni caso va valutato in modo personalizzato.
Transfer embrione, quali i sintomi di impianto e dopo quanto tempo?
Dopo il transfer dell’embrione, si vive come in un limbo, in attesa di piccoli sintomi che possano suggerire il successo dell’operazione, ovvero l’impianto nell’endometrio, ma al contempo in un tumulto di emozioni ed apprensioni, per il timore che qualcosa vada storto. È importante sottolineare che i sintomi possono variare notevolmente da persona a persona, e alcune donne potrebbero non sentire nulla, cosa molto facile per le primissime settimane. Inoltre, molti dei sintomi che si verificano dopo il transfer dell’embrione possono essere facilmente confusi con altre condizioni o sensazioni fisiche frequenti. Dunque, quali possono essere i sintomi precoci di una gravidanza?
- Spotting: leggere perdite ematiche. Talvolta l’impianto in utero provoca la rottura di piccoli capillari: ciò può verificarsi circa una settimana dopo il transfer.
- Tensione mammaria e sensibilità dei capezzoli: è provocato a volte dall’aumento dell’ormone beta-HCG, indicativo di una gravidanza.
- Lievi crampi addominali
- Variazioni dell’umore e stanchezza
- Cambiamenti nel gusto e nell’olfatto
È importante sottolineare come questi sintomi, quasi tutti dovuti a sbalzi ormonali, possano manifestarsi in maniera più o meno evidente o essere totalmente assenti. Inoltre – va ricordato- nessuno di tali o altri disturbi può garantire che sussista una gravidanza. Bisogna sempre aspettare il momento giusto per fare il test.
Nessun sintomo di gravidanza dopo il transfer, cosa significa?
Detto ciò, l’assenza di sintomi di gravidanza dopo il transfer dell’embrione non deve destare preoccupazioni e non è necessariamente un indicatore negativo. Molte donne non sperimentano disturbi evidenti fino a diversi giorni o settimane dopo l’impianto, anche durante gravidanze naturali. La mancanza di sintomi non significa che il transfer dell’embrione non sia stato efficace o che la gravidanza sia impossibile. È importante ricordare che ogni organismo reagisce in modo diverso alla gravidanza. Alcune donne possono sperimentare tutti i sintomi sopra elencati, mentre altre potrebbero non avvertirne nemmeno uno. Non solo: una medesima donna può avere più gestazioni, ognuna con caratteristiche diverse! Inoltre, i sintomi di gravidanza possono essere influenzati da numerosi fattori, tra cui la quantità di ormoni prodotti dall’embrione, la sensibilità individuale agli ormoni e la risposta dell’utero alla presenza del nuovo arrivato. Pertanto, non è possibile trarre conclusioni definitive basate solo sulla presenza o assenza di sintomi.
Quanto tempo dopo il transfer dell’embrione si fa il test di gravidanza e perché?
Dopo il transfer dell’embrione, è naturale desiderare una conferma precoce di una possibile gravidanza. Tuttavia, è importante attendere il momento giusto per effettuare un test di gravidanza al fine di ottenere risultati accurati ed evitare falsi positivi o falsi negativi. Di solito, si consiglia di attendere circa due settimane dopo il transfer prima di effettuare il test. La ragione principale di questa attesa è che l’ormone beta-HCG, noto anche come “ormone della gravidanza”, ha bisogno di tempo per accumularsi nell’organismo in quantità sufficienti da essere rilevabile da qualunque test, compresi quelli domiciliari. Tale ormone è prodotto dallo stesso embrione dopo l’impianto nell’utero e la sua concentrazione aumenta nel sangue e nelle urine con il passare del tempo. Effettuare un test troppo presto, prima che il livello di beta-HCG sia sufficientemente elevato, può portare a risultati falsamente negativi, causando delusione e ansia. Pertanto, è consigliabile seguire le indicazioni del proprio medico specialista nella fecondazione assistita sulla tempistica giusta e affidarsi allo stesso per tutti i dubbi e le paure che possono subentrare nell’attesa, proprio come nel caso di assenza di sintomi.