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Il mancato attecchimento di una blastocisti all’endometrio è un evento che può manifestarsi tanto in un concepimento avvenuto in modo naturale quanto in uno conseguente ad un ciclo di fecondazione assistita come la FIVET o l’ICSI. In questo secondo caso, diventa particolarmente importante capirne le cause e risolvere il problema. Quando infatti l’embrione non si annida nel rivestimento interno dell’utero la gravidanza non si sviluppa e si ha di fatto un fallimento della procedura di PMA, con tutte le delusioni del caso. Ecco cosa occorre sapere e fare per migliorare le probabilità di successo in queste situazioni.

Mancato attecchimento blastocisti cosa significa?

Cos’è una blastocisti

In un concepimento naturale quando ovulo e spermatozoo si incontrano nelle tube si forma uno zigote che impiega circa 5 giorni per arrivare all’interno dell’utero, subendo un particolare sviluppo. La blastocisti rappresenta l’embrione in questa fase: è composta da circa 100-200 cellule ed è caratterizzata da una cavità piena di liquido e da due diversi gruppi di cellule: il trofoectoderma, che formerà la placenta, e la massa cellulare interna, che darà origine all’embrione vero e proprio. In un ciclo di fecondazione assistita, sempre più spesso la blastocisti viene preferita agli embrioni più giovani (di 2 o 3 giorni), al contrario di quanto avveniva in passato: è più forte e sana rispetto alle altre, ha già superato una prima selezione naturale e quindi ha già sviluppato una buona capacità di impianto in utero, esattamente come avverrebbe in una gravidanza naturale. In questo modo, si riduce il rischio di fallimento dell’impianto e si aumenta la probabilità di successo del trattamento di PMA. Comunemente tra le blastocisti maturate in provetta, si sceglie quella di migliore qualità, basandosi su una serie di fattori come il numero di cellule presenti, la simmetria, la frammentazione e l’aspetto della cavità: gli embrioni di qualità inferiore presentano segni di frammentazione cellulare e una cavità malformata, riducendo le possibilità di attecchimento.

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Mancato attecchimento blastocisti: le cause

Il mancato attecchimento di una blastocisti può dipendere da molti fattori, ma le principali cause vanno ricondotte all’embrione, all’utero o a fattori immunologici.

  • Qualità dell’embrione: se questa fosse bassa potrebbe verificarsi un mancato attecchimento; ciò può dipendere dall’età avanzata della donna (che ha contribuito con l’ovocita), da fattori genetici o ambientali che possono compromettere la corretta suddivisione cellulare.
  • Anomalie dell’utero: questo gioca un ruolo determinante nell’impianto dell’embrione. Un’endometriosi, polipi uterini, fibromi o un utero anomalo possono compromettere la capacità dell’embrione di attaccarsi alla mucosa uterina. Lo stesso dicasi per l’endometrio: se non è dello spessore giusto o se non è pronto per altri motivi, non può accogliere l’embrione.
  • Problemi immunologici: il sistema immunitario della donna può avere un impatto negativo sull’impianto. In alcuni casi, infatti può riconoscere l’embrione come un corpo estraneo e scatenare una risposta immunitaria contro di esso.
  • Fattori ormonali: ad esempio, livelli insufficienti di progesterone, un ormone essenziale per la preparazione dell’utero all’impianto, possono causare un fallimento nell’attecchimento.
  • Anomalie genetiche dell’embrione: anche se questo problema è difficile da prevedere, tecniche come il test genetico preimpianto (PGT) possono essere utili per selezionare embrioni senza anomalie cromosomiche, riducendo il rischio di insuccesso.

Mancato attecchimento blastocisti: i rimedi e a chi rivolgersi

Se il mancato attecchimento della blastocisti si verifica più volte, è importante intraprendere una serie di azioni per indagare le cause e trovare possibili soluzioni. Essere seguiti da esperti della fertilità qualificati e sempre aggiornati come i professionisti di Raprui è una garanzia di attenzione. Questo centro è in grado di offrire oltre alla competenza dei medici anche tecnologie avanzate per la diagnosi ed il trattamento dell’infertilità e procedure come la PGT.  Un’analisi approfondita della situazione è necessaria per stabilire il trattamento più adatto e personalizzato per la coppia. Queste le opzioni più comuni a disposizione:

  • Individuare blastocisti di qualità più alta: si possono adottare ad esempio tecniche come la diagnosi preimpianto, che permette di scegliere gli embrioni senza anomalie genetiche. Inoltre, il trattamento degli ovociti con tecniche di supporto, come l’iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi (ICSI), può migliorare le probabilità di successo.
  • Trattamenti ormonali: se la causa è un’insufficienza di progesterone o si riscontrano altri squilibri ormonali, è possibile intervenire con una terapia farmacologica di supporto.
  • Interventi chirurgici: laddove sussistano fibromi, polipi o altre anomalie uterine, è possibile ricorrere alla chirurgia per rimuovere tali ostacoli e migliorare le possibilità di impianto.
  • Esami immunologici: nel sospetto di tali problematiche lo specialista può prescrivere test specifici per identificare eventuali risposte immunitarie che interferiscono con l’attecchimento. L’uso di farmaci immunosoppressori talvolta apporta benefici.

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