Molte donne sperimentano episodi o periodi prolungati di nausea in gravidanza in modo più o meno debilitante. L’iperemesi gravidica (o gravidarium) è la sua forma più estrema e pericolosa che può arrivare anche ad indurre seri rischi di salute per la futura mamma. Ecco cosa occorre sapere al riguardo.
Iperemesi gravidica, cos’è e quanto dura
Con questo termine si indica una condizione caratterizzata da una costante e grave sensazione di nausea accompagnata da vomito tale da alterare la qualità della vita della gestante, determinare una perdita di peso e -cosa più importante e seria- sviluppare disidratazione e disturbi elettrolitici pericolosi. Per tale motivo va distinta dalla ben più innocua e comune nausea definita come “malattia mattutina” benché possa essere presente nel più ampio arco della giornata. Questo tipico sintomo gravidico si sviluppa in genere nel primo mese e comporta nausea accompagnata da episodi di vomito che non induce disidratazione. Al massimo può dare luogo ad una leggera perdita di appetito e ad un senso generale di affaticamento: è fastidiosa, ma non pericolosa e di solito scompare dopo 12-14 settimane. L’iperemesi gravidica comporta invece i seguenti sintomi:
- Nausea grave ed attacchi di vomito violenti che rendono difficile mantenere qualunque cibo
- Avversione alimentare e spesso perdita totale dell’appetito
- Tutto ciò induce perdita di peso (anche oltre il 5%), carenze nutrizionali e disidratazione con conseguenti effetti:
- senso di debilitazione ed affaticamento grave
- squilibri elettrolitici
- stato confusionale
- svenimenti
- ipotensione
- battito cardiaco accelerato.
Tali disturbi cominciano a presentarsi già dal primo mese di gravidanza ed aumentano costantemente fino alla 13-14° settimana. Poi fortunatamente inizia un periodo di sollievo nella maggioranza dei casi, benché molte donne (circa il 20%) continuino a soffrire di iperemesi fino al momento del parto.
Iperemesi gravidica, le cause
Le cause non sono ancora state ben identificate, anche se sembra evidente il ruolo degli ormoni con particolare riferimento alla gonadotropina corionica umana (hCG), che è secreta dalla placenta durante la gravidanza, con un imponente picco al suo inizio. Altri fattori sembrano inoltre essere collegati allo sviluppo di iperemesi gravidica, come i seguenti:
- precedenti familiari
- gravidanza gemellare
- sovrappeso ed obesità
- prima gravidanza
- malattia trooblastica (caratterizzata da una crescita anomala di cellule all’interno dell’utero).
Iperemesi gravidica, quali rimedi?
Per fortuna esistono dei modi per alleviare questa condizione e soprattutto i suoi effetti debilitanti. La scelta del trattamento dipende dalla gravità dei sintomi e va concordata con il medico ginecologo di fiducia. Nei casi più lievi è utile ad esempio provare a nutrirsi con mini pasti più frequenti e bere a piccoli sorsi le giuste quantità d’acqua quotidiane, ma per l’iperemesi c’è spesso bisogno di farmaci antiemetici capaci di prevenire e reprimere gli attacchi di vomito. Lo scopo è quello di migliorare la qualità della vita, di evitare carenze nutrizionali, ma soprattutto la disidratazione, che può essere molto pericolosa. A tal fine nei casi più gravi o nei quali non si è intervenuti precocemente può addirittura essere necessario il ricovero ospedaliero della gestante. Una struttura sanitaria sarà in grado di tenere sotto controllo lo stato di salute generale di mamma e figlio, ma soprattutto di intervenire con terapie mirate come la reidratazione attraverso la somministrazione di fluidi per via endovenosa o addirittura l’alimentazione tramite tubicino nasogastrico.