L’inseminazione artificiale o intrauterina (IUI) è una tecnica di primo livello di PMA (Procreazione Medicalmente Assistita). In cosa consiste? In quali casi è utile, come viene eseguita e a chi rivolgersi? Quando una coppia ha difficoltà a concepire naturalmente un bambino può indirizzarsi alla medicina riproduttiva. Dopo un’accurata diagnosi, le opzioni terapeutiche a disposizione sono numerose e la IUI è una di queste. Ecco tutto quello che c’è da sapere al riguardo.

Infertilità di coppia
Sempre più persone in età fertile hanno difficoltà a concepire un bambino. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) stima che nel mondo riguardi circa il 15% delle coppie. Dopo 12 mesi di tentativi senza successo o 6 se la donna ha più di 35 anni, si parla di infertilità e a questo punto è consigliabile rivolgersi ad uno specialista. Le cause sono diverse e numerose, spesso dovute a più fattori: età avanzata, squilibri ormonali, endometriosi, patologie, stili di vita poco salutari. In tale contesto la Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), un insieme di tecniche volte a supportare le coppie nella realizzazione del desiderio genitoriale, si attesta come un aiuto concreto e decisivo. Tra le procedure meno invasive e più accessibili vi è l’inseminazione artificiale, più correttamente definita come inseminazione intrauterina (IUI).
Inseminazione artificiale o primo livello di PMA: di cosa si tratta?
L’inseminazione artificiale è una delle metodiche di PMA più utilizzata. È così definita perché rispetto alle altre è una procedura più semplice, non chirurgica, non invasiva, che richiede un minimo intervento medico. Esistono diverse tecniche di inseminazione artificiale, ma la più efficace ed impiegata è sicuramente quella intrauterina, nota anche con l’acronimo IUI. Consiste nell’introduzione, direttamente nella cavità uterina, di spermatozoi opportunamente trattati e selezionati. Tale procedura può essere eseguita con i gameti del partner maschile (inseminazione artificiale omologa) oppure con quelli di un donatore esterno alla coppia (inseminazione artificiale eterologa), a seconda della diagnosi clinica. La IUI rientra quindi nel primo livello di PMA come l’inseminazione intracervicale (ICI) e si distingue dalle tecniche di secondo livello come la FIVET (fecondazione in vitro con trasferimento dell’embrione) e la ICSI (iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo), che sono più complesse e richiedono la fecondazione in provetta ed il successivo transfer embrionale in utero. Scegliere una procedura piuttosto che un’altra dipende da diversi fattori, come le cause dell’infertilità, l’età della donna, l’esito dei cicli precedenti e la presenza di patologie pregresse.
Inseminazione intrauterina: in quali casi è consigliata?
Dunque, l’inseminazione intrauterina non è sempre l’opzione ottimale per avere un bambino. Questa è indicata nei seguenti casi:
- Infertilità maschile lieve: ovvero quando lo spermiogramma evidenzia un numero adeguato di spermatozoi, ma con motilità ridotta. La preparazione del seme in laboratorio permette di selezionare quelli più funzionali.
- Disturbi dell’ovulazione, come nel caso della sindrome dell’ovaio policistico (PCOS).
- Endometriosi lieve o moderata: patologia che può compromettere la fertilità, ma che nei casi meno gravi può beneficiare dell’IUI.
- Fattore cervicale: presenza di muco ostile o scarso durante il periodo fertile che impedisce il percorso degli spermatozoi verso le tube e l’incontro con l’ovocita.
- Infertilità idiopatica: ovvero quando dopo indagini diagnostiche approfondite non si riesce a individuare una causa precisa.
Inoltre, l’inseminazione artificiale omologa può essere eseguita se nel partner maschile non sussistono alterazioni gravi del liquido seminale. Di contro, ad esempio in caso di azoospermia, si può ricorrere all’inseminazione eterologa con donatore.
IUI: come si fa passo dopo passo
L’inseminazione intrauterina segue un protocollo ben definito, che si sviluppa in diverse fasi, ognuna con una funzione preziosa al fine del successo. Questi i passaggi essenziali:
- Diagnosi: l’iter inizia ovviamente con una serie di indagini diagnostiche che riguardano la coppia: anamnesi, dosaggi ormonali, ecografie, spermiogramma, test genetici, valutazione della riserva ovarica e della pervietà tubarica. Se i parametri ottenuti lo consentono, lo specialista può consigliare un ciclo di IUI.
- Non sempre è necessaria una stimolazione ovarica, poiché l’inseminazione intrauterina può essere eseguita anche con un ciclo naturale, spontaneo, laddove ad esempio, la causa dell’infertilità sia dovuta ad un fattore maschile. Tuttavia, questa opzione può aiutare le possibilità di successo. In caso di necessità, si esegue con la somministrazione di gonadotropine o clomifene e serve ad indurre lo sviluppo di più follicoli ovarici. In tale fase eventuale è comunque necessario sottoporsi a controlli ecografici e dosaggi ormonali (estradiolo e LH), per monitorare la situazione ed evitare rischi connessi all’iperstimolazione ovarica.
- Quando i follicoli raggiungono le dimensioni adeguate (circa 18-20 mm), si somministra un’iniezione di hCG per indurre l’ovulazione, che avverrà entro 36 ore. L’inseminazione viene programmata in tale intervallo di tempo.
- Contestualmente il partner maschile deve procedere alla raccolta del suo liquido seminale, tramite masturbazione. Questo viene poi trattato in laboratorio per selezionare gli spermatozoi più vitali e mobili.
- Segue infine l’inseminazione intrauterina, in modo semplice ed indolore. Si impiega un sottile catetere per inserire i gameti maschili nella cavità uterina. Il tutto dura pochi minuti: non è necessaria un’anestesia e neppure il ricovero ospedaliero. Si può tornare alla propria quotidianità subito.
- Circa 14 giorni dopo si esegue un prelievo ematico per misurare il dosaggio della Beta HCG e verificare l’eventuale gravidanza. In caso di insuccesso la procedura può essere ripetuta per un massimo di 3-4 cicli. Poi è opportuno approfondire le problematiche e comunque passare a tecniche di secondo livello.
Inseminazione artificiale primo livello: quanto costa e a chi rivolgersi?
Il costo dell’inseminazione artificiale primo livello di PMA dipende da diversi fattori, come la struttura specialistica a cui ci si rivolge, eventuali farmaci per la stimolazione, ed i conseguenti monitoraggi, nonché il tipo di procedura (omologa o eterologa. In media si parla comunque di cifre che vanno dai 700 ai 1200 euro per ciclo. In Italia, è possibile rivolgersi al Servizio Sanitario Nazionale (SSN), per tutti i trattamenti di PMA, ma purtroppo le liste d’attesa sono spesso molto lunghe. L’alternativa è quella di affidarsi a strutture private certificate e specializzate in medicina riproduttiva. Tra queste spicca per i suoi successi Raprui. Qui è possibile ricevere una serie di servizi in ambito di fecondazione assistita, tra cui:
- Diagnosi e consulenza personalizzata
- Esecuzione di cicli di IUI, FIVET, ICSI (ovvero tecniche di primo, secondo e anche terzo livello)
- Tecniche avanzate come il test genetico preimpianto (PGT), l’Embryoscope, la vitrificazione degli ovociti e degli spermatozoi
- Fecondazione eterologa
- Supporto psicologico
- Consulenza nutrizionale
La clinica Raprui è nota per i suoi alti standard qualitativi, ma anche per l’attenzione e la sensibilità con cui le coppie vengono accolte ed accompagnate nel percorso della genitorialità. Qui tutti i contatti per una prima visita.