Iniezioni fai da te per la preparazione alla PMA? Sono quelle necessarie per la stimolazione ovarica ed il successivo prelievo di ovociti. È una procedura che spaventa molte donne, non solo per gli effetti collaterali che i farmaci possono indurre, ma anche per il mero aspetto psicologico: non è facile farsi iniezioni da soli! Tuttavia, l’obiettivo del concepimento di un bambino aiuta a superare tutte le ansie e le preoccupazioni, così come conoscere tutti gli aspetti inerenti. Ecco cosa occorre sapere al riguardo.
Fecondazione in vitro, tutti i passaggi
Tra le tecniche di fecondazione assistita più impiegate e con maggiori tassi di successo c’è sicuramente la fecondazione in vitro. Questa prevede l’unione di un ovocita ed uno spermatozoo in laboratorio, in provetta. Può svolgersi in modo tradizionale (FIVET) o tramite un’iniezione intracitoplasmatica del gamete maschile in quello femminile, effettuata da uno specialista (ICSI). In ambedue i casi occorre prima recuperare e selezionare i gameti. Per l’uomo questo può avvenire attraverso una semplice masturbazione o tramite tecniche chirurgiche (come la Tese e la Mesa). Per la donna è necessaria una stimolazione ovarica. Tale procedura ha l’obiettivo di produrre più ovociti maturi, anziché il singolo mensile tipico dell’ovulazione fisiologica, al fine di averne a disposizione un numero maggiore da sottoporre alla tecnica di fecondazione in vitro e quindi un tasso di successo maggiore. La stimolazione ovarica si ottiene attraverso iniezioni quotidiane di farmaci ormonali, i cui principi attivi e dosaggi, vengono individuati in protocolli personalizzati in base alla diagnosi di infertilità e alla paziente. Durante la somministrazione di questi farmaci la donna viene comunque sempre controllata con monitoraggi ecografici ed analisi del sangue per evitare complicanze, come la sindrome da iperstimolazione ovarica, molto pericolosa. Al momento giusto, si procede al pick-up ovocitario (ovvero al prelievo degli ovociti), tramite una semplice procedura di aspirazione e subito dopo avviene la fecondazione in vitro. L’embrione ottenuto sarà tenuto in coltura dai 3 ai 5 giorni, per poi essere impiantato. In presenza di più embrioni sarà possibile un doppio impianto o la crioconservazione degli stessi, per un utilizzo futuro (in caso di insuccesso o per un secondo figlio, onde evitare un nuovo percorso di stimolazione ovarica). Anche gli ovociti in sovrannumero potranno essere crioconservati.
Iniezioni per la stimolazione ovarica
In un ciclo mestruale fisiologico e regolare l’organismo porta a maturazione un unico ovocita ogni mese. Per aumentare le possibilità di successo di un percorso di procreazione medicalmente assistita (PMA), è preferibile averne a disposizione un numero maggiore. Per tale motivo si esegue una stimolazione farmacologica necessaria ad attivare la maturazione di più follicoli contemporaneamente. Questa procedura non è univoca: va calibrata su ogni paziente, sia per tipologia di farmaci che di dosaggi e durata della somministrazione. In genere il trattamento dura dai 10 ai 20 giorni e comporta iniezioni intramuscolari o sottocutanee da effettuare ogni giorno, per praticità da fare a casa e non nel centro per la fertilità di riferimento. Ma di che farmaci si tratta? Vari tipi di gonadotropine (ormoni) come le seguenti:
- hMg (gonadotropina menopausale)
- FSH (ormone follicolo stimolante)
- LH (ormone luteinizzante)
- Gonadotropina corionica umana
- Choriongonadotopin alfa.
Durante tutto il trattamento la paziente è sottoposta a controlli ecografici (in media 3 in 10-20 giorni) ed ematici dei livelli ormonali, per valutare la risposta e la maturazione dei follicoli ed evitare complicazioni. In base ai risultati è possibile aumentare o diminuire il dosaggio delle gonadotropine da iniettare. Quando un adeguato numero di ovuli è giunto a maturazione si procede al loro prelievo.
Iniezioni per la stimolazione ovarica, come si fanno?
La stimolazione ovarica prevede dunque delle iniezioni da fare quotidianamente: per praticità si è soliti procedere con il fai-da te in casa. Ma come? La somministrazione di questi farmaci non è complicata. Solitamente vengono già consegnati con i dosaggi previsti, pronti in una siringa o in dispositivi simili a penne, come quelle insuliniche per il diabete. L’iniezione può essere fatta a seconda dei casi, per via sottocutanea o intramuscolare. Nel centro della fertilità di riferimento è possibile ricevere tutte le informazioni del caso: infermiere o medici spiegano sempre alle pazienti come fare le iniezioni, al momento della prescrizione e possono suggerire anche video tutorial online. In generale le iniezioni sottocutanee prevedono un piccolo e sottilissimo ago che va inserito appena sotto la pelle dell’addome (o della coscia), che comunemente può essere sollevata come con un pizzicotto. L’intramuscolo, al contrario e come si evince dal nome, va somministrata in profondità nel muscolo (di solito quello superiore dei glutei), in modo da entrare più rapidamente nel flusso sanguigno. È chiaro che in molte donne la prospettiva di farsi un’auto iniezione possa incutere timore, ma alcune riescono a superarlo, per il prezioso obiettivo, mentre altre preferiscono rivolgersi ad un’amica, familiare o professionista a domicilio. Non di rado viene coinvolto il partner in tale pratica e ciò può aiutare a condividere anche questo passaggio del percorso di fecondazione assistita.