Cos’è l’infiammazione pelvica? Si tratta di una malattia infiammatoria, nota come PID, che si verifica nell’utero, ovaie e/o tube di Falloppio. È comunemente scatenata da infezioni sessualmente trasmissibili. La cura tempestiva, solitamente a base di antibiotici, dovuta ad una diagnosi precoce, può evitarne le complicanze, che vanno da una sintomatologia dolorosa a disturbi della fertilità. Come si cura? A chi rivolgersi e soprattutto a quali campanelli d’allarme bisogna prestare attenzione?
Cos’è la malattia infiammatoria pelvica?
La PID o malattia infiammatoria pelvica è un’infiammazione degli organi riproduttivi femminili e delle aree adiacenti, che può essere acuta o cronica. Colpisce in prevalenza le tube di Falloppio e meno di frequente le ovaie e l’utero. È causata da infezioni batteriche, essenzialmente a trasmissione sessuale come quelle dovute a Chlamydia, Neisseria gonorrhoeae e al Mycoplasma genitalium. Tuttavia, anche i batteri che normalmente si trovano nella zona vaginale possono provocare la PID, anche se più raramente. Se non adeguatamente trattate tali condizioni, possono dar vita alla malattia infiammatoria pelvica, che rappresenta una condizione potenzialmente grave per la salute riproduttiva della donna e la sua qualità di vita. La prevenzione, evitando rapporti intimi non protetti, è l’arma migliore che si ha a disposizione, eppure sembra non bastare. Ogni anno, solo negli Stati Uniti a più di 1 milione di donne tra i 15 ed i 25 anni viene fatta una diagnosi di PID e oltre 100.000 di queste hanno come conseguenza l’infertilità. Un altro strumento fondamentale è quindi la diagnosi precoce, che si basa su esami clinici, di laboratorio e strumentali, nonché con il dovuto trattamento dell’infezione, tramite antibiotici.
Infiammazione pelvica, sintomi
La malattia infiammatoria pelvica non sempre comporta sintomi evidenti, poiché questi sono anche piuttosto aspecifici, ovvero riconducibili ad altre condizioni di salute. Talvolta poi sono lievi, impercettibili, mentre in altri casi risultano importanti a tal punto da alterare la qualità della vita della paziente. I campanelli d’allarme a cui prestare attenzione dunque quali sono?
- Dolore allo stomaco o al basso addome (è il sintomo più frequente)
- Perdite vaginali anomale, gialle o verdi con un odore cattivo, tipiche di infezioni vaginali
- Brividi e/o febbre
- Nausea e/o vomito
- Dispareunia, ovvero dolore durante i rapporti intimi
- Bruciore durante la minzione
- Mestruazioni irregolari
- Perdite di sangue anomale
- Crampi
Il dolore della PID ormai manifesta, sia essa acuta che cronica, si avverte sostanzialmente nel basso addome, ovvero nella regione pelvica e può essere di varia entità. Spesso può arrivare anche fino al bacino, soprattutto durante i rapporti intimi. Se la causa è rappresentata da Gonorrea o Clamidia non trattate, in pochi giorni o settimane si può sviluppare l’infiammazione pelvica, con i suoi sintomi. Di contro se l’infezione è dovuta ad altri batteri, possono passare anche molti mesi prima di averla. Va sottolineato: un’infiammazione pelvica non trattata può causare danni permanenti agli organi riproduttivi e compromettere la fertilità. Non di rado la diagnosi di tale condizione arriva quando si cerca di concepire un bambino senza successo e ci si sottopone ad accertamenti mirati.
Infiammazione pelvica le cause
La malattia infiammatoria pelvica è dunque dovuta a batteri che dalla vagina risalgono e colonizzano gli organi riproduttivi interni della donna, passando dalla cervice e arrivando fino all’utero, alle tube di Falloppio e alle ovaie. Fisiologicamente le infezioni tendono a fermarsi nella cervice uterina, ma quando questa protezione non basta si va incontro ad infezioni. Molti tipi di batteri possono indurre tale condizione, ma i più frequenti sono quelli della Clamidia e della Gonorrea: ne rappresentano il 90% della casistica generale di PID e si contraggono con rapporti intimi non protetti. Meno comunemente, si può avere un proliferare anomalo di batteri fisiologici nel sistema riproduttivo. Ciò può accadere dopo aver partorito, in seguito a chirurgia pelvica o successivamente ad un aborto spontaneo. Anche l’impianto di uno IUD, ovvero di un dispositivo intrauterino anticoncezionale può provocare un’infezione batterica. Va inoltre evidenziato: le malattie a trasmissione sessuale sono contagiose, per cui se si ha una diagnosi in tal senso, anche il partner deve essere trattato, per evitare reinfezioni.
Cosa comporta la malattia infiammatoria pelvica?
Una malattia infiammatoria pelvica trascurata a lungo può portare delle complicanze anche serie: l’infezione può infatti indurre la formazione di tessuto cicatriziale all’interno o in prossimità degli organi riproduttivi. Da qui i seguenti rischi:
- Dolore pelvico cronico: è l’aspetto più frequente.
- Gravidanza ectopica: le cicatrici possono impedire a un ovulo fecondato di spostarsi nell’utero.
- Infertilità: fino al 10% delle persone con PID perde la capacità di rimanere incinta perché il tessuto cicatriziale blocca le tube di Falloppio e impedisce loro di rilasciare un ovulo.
- Ascesso tubo-ovarico (TOA): si tratta di una sacca di infezione all’interno del bacino che può avere conseguenze gravi.
Infiammazione pelvica, quali rimedi?
Non esiste una cura specifica per la malattia infiammatoria pelvica, tuttavia, una diagnosi precoce di infezione batterica può essere risolutiva. La terapia in questi casi prevede di solito antibiotici per via orale per circa 14 giorni. È necessario portare a termine il trattamento, anche se i sintomi scompaiono prima. Talvolta, possono essere necessarie somministrazioni di antibiotici per via endovenosa, soprattutto se l’infezione è grave e/o si è in presenza di un ascesso (raccolta di pus) nelle tube di Falloppio o nell’ovaio. Più in generale occorre trattare anche il partner per evitare reinfezioni alla ripresa dei rapporti intimi. La chirurgia è rara per la PID, ma in alcuni casi può essere d’aiuto, ovvero quando si ha un esito cicatriziale trattabile, o un ascesso che non si risolve con la terapia farmacologica. Va sottolineato: il trattamento può essere risolutivo se preso per tempo, ma non può invertire danni già subiti agli organi riproduttivi.
Infiammazione pelvica e fertilità
La malattia infiammatoria pelvica può quindi influire sulla fertilità in modo permanente. Questo accade più comunemente quando l’infezione induce la formazione di tessuto cicatriziale nelle tube di Falloppio. In tali casi è importante rivolgersi ad un centro specializzato per effettuare una diagnosi accurata (con una isterosalpingografia ad esempio) e valutare il percorso possibile verso la genitorialità, con la fecondazione assistita. La clinica Raprui è una struttura ad alta specializzazione che offre alle coppie infertili trattamenti personalizzati ed umanizzati. Qui tutti i contatti per un appuntamento.