L’infertilità secondaria è la forma più comune di infertilità femminile e si distingue dalla primaria in quanto si manifesta dopo aver avuto già una gravidanza ed un bambino. Ciò può comportare confusione: non si pensa di avere un problema di base e si rimanda la richiesta di aiuto ad uno specialista nell’attesa degli eventi. Questo può essere un problema, poiché il tempo passa ed ogni anno in più per le donne significa solitamente meno possibilità di concepire in modo naturale. Quali sono le cause? Cosa fare?
Infertilità secondaria, cos’è
Si parla di infertilità secondaria quando una coppia, dopo un anno di tentativi, non riesce ad ottenere una gravidanza, pur avendo avuto già uno o più figli in precedenza. Nell’infertilità primaria invece questo obiettivo non si è mai raggiunto. È un problema sottostimato, poiché spesso, non riuscendo a concepire un secondo o un terzo bambino, ci si accontenta di ciò che si ha. Tuttavia, il desiderio di maternità può persistere, seppur latente, così come quello di dare un fratellino al primo figlio e ciò può generare sofferenza o ansia. L’errore più comune è quello di lasciar passare del tempo, aspettando che la natura faccia il suo corso, pensando che non vi siano problematiche di base. In realtà dopo 12 mesi di tentativi senza successo o 6 se si hanno più di 35 anni, è opportuno rivolgersi ad un centro per la fertilità per indagarne le cause. Talvolta risolvibili con semplici terapie, ferma restando l’opportunità di sottoporsi a percorsi di PMA.
Infertilità secondaria, quali sono le cause?
Le cause dell’infertilità secondaria sono sostanzialmente quelle che riguardano l’infertilità primaria, che magari nel tempo, hanno subito un peggioramento e possono essere le seguenti:
- Disturbi dell’ovulazione
- Insufficienza ovarica primaria
- Endometriosi ed altre alterazioni dell’endometrio
- Fibromi
- Cicatrizzazioni di varia natura a livello uterino (ad esempio dopo un taglio cesareo)
- PCOS (sindrome dell’ovaio policistico)
- Ostruzione delle tube di Falloppio
- Disturbi del sistema immunitario (anticorpi anti-spermatozoi ad esempio)
- Alterazioni del muco cervicale
- Infertilità sine causa (ovvero non sempre si riscontra una causa evidente)
In una coppia l’infertilità secondaria può essere determinata anche dal fattore maschile, non solo se si cambia partner: con l’età o in conseguenza di patologie, agenti esterni o altre motivazioni, la qualità del liquido seminale può diminuire. E’ per questi motivi che se si cerca senza successo un secondo figlio, è consigliato rivolgersi ad un centro per la fertilità qualificato: la soluzione giusta può arrivare solo dopo un’accurata diagnosi.
Infertilità secondaria, fattori di rischio
Al di fuori di questi disturbi della fertilità basilari, dovuti ad alterazioni del sistema riproduttivo femminile e maschile, non bisogna dimenticare altri fattori di rischio predisponenti come i seguenti:
- Età: per le donne dopo i 35 anni diventa più difficile concepire, ma l’orologio biologico riguarda anche gli uomini, a differenza di ciò che si crede
- Peggioramento nel tempo di condizioni subcliniche: come la sindrome dell’ovaio policistico, o lo sviluppo o peggioramento dell’endometriosi
- Aumento di peso: il sovrappeso è strettamente legato ad alterazioni dell’ovulazione nelle donne così come alla qualità e quantità degli spermatozoi nell’uomo
- Diminuzione eccessiva del peso: è correlata a carenze di nutrienti e quindi ha conseguenze dirette sull’apparato riproduttivo femminile
- Assunzione di alcuni farmaci, come quelli per la pressione
- Abuso di sostanze stupefacenti e alcool
Infertilità secondaria, che fare?
Dopo 12 mesi di tentativi senza successo o 6 se si hanno più di 35 anni o in seguito ad aborti ricorrenti, è opportuno rivolgersi ad un centro per la fertilità per scoprirne la causa ed avviare il trattamento terapeutico migliore o nel peggiore dei casi un percorso di PMA (Procreazione Medicalmente Assistita). Ad esempio talvolta grazie alla chirurgia laparoscopica è possibile rimuovere l’ostruzione delle tube di Falloppio, così come fibromi o cicatrici endometriosiche; in altre situazioni può bastare una terapia farmacologica, ormonale, o curare la malattia di base (perdere peso e tenere sotto controllo il diabete). Tra le tecniche di fecondazione assistita invece possono dimostrarsi risolutive sia la IUI (inseminazione Intra Uterina) che la fecondazione in vitro (FIVET-ICSI).