Cosa sono le gonadotropine e perché sono importanti se si vuole avere un bambino? Si tratta di ormoni prodotti dall’adenoipofisi, una ghiandola situata alla base del cervello. In particolare, sono quelli riferibili al cosiddetto “asse ipotalamo-ipofisi-gonadi” deputato al rilascio degli ormoni sessuali; Come è facile intuire, svolgono un ruolo determinante nella regolazione del sistema riproduttivo umano, influenzando la maturazione dei gameti e la produzione degli ormoni correlati al concepimento e alla gravidanza. Sono essenziali quindi sia per la fertilità naturale che per i trattamenti di fecondazione assistita. Comprendere le loro funzioni, i valori di riferimento e il loro impiego terapeutico è cruciale per affrontarne tutte le problematiche.
Gonadotropine: tipologie e funzioni
Ma quanti tipi di gonadotropine esistono e che ruolo svolgono? Sostanzialmente quelle coinvolte nella riproduzione umana sono tre.
- Ormone Follicolo-Stimolante (FSH): è quello necessario a stimolare la crescita e la maturazione dei follicoli ovarici nelle donne, sollecitando gli estrogeni, ma anche nella spermatogenesi maschile, benché questo aspetto sia comunemente meno noto.
- Ormone Luteinizzante (LH): induce l’ovulazione ed è coinvolto nella produzione di progesterone durante la fase luteale del ciclo mestruale, così come quella di testosterone nei testicoli maschili.
- Gonadotropina Corionica Umana (hCG): è prodotta durante la gravidanza, ed è impiegata in medicina riproduttiva per indurre l’ovulazione al momento opportuno e per supportare la fase luteale. La sua presenza è sinonimo di gestazione.
Tutti questi ormoni lavorano in sinergia per garantire l’adeguato funzionamento del sistema riproduttivo.
Gonadotropine: significato in ambito riproduttivo
Per comprendere meglio è utile approfondirne alcuni aspetti. In ambito riproduttivo, infatti, tali ormoni svolgono ruoli ben distinti, ma comunque estremamente complementari tra loro. Nelle donne, ad esempio, l’FSH stimola la crescita dei follicoli ovarici, mentre l’LH è responsabile dell’ovulazione. La hCG, simile all’LH, è utilizzata in terapia per indurre l’ovulazione e supportare la fase luteale. Di contro negli uomini l’FSH stimola la spermatogenesi e l’LH la produzione di testosterone. Un equilibrio adeguato di questi ormoni è essenziale per garantire una fertilità di coppia. Alterazioni nei livelli di gonadotropine possono indicare disfunzioni ormonali o patologie riproduttive, come l’ovaio policistico o l’insufficienza ovarica. In pratica, un valore alterato rispetto alla normalità di una sola di esse, può compromettere la possibilità di ottenere una gravidanza o di portarla avanti.
Gonadotropine: valori di riferimento
I valori normali non sono univoci per tutti: variano in base al sesso, all’età e alla fase del ciclo mestruale nelle donne. Ecco una panoramica dei valori di riferimento:
- FSH uomini: 1,5–12,4 mIU/ml
- FSH donne in età fertile:
- Fase follicolare: 3,5–12,5 mIU/ml
- Picco ovulatorio: 4,7–21,5 mIU/ml
- Fase luteale: 1,7–7,7 mIU/ml
- FSH donne in menopausa: 25,8–134,8 mIU/ml
- LH uomini: 1,7–8,6 mIU/ml
- LH donne in età fertile:
- Fase follicolare: 2,4–12,6 mIU/ml
- Picco ovulatorio: 14,0–95,6 mIU/ml
- Fase luteale: 1,0–11,4 mIU/ml
- LH donne in menopausa: 7,7–58,5 mIU/ml
- hCG uomini e donne non in gravidanza: < 5 mIU/ml
- hCG donne in gravidanza: i valori variano notevolmente durante la gravidanza, aumentando rapidamente nelle prime settimane e poi diminuendo gradualmente.
Quando i livelli di gonadotropine si distanziano da tali di riferimento, possono essere indicativi di disfunzioni ormonali o patologie del sistema riproduttivo. Ad esempio, FSH e LH alti in una donna in età fertile possono suggerire insufficienza ovarica, mentre livelli elevati di LH con FSH normale o basso sono spesso indicativi della sindrome dell’ovaio policistico.
Gonadotropine: impiego in un percorso di fecondazione assistita
È chiaro, dunque, come il dosaggio delle gonadotropine sia importante per individuare alcune cause di infertilità di coppia. Allo stesso modo però tali ormoni, in formulazione farmacologica, possono essere impiegati nei trattamenti di fecondazione assistita, ad esempio per stimolare la crescita follicolare ed il rilascio degli ovociti. La somministrazione di tali medicinali in dosi e modalità deve essere personalizzata, in base al problema di fondo, agli obiettivi terapeutici, all’età, riserva ovarica e risposta alla stimolazione. In sostanza, il dosaggio e la durata del trattamento devono essere tenuti sotto controllo con ecografie e prelievi ematici per controllare i valori. Lo scopo è quello di ottimizzare i risultati e ridurre i rischi, come la sindrome da iperstimolazione ovarica (OHSS). Come avviene tutto ciò? Nel contesto della Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), le gonadotropine vengono somministrate per via sottocutanea o intramuscolare secondo protocolli ben definiti, che variano in base al tipo di tecnica (IUI, FIVET, ICSI) e alle caratteristiche individuali della paziente. In genere ciò avviene al domicilio della paziente, con siringhe predosate, specifiche per il fai da te. Durante la stimolazione ovarica, il monitoraggio deve essere continuo ed avvenire mediante ecografie transvaginali, in grado di valutare la crescita follicolare e dosaggi ematici di estradiolo (E2), LH e FSH per controllare la risposta ormonale. Ciò consente al medico specialista di aggiustare le dosi farmacologiche laddove necessario, evitando sia una risposta insufficiente che un’eccessiva stimolazione ovarica, entrambe condizioni che possono compromettere il successo del trattamento. Nel momento in cui, in base ai parametri monitorati, i follicoli raggiungono la dimensione ottimale (in genere tra i 17 e i 20 mm), si procede con il cosiddetto “trigger”, ovvero la somministrazione di hCG (gonadotropina corionica umana) per simulare il picco naturale dell’LH. Questo consente la maturazione finale degli ovociti, che saranno poi prelevati con un pick-up ovocitario. Subito dopo, la fase luteale viene ulteriormente supportata da farmaci ormonali per favorire le possibilità di impianto dell’embrione: si impiegano progesterone e talvolta, piccole dosi di hCG.
Uso delle gonadotropine negli uomini
Si è soliti pensare che l’utilizzo delle gonadotropine sia utile solo nelle donne per ciò che riguarda i percorsi di PMA. Così non è. Anche gli uomini con infertilità secondaria dovuta ad ipogonadismo ipogonadotropo possono trarne beneficio. In questo caso, si utilizzano:
- hCG per stimolare la produzione di testosterone.
- FSH (a volte in combinazione) per promuovere la spermatogenesi.
Questa terapia può durare diversi mesi prima che si manifestino positivi risultati nella qualità del liquido seminale.
Gonadotropine e disturbi in ambito riproduttivo, a chi rivolgersi?
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