Fertilità uomo, a 55 anni è come a 20? Oppure esiste in tal senso un “orologio biologico” anche per il genere maschile così come il femminile? È noto: l’uomo non va in menopausa, ma l’età può comunque incidere sulla possibilità di avere figli. Ecco come e cosa occorre sapere al riguardo.
Fertilità donna…
Sulla fertilità delle donne ormai si sa quasi tutto. Alla 20a settimana di gestazione un feto femminile ha già sviluppato circa 6 o 7 milioni di cellule germinali, potenziali ovuli futuri. Subito dopo il loro numero comincia a diminuire. Alla nascita ne rimangono circa 1 o 2 milioni, 300.000 in pubertà. La loro quantità è predeterminata, non c’è una continua produzione. Solo una piccola percentuale di ovociti matureranno, circa 400/ 500, allo stadio di ovuli (uno al mese nell’arco del periodo fertile di circa 40 anni), le altre migliaia degenereranno e saranno espulsi dall’organismo. Questo processo si intensifica dopo i 35 anni acquistando sempre maggiore consistenza anno dopo anno. La menopausa arriva quando non ci sono più ovuli. Non solo. Se ne evince che queste cellule hanno una vita molto lunga, pari a quella della donna e allo stesso modo invecchiano, con la possibilità di essere danneggiati col passare del tempo, esattamente come capita alle altre cellule. E’ per questo motivo che il rischio di anomalie cromosomiche e genetiche aumenta se a concepire è una donna in età avanzata. In pratica con il passare degli anni si riduce sia la quantità che la qualità degli ovuli necessari al concepimento.
…VS Fertilità uomo
Negli uomini tutto ciò non accade: i testicoli continuano a produrre testosterone e spermatozoi ad oltranza. Emblematico il caso di Mike Jagger diventato padre a 72 anni, o quello di Bernie Ecclestone, papà ad 89 anni. Tuttavia un numero sempre crescente di studi scientifici evidenzia come l’età maschile sia correlata a sterilità di coppia e al rischio di anomalie genetiche. Gli spermatozoi continuano ad essere prodotti, ma l’invecchiamento dell’organismo generale e degli organi che li producono in particolare, incide sulla loro qualità e quantità. Nel dettaglio, uno studio scientifico condotto su più di 5000 uomini tra i 16,5 ed i 72 anni ha rivelato come la concentrazione degli spermatozoi, la morfologia ed il volume dell’eiaculato rimangano costanti fino ai 34 anni, per poi peggiorare nei valori progressivamente con il passare del tempo, soprattutto dopo i 40. Una meta analisi del 2015 ha confermato questo lavoro aggiungendo anche una diminuzione della motilità e del numero dei gameti. Uno studio più recente pubblicato su BMJ ha posto inoltre l’accento su altre problematiche; gli spermatozoi degli uomini anziani possono essere caratterizzati da alterazioni del DNA dovute all’invecchiamento degli organi produttivi con conseguenze sulla salute del feto: aumenta il rischio di parto pretermine, di aborti spontanei, di basso peso alla nascita, con indice di Apgar inferiore alla norma, di anomalie genetiche, tumori infantili e patologie neuropsichiatriche come l’autismo o il bipolarismo. Si tratta di eventi rari, ma comunque documentati e dunque da tenere presente così come si fa per la sindrome di Down nelle donne over 35.
Anche per l’uomo si può parlare di orologio biologico?
Secondo questi ed altri studi scientifici sì ed il suo ticchettio inizia come per la donna dopo i 35 anni. Il consiglio degli esperti è quello di valutare sempre anche l’età paterna prima di concepire un bambino e semmai di rivolgersi ad un centro per la fertilità al fine di controllare lo stato di salute degli spermatozoi seppur prodotti ed in assenza di una conclamata infertilità.