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Il dolore al seno è uno dei sintomi più comuni della gravidanza, che può manifestarsi anche nei primissimi giorni. Tuttavia, non è l’unico, ma soprattutto non è specifico della gestazione; quindi, non può essere considerato affidabile come un test! Esistono infatti molte altre cause che possono provocare il dolore al seno, sia fisiologiche che patologiche, e che non sono necessariamente legate al concepimento di un bambino. Inoltre, il dolore al seno può variare in intensità, durata e localizzazione a seconda della persona e del periodo del ciclo mestruale. In un percorso di fecondazione assistita anche le terapie ormonali possono indurre questo disturbo. Come capire quando il dolore al seno è indice di una gravidanza? Scopriamolo insieme.

Dolore al seno indice di gravidanza?

Quali sono i sintomi della gravidanza?

La gravidanza è una condizione che comporta una serie di cambiamenti ormonali e conseguentemente fisici ed emotivi nell’organismo femminile. Il corpo si prepara alla crescita di un bambino nell’addome, al parto e all’allattamento, sin dalle prime settimane di gestazione. E così anche alcuni sintomi si manifestano precocemente proprio come il dolore al seno o più specificatamente la tensione mammaria, mentre altri in una fase più avanzata. Non tutte le donne risentono dei vari campanelli d’allarme. Tutto è molto individuale. Tra i sintomi più comuni della gravidanza comunque troviamo:

  • Ritardo o assenza del ciclo mestruale: è il primo segnale, quello più evidente, ma che può essere dovuto anche ad altre condizioni come stress, malattie, variazioni di peso ed anoressia, uso di specifici farmaci.
  • Nausea e vomito: caratteristici del primo trimestre sono provocati dall’aumento dei livelli dell’ormone beta-HCG e non di rado sono accompagnati da una maggiore sensibilità agli odori e da una variazione delle preferenze alimentari.
  • Stanchezza e sonnolenza: sono il frutto dell’adattamento del corpo alla nuova condizione, ma soprattutto al fabbisogno energetico maggiore.
  • Dolore al seno: è causato dall’aumento del flusso sanguigno e dalla preparazione delle ghiandole mammarie alla produzione di latte. Le mammelle possono apparire più gonfie, tese e sensibili, specialmente intorno ai capezzoli; sono gli ormoni ad indurre queste sensazioni che però possono manifestarsi similmente anche al momento dell’ovulazione o durante il ciclo mestruale, così come dopo l’assunzione di farmaci ormonali per la PMA.
  • Variazioni del tono dell’umore: sono influenzate dalle oscillazioni ormonali e dalla reazione psicologica alla gravidanza. Possono manifestarsi con irritabilità, ansia, tristezza o euforia.
  • Aumento della frequenza urinaria: il volume dell’utero in aumento preme sulla vescica

Altri sintomi possono essere: mal di testa, bruciore di stomaco, stitichezza, crampi addominali, gonfiore, varici, emorroidi, smagliature, macchie sulla pelle e aumento di peso.

Dolore al seno indice di gravidanza oppure no?

Come abbiamo visto, il dolore al seno è uno dei sintomi più comuni della gravidanza, ma non è l’unico né il più affidabile. Esistono infatti molte altre cause che possono provocare il dolore al seno, sia fisiologiche che patologiche, e che non sono necessariamente legate alla gestazione. Tra queste troviamo:

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Nella maggioranza dei casi si tratta di eventi legati ad alterazioni dei livelli di specifici ormoni, ma non sempre. È importante, in presenza di dolore al seno, cercare di capire se esistono altri disturbi tipici della gravidanza o del ciclo mestruale, oppure se si tratta di un disturbo localizzato, valutando anche l’eventuale assunzione di farmaci ormonali.

Dolore al seno e procreazione medicalmente assistita, cosa occorre sapere?

La procreazione medicalmente assistita (PMA) è l’insieme delle tecniche utilizzate per aiutare il concepimento in tutte le coppie che non riescono a procreare spontaneamente per cause diverse. Queste tecniche si distinguono in base alla complessità e al grado di invasività: inseminazione intrauterina (IUI), fecondazione in vitro (FIVET) e microiniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo (ICSI) sono le più rappresentative.  Possono inoltre essere omologhe o eterologhe a seconda che i gameti provengano dalla coppia stessa o da un donatore esterno. In Italia la legge 40/2004 regola l’accesso alla PMA stabilendo dei criteri e dei limiti per le coppie che ne fanno richiesta. I trattamenti legati alle tecniche di fecondazione assistita possono indurre dolore al seno, sia durante la terapia che dopo il trasferimento embrionale. Nello specifico:

  • Durante il trattamento: la stimolazione ovarica con farmaci ormonali può causare un aumento del volume e della sensibilità delle mammelle, oltre che altri effetti collaterali come gonfiore addominale, nausea, mal di testa e sbalzi d’umore. Questi sintomi tendono a scomparire dopo il prelievo degli ovociti o dopo l’interruzione della terapia ormonale.
  • Dopo il trasferimento embrionale: il dolore al seno può essere il segnale di una gravidanza in corso, ma anche di una sindrome da iperstimolazione ovarica (OHSS), una complicanza rara ma grave che si verifica quando le ovaie reagiscono eccessivamente agli ormoni e producono troppi follicoli. L’OHSS si manifesta con dolore addominale, gonfiore, nausea, vomito, difficoltà respiratorie e alterazioni della coagulazione del sangue.

Come distinguere dunque il dolore al seno indice di gravidanza da quello dovuto alle cure per la fecondazione assistita? Sostanzialmente è importante vedere se questo disturbo si manifesta in concomitanza con altri tipici della gestazione. Tuttavia, l’unica conferma può essere data da un test di gravidanza positivo, con il dosaggio nelle urine o nel sangue dell’ormone beta HCG, i cui livelli aumentano dopo l’annidamento dell’embrione nell’utero. Questo anche con una gravidanza fisiologica. In caso di dubbi è sempre utile segnalarli al proprio specialista di fiducia, soprattutto se ci si sta sottoponendo ad un trattamento di fecondazione assistita.

 

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