Quando si affronta un percorso di fecondazione assistita il benessere psicologico è importante tanto quello fisico. Per questo, secondo la legge 40/2004, i centri di PMA devono mettere a disposizione dei propri pazienti la possibilità di accedere a un supporto psicologico professionale.
Attualmente, la consulenza psicologica nel percorso di PMA non è una pratica obbligatoria. Si tratta piuttosto di una scelta affidata alla volontà delle singole coppie che possono farne richiesta o – in alcuni centri, tra cui Raprui – all’indicazione dello specialista di infertilità che, in certi casi, decide di far vivere alla coppia un momento di riflessione su quello che sta facendo prima dell’accesso al trattamento di PMA.
Ma di cosa si tratta esattamente? Come è strutturata? Che tipo di supporto viene fornito alla coppia? Ne parliamo con la Dott.ssa Laura Canulla, psicologa e psicoterapeuta che si occupa della consulenza psicologica nel percorso di PMA dei pazienti del Centro Raprui.
In cosa consiste la consulenza psicologica nel percorso di PMA?
In Italia ancora non abbiamo, da un punto di vista normativo, Linee Guida e buone prassi in materia di consulenza psicologica nella PMA. È molta l’attenzione comunque sugli aspetti etici e psicologici in tal senso.
La consulenza psicologica rappresenta un prezioso momento di riflessione e approfondimento che può fare la differenza. Per questo è apprezzabile l’impegno di quei Centri, tra cui il Centro Raprui, che scelgono di inserire la consulenza “psi” come passaggio necessario tra le altre competenze professionali.
Presso il Centro Raprui la consulenza psicologica nel percorso di PMA è strutturata in tre momenti, più un incontro conclusivo di “restituzione”, durante i quali si fa una conoscenza generale della coppia, delle motivazioni che la spingono a richiedere la PMA, soffermandosi su aspetti che riguardano i singoli, la coppia e la loro relazione. Si passa poi ad affrontare aspetti più intimi e specifici. Tutto ciò sarà utile per far emergere, insieme alla coppia, punti di forza e criticità e per esprimere un parere conclusivo che verrà condiviso con la coppia e con il Centro. Viene stilata una relazione scritta che non vuole assolutamente rappresentare un momento valutativo in termini di giudizio, ma vuole e deve responsabilmente lasciare traccia del percorso fatto.
Perché la scelta di fare quattro incontri? Sono sufficienti?
La consulenza psicologica nel percorso di PMA deve potersi distinguere da un’esperienza terapeutica, cosa profondamente diversa. Lo trovo rispettoso nei confronti della coppia stessa, restare in uno spazio di riflessione in cui mettersi in gioco restando concentrati sul senso di quello che si sta facendo.
Ovviamente all’interno del percorso possiamo prevedere di entrare in contatto con aspetti di grave criticità individuale, relazionale, o ambientale che devono emergere per sconsigliare la PMA.
Che tipo di confronto viene fornito alla coppia nella consulenza?
La consulenza “psi” permette alla coppia di andare in profondità rispetto alle motivazioni e agli stati d’animo, occasione anche di elaborare ciò che è accaduto prima della richiesta, affrontando i punti più delicati e le fragilità o, diversamente, rafforzare le consapevolezze e le competenze.
Ripeto, non deve essere vissuto come un momento giudicante e valutativo; la coppia non deve temere un “NO” incombente o assicurarsi un “SI” che possa convincere.
Quanto questa paura del NO può frenare le persone nel richiedere una consulenza psicologica nel percorso di PMA?
Moltissimo. Si tende a viverlo ancora come un momento troppo giudicante. Inoltre le conseguenze rispetto all’esito possono spaventare… il Si o il NO di cui parlavamo prima.
Se invece si facesse più informazione, come nel caso di questa intervista, si comprenderebbe come che la consulenza “psi” nella PMA rafforza la coppia, rendendola più attrezzata e consapevole.
A volte certo le aspettative potranno essere deluse, la coppia potrà uscirne avendo elaborato punti di vista differenti, ma è fondamentale ancor di più allora tentare di fare prevenzione.
Le coppie che ho accompagnato in questo percorso ne sono uscite arricchite e lo hanno voluto condividere.
E quando la consulenza volge verso esiti negativi?
Quando si comprende che le criticità sono maggiori rispetto ai punti di forza, l’esito ovviamente non sarà quello atteso. L’équipe di professionisti può responsabilmente ritenere opportuno non procedere con il trattamento di PMA.
Le reazioni possono essere di dispiacere, delusione, contrattura emotiva, rabbia, ma anche di accettazione consapevole, che può tranquillizzare.
Un percorso complesso e stimolante per tutte le figure coinvolte.
Lo è davvero. Si viene tutti precipitati – la coppia, lo psicoterapeuta e i professionisti della PMA – in un’esperienza emozionante e di grande responsabilità, momento delicato che prevede una professionalità estrema.
Le coppie arrivano alla consulenza “psi” , chi più chi meno, cariche di tensione e disorientate, a volte provate da precedenti sconfitte che hanno lasciato un segno nel fisico e nel cuore.
L’invito della dott.ssa Antinori e del Centro ad affrontare un nuovo “viaggio” nella dimensione della consulenza psicologica permette alla coppia di mettere in valigia nuovi attrezzi, nuove consapevolezze e competenze che rendono questa possibilità assolutamente positiva e importante.
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