Come fare per rimanere incinta dopo un anno di rapporti? È un po’ che cerchi di rimanere incinta. Il tuo ginecologo ha provato a tranquillizzarti spiegandoti che è normale non raggiungere subito il concepimento nonostante i rapporti non protetti al momento giusto, ovvero in prossimità dell’ovulazione. Hai fatto di tutto, controllando i giorni sul calendario, misurando la temperatura basale, perdendo un po’ di peso ed assumendo anche alcuni integratori che si dice favoriscano la fertilità. Eppure è passato un anno e la gravidanza non è arrivata! Che fare?
Non lasciarti prendere dallo sconforto: è il momento di rivolgerti ad un centro specializzato per capire se in te o nel tuo partner esistono de problemi di fertilità. Una volta stabilita la causa si può intervenire con trattamenti mirati o in alternativa pensare ad una procreazione medicalmente assistita. Ecco passo dopo passo cosa fare.
Come fare per rimanere incinta dopo un anno di rapporti? Chiedi un aiuto specializzato!
Se hai meno di 35 anni e non sei riuscita a rimanere incinta dopo un anno di rapporti è arrivato il momento di rivolgerti ad uno specialista della fertilità. Questo vale anche se hai raggiunto il concepimento, ma subito dopo hai avuto uno o più aborti spontanei. Se invece hai più di 35 anni hai atteso troppo, non perdere altro tempo. Dopo questa età diventa tutto gradualmente più complicato (ma non impossibile). Non esitare a chiedere un aiuto qualificato, anche se questo ti spaventa un po’: avere la conferma di un problema di fertilità, in te o nel tuo partner, può essere destabilizzante, ma dopo il primo impatto ed una diagnosi si può trovare una soluzione, una cura o anche avviare un percorso di fecondazione assistita. L’importante è essere consapevoli ed agire. Spesso la causa del mancato concepimento è risolvibile facilmente. In un centro per la fertilità puoi inoltre trovare altre coppie che hanno i tuoi stessi problemi e le tue medesime ansie, ma soprattutto medici e personale qualificato che sapranno supportarti in ogni fase.
Le indagini diagnostiche
Importantissima sarà la prima visita. Qui potrai raccontare al ginecologo i tuoi tentativi, la tua anamnesi generale e familiare, presentandogli tutti i documenti che hai a disposizione: dalla misurazione della temperatura basale degli ultimi mesi con le date delle mestruazioni fino ad ecografie e dosaggi ormonali che hai fatto in precedenza. Già questi dati potrebbero dare allo specialista un’idea di massima, stabilire un sospetto di difetti dell’ovulazione o escluderli del tutto. In genere però è opportuno ripetere alcuni test nella nuova struttura con approfondimenti mirati: è il caso dell’esame pelvico e di dosaggi ormonali specifici o di una ecografia che controlli l’effettiva maturazione dei follicoli ovarici: non sempre infatti, anche in presenza di un ciclo regolare, si ha l’ovulazione ed il problema potrebbe dipendere proprio da questo. Oltre ai disturbi dell’ovulazione dovrai anche verificare la pervietà delle tue tube (ovvero che siano aperte, non ostruite). Questo è possibile con una istrerosalpingografia.
In un centro per la fertilità però anche il liquido spermatico del tuo partner sarà testato, per iniziare con uno spermiogramma. L’obiettivo è quello di verificare che gli spermatozoi siano sani, di forma, motilità e concentrazione numerica nella norma. In caso di alterazione di uno di questi parametri si potrà parlare di infertilità maschile ed il tuo uomo sarà avviato ad un percorso con uno specialista. Ricorda: le tue ansie sono le medesime del tuo compagno ed in generale gli uomini sono più restii ad indagini diagnostiche che riguardano la loro fertilità e/o virilità. Cerca di sostenerlo. Il dialogo è importante in questa fase, più che mai.
La coppia in genere si sottopone insieme a questi test, perché la positività diagnostica di uno può escludere a priori la necessità di indagini diagnostiche per l’altro. Ovvero: se lo spermiogramma rivela infertilità maschile, l’isterosalpingografia può non essere necessaria, almeno all’inizio.
Come fare per rimanere incinta dopo un anno di rapporti? Le terapie
A seconda delle cause lo specialista in fertilità potrà individuare un idoneo percorso terapeutico. Ad esempio: se le tube sono ostruite è possibile in alcuni casi tentare di riaprirle con un piccolo intervento chirurgico. Medesima soluzione se si hanno anomalie strutturali dell’utero o se si è affette da endometriosi. In caso di disturbi dell’ovulazione dovuti a fluttuazioni ormonali una terapia farmacologica può essere efficace.
Nei casi lievi di infertilità maschile è possibile sottoporsi alla IUI (inseminazione intrauterina). È una tecnica di procreazione medicalmente assistita che consiste nel rilascio degli spermatozoi preventivamente prelevati dal partner direttamente nella cavità uterina, attraverso l’ausilio di un sottile catetere. Quando l’infertilità è più importante o sussistono altre problematiche o sono falliti 2-3 tentativi di IUI può essere utile sottoporsi ad una fecondazione in vitro. Da tempo anche la normativa italiana permette il ricorso ad ovuli e spermatozoi di un donatore esterno alla coppia.
Per ogni coppia c’è un percorso diverso: si può riuscire a concepire un bambino al primo ciclo di trattamento, oppure dopo numerosi tentativi. L’importante è affidarsi a professionisti seri e non lasciarsi mai sconfiggere dallo sconforto. Oggi, grazie alle nuove opportunità terapeutiche circa l’80% delle coppie infertili riesce ad avere un bambino.