L’infertilità maschile, ovvero la condizione per cui l’uomo ha una capacità riproduttiva ridotta, è un fenomeno che interessa il 7% della popolazione maschile. Un dato in costante crescita, come mostra uno studio pubblicato su “Human Reproduction Update” nel luglio 2017: i dati raccolti nella ricerca «mostrano un declino del 52,4% nella concentrazione» e un calo di quasi il 60% nella conta complessiva degli spermatozoi tra gli uomini del Nord America, Europa, Australia e Nuova Zelanda.
Il fattore maschile è responsabile dell’infertilità di coppia in circa il 30% dei casi, mentre in un altro 20% contribuisce alle difficoltà riproduttive insieme al fattore femminile.
In base alle cause di insorgenza l’infertilità maschile può essere distinta in congenita o acquisita. Scopriamo insieme da cosa dipendono e quali sono le differenze.
Quali sono le cause dell’infertilità maschile congenita?
Le cause dell’infertilità maschile congenite sono legate a condizioni anatomiche o genetiche presenti al momento della nascita.
Rientrano tra le cause anatomiche il criptorchidismo (ovvero la mancata discesa dei testicoli) e l’ostruzione o l’assenza completa di una porzione dei condotti che portano gli spermatozoi verso l’esterno (che viene definita “agenesia” e può interessare i dotti deferenti o l’epididimo).
Tra le cause genetiche è piuttosto frequente la sindrome di Klinefelter, che interessa il 6-7% degli uomini infertili: negli uomini affetti da questa patologia, il corredo cromosomico dell’uomo ha un cromosoma X in più: i cromosomi sessuali sono quindi XXY anziché XY. Questo determina una grave alterazione del processo di formazione degli spermatozoi e può determinarne la totale assenza (azoospermia) o una conta inferiore alla norma (oligozoospermia).
Anche le mutazioni del cromosoma Y rivestono un ruolo importante nella riduzione della fertilità: spesso si riscontrano difetti nel processo di maturazione delle cellule germinali maschili (detto spermatogenesi) o azoospermia nei soggetti che presentano l’assenza di un tratto cromosomico in corrispondenza di una specifica regione del cromosoma Y detta AZF.
Le cause dell’infertilità maschile acquisita: dal varicocele agli anticorpi antisperma
Nei casi in cui sia acquisita e non congenita, spesso la causa dell’infertilità rimane sconosciuta, perché la difficoltà riproduttiva in molti casi si manifesta a notevole distanza rispetto agli eventi patologici che l’hanno provocata.
Tra le cause acquisite si classificano:
- Cause vascolari
- Cause flogistiche
- Patologie sistemiche
- Disordini ormonali
- Cause ambientali
- Cause Iatrogene
- Cause Immunologiche
Una delle principali cause acquisite di infertilità è il varicocele. Si tratta della dilatazione della rete venosa testicolare (il cosiddetto “plesso pampiniforme”) che determina un aumento della temperatura testicolare, un accumulo di metaboliti tossici e un danno ai tessuti. Ovviamente, non tutti gli uomini affetti da varicocele presentano difficoltà riproduttive: si stima che la frequenza di questa patologia negli uomini affetti da infertilità vari dal 20 al 40%. In questi casi, si riscontra una riduzione del numero e della motilità degli spermatozoi, nonché un aumento delle forme anomale.
L’unica soluzione a questa condizione è quella chirurgica, che però deve essere valutata attentamente in base all’età del paziente, alla sintomatologia riferita e al quadro seminale riscontrato.
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La seconda causa più frequente di infertilità maschile (corrispondente al 20-30% dei casi) è l’insorgenza di stati infiammatori acuti o cronici a carico dell’apparato riproduttivo maschile, in particolare del testicolo (orchite), dell’epididimo (epididimite), della prostata (prostatite) o dell’uretra (uretrite). A meno che non siano presenti danni irreversibili — dovuti a una cronicizzazione della patologia o a una particolare gravità del quadro infiammatorio – è possibile trattare con successo questo gruppo di ? e recuperare completamente il potenziale riproduttivo.
Seguono le malattie sistemiche (5% dei casi), soprattutto il diabete mellito, l’ ipotiroidismo, il Morbo di Cushing, la cirrosi epatica e l’ ipertensione arteriosa.
In questi casi il danno alla fertilità può essere sia diretto che indiretto, provocato cioè sia dalle patologie che dalla terapia farmacologica assunta per il trattamento delle patologie stesse.
Anche le neoplasie testicolari partecipano alla riduzione della fertilità direttamente o in conseguenza delle terapie chirurgiche, radianti o chemioterapiche (cause iatrogene).
A volte, è il corpo stesso a combattere le capacità riproduttive: gli spermatozoi sono isolati dalla barriera ematotesticolare, la cui rottura può portare alla formazione di anticorpi angiosperma che si legano alla superficie degli spermatozoi immobilizzandoli, facendoli aderire gli uni agli altri (agglutinazioni), riducendone la progressione oppure impedendo la normale interazione tra lo spermatozoo e l’ovulo. La presenza di questi anticorpi è rilevabile attraverso specifici test di laboratorio che, opportunamente modificati, devono essere effettuati per individuare la presenza di anticorpi anti-sperma nel muco cervicale della donna.
Infertilità, stili di vita e cause ambientali
Tra le cause di infertilità ci sono anche quelle non congenite né patologiche ma legate a fattori ambientali e a stili di vita scorretti. Lo stress derivante dai ritmi poco “fisiologici” che caratterizzano oggi lo stile di vita è stato riconosciuto come uno dei fattori che possono ridurre la fertilità, così come l’esposizione cronica ad agenti tossici (radiazioni ionizzanti, sostanze chimiche…) o quella prolungata a fonti di calore e onde elettromagnetiche (come quelle di smartphone, tablet e laptop). Anche l’alimentazione riveste un ruolo determinante (attenzione in modo particolare all’obesità), al pari fumo e del consumo di alcool e stupefacenti, che possono avere un impatto fortemente negativo sulle capacità riproduttive.
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Non vanno infine dimenticati i disordini dell’eiaculazione (ad esempio l’eiaculazione precoce) e i disturbi della funzione erettile (mancata erezione), che rappresentano una delle cause dell’infertilità maschile in circa il 5% dei casi. Queste condizioni sono spesso trascurate nell’anamnesi, ma è necessario individuarle e trattarle tempestivamente poiché impediscono ai soggetti interessati di portare a termine un rapporto sessuale completo e, quindi, di rilasciare gli spermatozoi nelle vie genitali femminili per raggiungere il concepimento.
Come abbiamo visto, le cause dell’infertilità maschile possono essere di diversa natura e gravità. È importante riconoscerle grazie a un percorso diagnostico specifico e individuare il metodo migliore per trattarle. L’esame basilare per la diagnosi dell’infertilità maschile è lo spermiogramma, ma sono disponibili ulteriori approfondimenti diagnostici come il test di fragmentazione degli spermatozoi, la spermiocoltura, l’ecografia testicolare e i dosaggi ormonali, nonché per una metodica diagnostica del liquido seminale chiamata MSOME, che permette di analizzare dimensioni e morfologia degli spermatozoi grazie a un sistema di ingrandimento di 6600 volte. È importante rivolgersi all’andrologo o a un centro specializzato in infertilità per un consulto in presenza di sintomi insoliti o nei casi in cui non si riesca a ottenere il concepimento.