Cosa sono le blastocisti? Se si sta seguendo un percorso di PMA (Procreazione Medicalmente Assistita) si può incappare in questo termine medico, magari anche solo alla prima visita, quando il medico ginecologo spiega le possibilità di percorso terapeutico per raggiungere l’agognata gravidanza. È dunque importante capire bene di cosa si tratta e quando può riguardare il caso specifico onde evitare successivi dubbi ed ansie che non fanno mai bene.
Cosa sono le blastocisti
La blastocisti è un embrione allo stadio di sviluppo di 5-6 giorni. In un concepimento naturale è in questa fase che avviene l’attecchimento, ovvero l’impianto, all’interno dell’utero. Ha caratteristiche strutturali totalmente diverse dall’embrione dei giorni precedenti. In caso di PMA la fecondazione da parte dello spermatozoo dell’ovocita avviene in laboratorio ed il suo frutto viene tenuto in coltura per alcuni giorni per valutarne la crescita e lo sviluppo.
Blastocisti ed altri stadi dello sviluppo embrionale
L’incontro tra gamete femminile (ovocita) e quello maschile (spermatozoo) dà origine alla fecondazione e allo sviluppo di uno zigote, ovvero di un’unica cellula contenente il patrimonio genetico della coppia. Questa nell’arco di 5-6 giorni si svilupperà grazie ad una serie di divisioni cellulari, raggiungendo varie fasi di sviluppo, necessarie all’impianto in utero che possiamo così schematizzare:
- Zigote: prima cellula,circa 24 ore dopo la fecondazione dell’ovulo.
- Embrione: ulteriori divisioni cellulari comprese tra le 48 e le 72 ore dopo la fecondazione dell’ovulo. Ad Ogni giornata di sviluppo è caratterizzata da un certo numero di cellule (blastomeri) distinte e ben visibili:
– 48 ore: 2-4 cellule
– 72 ore: 6-12 cellule
- Morula: embrione al 4° giorno di sviluppo. Le cellule iniziano a compattarsi e non è possibile distinguerle o contarle
- Blastocisti: lo sviluppo embrionale allo stadio più avanzato, 5-6 giorni dopo la fecondazione. Non si osservano più distinti blastomeri, ma numerose piccole cellule che si dispongono in maniera periferica per andare a tappezzare una cavità centrale ripiena di liquido chiamato blastocele. In natura è in questo stadio che l’embrione si impianta.
Blastocisti, trasferimento in utero e gravidanza
Un embrione che in coltura è arrivato allo stadio di blastocisti fa presupporre migliori potenzialità di impianto e di conseguenza più elevate possibilità di successo della fecondazione assistita. I dati della letteratura medica confermano tale supposizione, tuttavia le percentuali di gravidanza non sono al 100% e questo va sottolineato. Quello che è possibile osservare in coltura infatti è solo l’aspetto “estetico” della blastocisti, ma non quello funzionale. Può capitare infatti che una volta avvenuto il transfert in utero, la blastocisti non riesca a proseguire il suo ulteriore sviluppo.
Trasferimento degli embrioni quando può avvenire e quale stadio è preferibile?
Gli embrioni possono essere trasferiti nella cavità uterina 2-3 giorni dopo la fecondazione o allo stadio più avanzato di blastocisti. Diverse sono le motivazioni che possono far preferire uno stadio o l’altro e dipendono da un’attenta analisi di numerosi fattori che vanno dalla diagnosi di infertilità, alle caratteristiche dell’embrione fino all’età della paziente e alla sua storia clinica soprattutto in presenza di altri tentativi pregressi e falliti di fecondazione in vitro. Dipende quindi dai singoli casi.
Il trasferimento embrionale allo stadio di blastocisti è consigliato in quanto:
- L’embrione è al suo stadio di sviluppo più avanzato (quello dell’impianto naturale) e dunque potenzialmente più forte
- Le percentuali di successo sono più alte (il doppio)
- Date le maggiori percentuali di successo è possibile effettuare il trasferimento anche di una sola blastocisti senza ridurre le opportunità di gravidanza ma evitando i rischi e le complicanze di una gravidanza gemellare
- Va preferito anche laddove si siano avuti precedenti di fallimento di procreazione assistita, aborti ricorrenti o gravidanze biochimiche o la coppia decida di procedere ad indagini genetiche preimpianto.
Non è detto comunque che in coltura gli embrioni arrivino allo stadio di blastocisti (solo il 35-40% raggiungono questo sviluppo). In alcuni casi quindi potrebbe essere necessario procedere con l’impianto dell’embrione nei precedenti stadi di sviluppo (48-72 ore):
- In occasione del primo tentativo di fecondazione in vitro: non avendo dati precedenti circa le potenzialità di sviluppo embrionale della coppia
- Nel caso in cui si recuperino pochi ovuli e/o si sviluppino pochi embrioni
- In casi di ridotta qualità degli ovuli prodotti (es. endometriosi) con l’idea di riportare l’embrione corrispondente nel suo ambiente fisiologico
E’ opportuno sempre in caso di fallimenti precedenti diversificare il giorno del transfer.
Per tutti questi motivi è utile affidarsi ad un centro per la fertilità qualificato e di provata esperienza.