Aspirina per rimanere incinta funziona? La domanda sembra strana, eppure molte coppie che hanno difficoltà a concepire un bambino si ritrovano ad avere a che fare con tale quesito. Il desiderio di genitorialità comporta l’esplorazione di diverse strategie e rimedi, incluso l’utilizzo di farmaci comuni come l’aspirina. Tuttavia, in questo caso, non si tratta di “fai-da -te”, ma di assunti scientifici specifici. Qui di seguito quindi tutto quello che occorre sapere sull’uso di tale medicinale nel contesto della gravidanza, con studi, rischi ed efficacia.
Aspirina: cos’è e quando si usa
L’aspirina – acido acetilsalicilico- è un farmaco antinfiammatorio non steroideo (FANS) comunemente utilizzato per alleviare il dolore e ridurre l’infiammazione; in caso di febbre ha capacità antipiretiche e decongestionanti nelle sindromi influenzali e da raffreddamento. Grazie alle sue proprietà anticoagulanti, l’aspirina viene spesso prescritta per prevenire problemi cardiovascolari come l’ictus e l’infarto del miocardio: a basse concentrazioni plasmatiche è uno dei rimedi antitrombotici più prescritti. La versatilità di questo farmaco ha destato interesse anche nell’ambito della fertilità e della medicina riproduttiva, con studi scientifici mirati.
Aspirina per rimanere incinta: studi sull’efficacia
La relazione tra aspirina e fertilità è da tempo oggetto di studio, anche se i risultati sono ancora controversi e quindi non del tutto derimenti. Alcune ricerche suggeriscono infatti come l’aspirina possa migliorare le probabilità di gravidanza, ma non si è arrivati ad una conferma inequivocabile di siffatti benefici, da impiegare in modo standardizzato. Uno degli aspetti considerati è la possibile influenza positiva dell’aspirina sulla circolazione sanguigna uterina: si ritiene che la sua assunzione possa favorire l’impianto dell’embrione. Tuttavia, i fattori che contribuiscono a tale aspetto sono talmente tanti che finora non si è riusciti ad ottenere risultati certi. Uno studio condotto su un gruppo di donne con storia di aborti spontanei ricorrenti ha suggerito inoltre che l’assunzione di aspirina prima e durante la gravidanza potrebbe ridurre il rischio di recidive: servono però ulteriori ricerche per confermare questi risultati e stabilire le dosi ottimali. L’effetto dell’aspirina sulla fertilità può variare da persona a persona, anche in base a disturbi preesistenti.
Aspirina e gravidanza: i rischi
Nonostante alcuni studi suggeriscano potenziali benefici, è fondamentale considerare attentamente i rischi associati all’uso dell’aspirina durante la gravidanza. L’aspirina è nota per il suo effetto anticoagulante, che potrebbe aumentare il rischio di sanguinamenti e complicanze durante il parto. Inoltre, l’uso prolungato potrebbe essere associato a un aumentato rischio di emorragie. Un’altra preoccupazione riguarda il periodo critico della formazione degli organi durante il primo trimestre: l’acido acetilsalicilico ad alti dosaggi quotidiani potrebbe interferire con questo processo, aumentando il rischio di difetti congeniti. Quindi, le donne che stanno pianificando una gravidanza o sono già incinte dovrebbero consultare il loro medico specialista prima di prendere aspirina o altri farmaci. Il fai da te è sempre da evitare: l’acido acetilsalicilico può interagire con medicinali che si stanno assumendo, compresi quelli da banco e gli integratori, con effetti pericolosi.
Aspirina per rimanere incinta e percorsi di fecondazione assistita
L’aspirina potrebbe essere considerata da alcune coppie come parte di una strategia per aumentare le possibilità di concepimento. Tuttavia, è fondamentale bilanciare i potenziali benefici con i rischi associati. La consultazione con un professionista della salute è essenziale per valutare attentamente la situazione individuale e prendere decisioni informate. Questo vale soprattutto se si hanno problemi di fertilità. La ricerca sull’argomento è in corso, e nuovi studi potrebbero fornire ulteriori informazioni sull’efficacia e sui rischi dell’uso dell’aspirina in ambito riproduttivo. Gli esperti del team Raprui hanno una grande esperienza sull’infertilità di coppia e sono sempre aggiornati. L’acido acetilsalicilico infatti è oggetto di interesse scientifico anche nei protocolli di fecondazione assistita. Alcuni studi suggeriscono un impatto positivo del suo impiego sulla riuscita di tecniche come la fecondazione in vitro o l’inseminazione intrauterina (IUI), anche con minor numero di aborti spontanei. La sua azione anticoagulante potrebbe contribuire a migliorare la circolazione sanguigna nell’utero, favorendo così un migliore impianto dell’embrione. Anche in questo caso però la scienza non ha ancora fornito certezze assolute: occorrono conferme prima di avere protocolli standardizzati. Inoltre, è fondamentale considerare attentamente i potenziali rischi associati all’uso dell’aspirina in tale contesto. L’effetto anticoagulante potrebbe aumentare il rischio di sanguinamenti o complicazioni durante la procedura. La decisione di utilizzare l’aspirina durante la fecondazione assistita va presa in collaborazione con il team medico che segue la coppia.