Un aborto spontaneo è un evento drammatico, spesso difficile da superare emotivamente, ma più comune di quanto si pensi. I sintomi possono variare da donna a donna, anche in base al periodo di gestazione, ma è importante saperli riconoscere precocemente ed intervenire. Ecco cosa occorre sapere e fare.
Aborto spontaneo, cos’è
Purtroppo è la perdita del bambino o comunque del frutto del concepimento. Con questo termine si indica la fine della gravidanza in modo spontaneo entro le 24 settimane di gestazione, ma esistono dei distinguo, sia per ciò che riguarda i sintomi che l’approccio medico da seguire. Si parla di aborto spontaneo precoce quando avviene entro le 12 settimane e tardivo se si manifesta nel periodo successivo. E’ più comune di quanto si pensi: in media 1 gravidanza su 4 ha questo esito (se si considerano anche quelli precocissmi). Il 50 % delle gestazioni infatti terminano già nelle prime 2 settimane, spesso prima ancora che la donna si renda conto del suo stato e quindi in assenza di sintomi specifici, il 20 % nel primo trimestre e solo una minima parte (1-2%) nei mesi successivi.
Aborto spontaneo, le cause
I motivi che provocano un aborto spontaneo non sono ancora del tutto chiari. Tuttavia nella maggioranza di casi si tratta di anomalie che non permettono all’embrione o al feto di svilupparsi adeguatamente e crescere. Per lo più questo accade per la presenza di alterazioni cromosomiche incompatibili con la vita. Alcuni fattori inoltre possono incidere negativamente, come l’età della donna (over 40), ma anche quella dell’uomo. Nello specifico è possibile distinguere le seguenti cause:
- Ovulo non sano
- Fattori genetici (oltre il 50% della casistica)
- Patologie materne, comprese infezioni
- Alterazioni ormonali (rendono difficile rimanere incinta, ma anche portare avanti una gravidanza)
- Anomalie all’utero
- Anomalie placentari
- Gravidanza ectopica (ovvero quando l’embrione inizia a svilupparsi fuori dall’utero: non avrà possibilità di sopravvivenza ed è una condizione rischiosa anche per la donna).
Aborto spontaneo, i sintomi
Non sempre questo evento comporta dei sintomi. Quando è precoce ad esempio, la donna può non rendersene neppure conto. Tuttavia il sanguinamento vaginale è il campanello d’allarme più frequente. Le perdite ematiche possono essere abbondanti, con grumi, oppure lievi tipo spotting ed il colore del sangue può variare dal rosso vivo al marrone. Poiché nei primi 3 mesi questo sintomo è relativamente frequente è opportuno contattare il proprio ginecologo prima di preoccuparsi troppo e valutare la presenza di altri disturbi, come i seguenti:
- Crampi nella parte inferiore dell’addome
- Scomparsa di altri sintomi gravidici già presenti (ad esempio la tensione mammaria)
- Anomale perdite vaginali di sangue (con grumi)
Lo step successivo sarà quello di sottoporsi ad un’ecografia per valutare la vitalità del feto accompagnata da test ematici con dosaggio delle Beta Hcg: i valori di questo ormone si abbassano rapidamente e drasticamente in caso di aborto.
Aborto spontaneo, cosa fare
Una volta accertata la diagnosi della perdita della gravidanza cosa fare? Serve sempre un raschiamento? Le soluzioni sono diverse a seconda dei casi, ma soprattutto del momento in cui avviene l’aborto. Quando questo è precoce, l’organismo spesso espelle completamente il tessuto embrionale, da solo, senza dover far nulla, nell’arco di poco tempo. Il tutto si può valutare con un’ecografia: se nell’utero ci sono ancora tracce di tessuto si può infatti decidere di aspettare che la natura faccia il suo corso. In alternativa è possibile sottoporsi a terapia medica con compresse da prendere per via orale o con ovuli vaginali che favoriscano il processo di espulsione. In altri casi, soprattutto se l’aborto spontaneo è tardivo può essere utile un intervento chirurgico (raschiamento) per aspirare dall’utero gli eventuali residui tissutali della gravidanza. Un aborto spontaneo non ha conseguenze sulla possibilità di avere un bambino in futuro e rari sono i casi di aborti ricorrenti (3 o più consecutivi). Tuttavia in questi casi è opportuno rivolgersi ad un centro per la fertilità qualificato per comprendere le cause e determinare una possibilità di soluzione.