Aborto spontaneo? E’ un fenomeno piuttosto doloroso per chi cerca una gravidanza, ma più frequente di quanto non si pensi. Non sempre le cause sono identificabili, in quanto spesso si tratta di una normale selezione naturale per un embrione non sano. Ma quali sono le indagini diagnostiche da fare? Quali trattamenti?
Aborto spontaneo, cos’è
Con questo temine si intende la perdita spontanea di una gravidanza entro le 20 settimane di gestazione. Si manifesta in circa il 10-20 % dei casi noti, più frequentemente quando non si è ancora fatto il test e dunque non si ha ancora la consapevolezzza del concepimento (in una fase estremamente precoce): la maggioranza di tali eventi si verifica prima della 12a settimana perché l’embrione non si sviluppa in modo corretto.
Aborto spontaneo, le cause
Circa la metà degli aborti spontanei è dovuto ad anomalie cromosomiche, raramente ereditarie, più comunemente sorte dallo sviluppo embrionale (le cellule non si replicano in modo corretto ed i cromosomi possono risultare in più o in meno del dovuto). Ciò può comportare diverse situazioni:
- L’embrione si forma, ma smette di crescere e muore
- I set cromosomici derivano entrambi dal papà (gravidanza molare). Tale condizione è associata ad un mancato o parziale sviluppo della placenta e dunque a complicazioni che non permettono al feto di crescere
Anche specifiche condizioni di salute della mamma sembrano essere associate ad aborti spontanei, come le seguenti:
- Infezioni
- Alterazioni ormonali
- Diabete non controllato
- Disturbi tiroidei
- Anomalie dell’utero o della cervice uterina
Spesso è difficile trovare la causa specifica di un aborto spontaneo e quindi è anche impossibile prevenirlo con certezza. Tuttavia sono stati identificati anche dei fattori di rischio:
- Età materna: oltre i 35 anni il pericolo di un aborto spontaneo aumenta mano a mano che passano gli anni.
- Precedenti aborti spontanei ricorrenti
- Uso ed abuso di tabacco, alcol e sostanze nocive
- Esposizione materna a sostanze chimiche nocive o a radiazioni
- Peso eccessivo o non adeguato
- Test prenatali invasivi come l’amniocentesi o la villocentesi (il rischio è molto basso, praticamente prossimo allo zero, soprattutto se ci si rivolge ad un centro ginecologico qualificato, tuttavia è pur sempre presente).
Aborto spontaneo, quali indagini diagnostiche?
Quando si ha il sospetto di un aborto spontaneo il medico ginecologo può eseguire diversi test allo scopo di confermare la diagnosi. Un esame pelvico è sempre lo step iniziale, ma deve essere corredato da un’ecografia al fine di controllare l’eventuale presenza del feto, il suo sviluppo e soprattutto il suo battito cardiaco. Talvolta però se si è in una fase precoce tale indagine non risulta dirimente e va ripetuta a distanza di almeno una settimana. Molto importante è infine il dosaggio ormonale da eseguire tramite un’analisi del sangue. in tal caso si studiano i livelli di gonadotropina corionica umana (HCG), e laddove possibile si confrontano con analisi precedenti. Se i valori non sono nella norma rispetto all’epoca gestazionale o se c’è stata una riduzione delle concentrazioni di tale ormone nel sangue è probabile che sia in corso un aborto spontaneo.
In caso di aborti spontanei ricorrenti è consigliato eseguire test più approfonditi ad esempio per verificare la presenza di problemi cromosomici ereditari (quindi sarà coinvolto anche il futuro papà).
Aborto spontaneo, i possibili trattamenti
Cosa fare in caso di aborto spontaneo? Molto dipende dalla situazione individuale e soprattutto dall’epoca gestazionale in cui l’episodio si manifesta. Se è molto precoce ad esempio si può semplicemente attendere che la natura faccia il suo corso, espellendo fisiologicamente il prodotto del concepimento non andato a buon fine. Questo avviene in genere nell’arco di 2 settimane, ma possono volercene anche 4. Ciò comporta un periodo emotivo particolarmente difficile per la donna, ma che non dovrà distrarla dal controllare il proprio corpo nell’eventualità che l’embrione vada in sepsi, ovvero provochi un’infezione (febbre e dolori al basso ventre sono i primi campanelli d’allarme). Se questo dovesse verificarsi sarà necessario intervenire chirurgicamente. In tali casi si procede dilatando la cervice uterina ed aspirando e pulendo i tessuti. Questa opzione è necessaria anche in caso di sanguinamento abbondante o se l’aborto spontaneo è avvenuto in fase avanzata. Esistono comunque anche dei farmaci capaci di stimolare l’espulsione dei tessuti in seguito ad un aborto spontaneo. Si possono assumere sotto forma di compresse per bocca o di ovuli per via vaginale ed in genere risultano efficaci nelle 24 ore successive alla somministrazione.
Gravidanza dopo un aborto spontaneo
L’organismo femminile di solito reagisce bene ed in fretta dopo un aborto spontaneo. Anche in caso di chirurgia si possono riprendere le normali attività nell’arco di 48-72 ore. Non è lo stesso per l’aspetto emotivo. E’ difficile superare la perdita di un bambino, seppur avvenuta precocemente. Arriva l’ansia, la paura che possa accadere di nuovo o che ci sia qualcosa che non va. In realtà così non è. Un aborto spontaneo è solitamente un evento singolo e non compromette la possibilità di nuove gravidanze che vadano a buon fine, senza dover far nulla di specifico. Se invece si tratta di episodi ricorrenti (2-3 o più consecutivi) può essere utile rivolgersi ad un centro per la fertilità per indagare eventuali cause sottostanti (anomalie cromosomiche, alterazioni strutturali dell’apparato riproduttivo ed in particolare dell’utero, problemi di coagulazione del sangue). Tuttavia non bisogna disperare: fino all’80% delle donne con aborti spontanei ricorrenti non spiegati riesce ad avere una gravidanza normale.