Nonostante siano migliaia le coppie che non riescono a concepire naturalmente, di fertilità si parla poco e, spesso, male. Anche se ci sono ormai moltissimi studi, ricerche e pubblicazioni, infatti, alcuni miti sulla fertilità che sono stati definitivamente superati continuano a sopravvivere indisturbati. Non parliamo di cavoli e cicogne, ma di vere e proprie convinzioni errate riguardo al concepimento e alle possibilità di raggiungere la gravidanza che possono rivelarsi inutili se non propriamente dannose. Vediamo insieme quali sono e come possono essere smentiti questi miti sulla fertilità, dopodiché dimentichiamoli per sempre!
1. Chi ha preso la pillola è meno fertile
Quello sulla pillola è uno dei miti sulla fertilità più duri a morire: la leggenda vuole infatti che un utilizzo prolungato di questo contraccettivo ormonale possa pregiudicare le capacità riproduttive, impedendo di raggiungere il concepimento una volta interrottane l’assunzione.
Non ci sono evidenze che i contraccettivi ormonali possano danneggiare la fertilità: dopo l’interruzione, il corpo (a seconda del periodo di assunzione, del tipo di dosaggio e di caratteristiche individuali) avrà bisogno di tempi diversi per “risvegliarsi” e riprendere la regolare ovulazione, ma non bisogna temere di aver compromesso irreparabilmente la possibilità di avere figli. Se decidete di interrompere la pillola e iniziare a cercare una gravidanza, la cosa migliore è fare un controllo con uno specialista per individuare il momento migliore per iniziare a provare.
Va detto che, curiosamente, questo mito convive con quello opposto, altrettanto diffuso e privo di fondamento, che vorrebbe il periodo immediatamente successivo all’interruzione della pillola come il picco di massima fertilità.
2. Ho il ciclo regolarmente quindi sono fertile
Purtroppo, la regolarità del ciclo mestruale non è un indicatore affidabile di fertilità. Innanzi tutto, la presenza della mestruazione ogni 28 giorni non è di per sé sufficiente a provare l’effettiva ovulazione. Talvolta, infatti, si è in presenza di un ciclo cosiddetto “anovulatorio”, un fenomeno che diventa sempre più frequente con l’avanzare dell’età. Generalmente il ciclo mestruale coincide con quello ovulatorio, ma con il progressivo esaurirsi della riserva ovarica i cicli realmente ovulatori tendono a diminuire. Per questo, è importante valutare la qualità della propria ovulazione attraverso dosaggi ormonali e monitoraggi ecografici se si hanno difficoltà a rimanere incinta. Inoltre, un’ovulazione regolare non esclude ulteriori patologie o condizioni che possono pregiudicare la fertilità: è importante approfondire con uno specialista per poterle individuare ed eventualmente trattare.
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A proposito di ovulazione: sapevate che non è vero che è possibile calcolarla basandosi sui giorni del calendario? Anche quello secondo cui viene raggiunta al 14° giorno del ciclo è uno dei miti sulla fertilità da dimenticare subito!
3. L’infertilità è un problema prevalentemente/esclusivamente femminile
Nonostante le statistiche, i dati e gli articoli di approfondimento che dimostrano il contrario, sono ancora troppe le persone che continuano a credere a uno dei miti sulla fertilità più longevi di sempre. Diciamolo una volta per tutte: non è vero che se una coppia non riesce a concepire il problema sia necessariamente la donna. La componente femminile è responsabile del mancato concepimento nel 40% dei casi, esattamente come quella maschile. Nel restante 20%, invece, l’impossibilità di raggiungere la gravidanza è dovuta alla coppia. È per questo motivo che quando un figlio non arriva – o non si riesce a portare avanti la gravidanza – è importante recarsi insieme da un medico o in un centro specializzato, poiché é necessario valutare entrambi i partner (sia singolarmente che come coppia) ed è fondamentale che tutti e due effettuino gli esami necessari per verificare lo stato della loro fertilità.
4. Ho già avuto figli, quindi non posso avere problemi di fertilità
Questo è uno dei miti sulla fertilità che si riferisce più spesso alla componente maschile della coppia. Se un uomo ha già avuto figli, si dà per scontato che possa averne altri con facilità. Le cose non stanno così, e questo vale anche per le donne. L’infertilità secondaria colpisce migliaia di coppie che, dopo aver coronato il sogno di avere un bambino, non riescono più a concepire o a portare a termine una gravidanza. I motivi sono molteplici; nel caso della donna ha certamente un peso notevole l’età, che però è un fattore da non sottovalutare nemmeno per la controparte maschile. Possono esserci poi problematiche legate infezioni, complicanze morfologiche, patologie secondarie, alterazioni ormonali o conseguenze di interventi chirurgici successivi al parto. Non dimentichiamo, infine, lo stile di vita: alcool, fumo, stress, tecnologia, sedentarietà e sovrappeso possono influenzare negativamente la fertilità, impedendo o rendendo più difficoltoso il concepimento. Per questo motivo, anche se si è già genitori, è importante consultare uno specialista nel caso si tenti di concepire senza successo per 12 mesi (o 6 se la donna ha più di 35 anni).
5. Dopo un rapporto, è importante rimanere a gambe alzate per almeno 20 minuti (o 10, 30, 40…) per favorire il concepimento
Anche se in teoria potrebbe sembrare una buona idea – la logica è: questo aiuterà gli spermatozoi a raggiungere l’ovulo più facilmente – probabilmente tutto ciò che otterrete sarà rendere le gambe intorpidite per la mancanza di circolazione.
Gli spermatozoi sono chimicamente programmati per viaggiare direttamente verso l’ovulo dopo l’eiaculazione, indipendentemente dalla posizione in cui vi trovate (sì, sfidano la gravità). Considerate poi che con ogni eiaculazione vengono emessi circa 2 o 3 cc di liquido seminale, ciascuno dei quali contiene circa 20-80 milioni di spermatozoi; anche se un po’ di liquido dovesse perdersi dopo il rapporto, ci saranno comunque abbastanza spermatozoi per raggiungere l’obiettivo. Non c’è bisogno di sollevare qualsiasi parte del corpo in aria in una posizione disagevole per un lungo periodo di tempo, né di fare la verticale!
6. Bisogna aspettare almeno un anno prima di rivolgersi a uno specialista di fertilità
Dipende. Anche se non c’è ragione di allarmarsi se dopo alcuni mesi di rapporti non protetti non si riesce a raggiungere la gravidanza, è importante valutare l’età della donna per decidere quando fare degli approfondimenti. Se non ha ancora compiuto i 35 anni, è corretto consultare uno specialista dopo circa 12 mesi di rapporti non protetti, oltre questa età, invece, è importante recarsi dal medico dopo 6 mesi, poiché la riserva ovarica potrebbe essere a rischio ed è fondamentale valutare la situazione per poter intervenire tempestivamente nei casi più critici.
7. Restare incinta è facile!
Uno dei miti sulla fertilità più longevi (e fuorvianti) di tutti. Siamo abituati a pensare che raggiungere la gravidanza sia solo questione di volontà e che per ogni rapporto le probabilità di acchiappare la cicogna siano altissime. In realtà, le cose non stanno proprio così. Per chi ha meno di 35 anni, le possibilità si aggirano intorno al 25-40% per ogni ciclo mestruale, con valori che variano a seconda dell’età. Le probabilità si abbassano progressivamente con l’avanzare degli anni e scendono sotto il 10% oltre i 40. Anche per chi si trova nel pieno dell’età fertile, quindi, raggiungere il concepimento non è così facile come si potrebbe pensare, soprattutto se non si riesce a individuare correttamente l’ovulazione.